Malessere nell’editoria, sciopero delle firme al “Sole”

Non c’è pace nel campo dell’editoria. Non è solo questione di Covid. Le tensioni sono alimentate dagli scontri strategici tra i vari gruppi e dalle difficoltà del Governo di intervenire nella crisi di tutto il settore, che vede l’istituto di previdenza sprofondare sempre più in bilanci in rosso. C’è malessere al quotidiano economico della Confindustria, “Il Sole 24 Ore” dove i redattori hanno deciso lo sciopero delle firme per sette giorni. Aleggia un clima d’insofferenza a “Repubblica” per l’uscita dal giornale di molte delle firme storiche e con la fuga, verso “Il Corriere della Sera” di Roberto Saviano. Non è stato gradito il repentino cambio dei direttori dei quotidiani “Il Piccolo” di Trieste e del “Messaggero Veneto”.

Una lettera ai lettori spiega i motivi per cui “Il Sole 24 Ore” e tutti i prodotti ad esso collegati escono senza le firme dei giornalisti, sia nella versione cartacea che in quella on-line. Firmano solo i collaboratori. Il casus belli è la chiusura, circa un mese fa, del magazine del quotidiano dove lavoravano tre redattori ai quali non è stato garantito alcun impiego alternativo, seppure parziale e temporaneo. Alle proteste del comitato di redazione, l’azienda ha risposto di voler applicare la misura di cassa integrazione a zero ore per due anni. Una decisione senza precedenti nella storia del quotidiano, che aveva finora proceduto al riassorbimento nelle redazioni dei giornalisti occupati nelle testate e iniziative editoriali chiuse nel corso degli anni. La stranezza sta nel fatto che il direttore del “Sole 24 Ore” – nel mese di aprile 2020 – aveva tenuto a battesimo il restyling del magazine, con l’impegno di continuare a raccontare l’Italia delle straordinarie bellezze. La gravità della decisione sta nel fatto che tagli, senza una visione del futuro, preparano solo il terreno ad altri ridimensionamenti.

Anche nel Nord-Est acque agitate nel mondo dell’informazione. Una lettera ai lettori spiega cosa sta accadendo in uno dei più longevi quotidiani italiani. “Il Piccolo” di Trieste, Gorizia e Monfalcone si appresta a celebrare i 140 anni di vita con un cambio ai vertici: Omar Monestier, pur conservando la direzione del Messaggero Veneto, diventa direttore, affiancato come condirettore dalla triestina Roberta Giani, che lascia la “Gazzetta di Modena” dopo essere stata per 15 anni nell’ufficio centrale di Repubblica, occupandosi prevalentemente di politica. L’assemblea dei redattori non ha gradito le modalità della sostituzione di Enrico Grazioli, destinato ad altro incarico e di Alberto Bollis, rimasto senza incarico.

“Il Piccolo” è entrato nell’orbita dei quotidiani locali del pianeta Repubblica-L’Espresso nel 1998, acquistato dal gruppo Melzi. Dopo la fusione con “La Stampa” e “Secolo XIX”, fa parte del mega gruppo editoriale guidato dal nipote di Giovanni Agnelli, John Elkann. L’operazione cambio dei vertici deciso dall’editore ha suscitato la reazione negativa dell’Assemblea, che ha votato tuttavia all’unanimità il gradimento dei due giornalisti. I giornalisti osservano che c’è il pericolo di una riduzione di autonomia del Piccolo. La Venezia Giulia e il Friuli sono due realtà territoriali dalle trazioni e dai riferimenti culturali estremamente differenti, riconosciuti e sanciti dalla specialità della Regione. Per i giornalisti si chiude una fase storica: quella di un Piccolo totalmente indipendente, come volle il suo fondatore Teodoro Mayer. Altro movimento è la nomina di Giorgio Rutelli a direttore di Formiche.it, lasciando Dagospia.

Aggiornato il 15 gennaio 2021 alle ore 10:10