I timori di Andrea Crisanti: i rischi della vaccinazione obbligatoria

Qualche giorno fa il professor Andrea Crisanti – il valente virologo dell’Università di Padova che, per primo, capì l’importanza degli asintomatici quali diffusori del Covid-19 contribuendo in maniera determinante a che il Veneto non facesse, nel marzo scorso, la fine della Lombardia – ha rilasciato alcune dichiarazioni in cui ha messo in discussione l’iter ed i tempi di approvazione del vaccino anti Covid-19 perché, a suo giudizio, troppo veloci visto che, solitamente, richiedono più del triplo del tempo impiegato in questo caso. In particolare, il dottor Crisanti ha dichiarato che “normalmente ci vogliono dai cinque agli otto anni per produrre un vaccino, per questo vorrei esser sicuro che sia stato opportunamente testato e che soddisfi tutti i criteri di sicurezza. Ne ho diritto come cittadino e non sono disposto ad accettare scorciatoie”. E poi: “Io sono favorevolissimo ai vaccini ma questi anti-Covid sono stati sviluppati saltando la normale sequenza fase 1, fase 2 e fase 3 e tutto ciò è potuto succedere anche perché, attraverso fondi statali, sono state accorpare le tre fasi, in quanto i rischi erano tutti a carico di chi ha dato i quattrini. Ma, così facendo, il vaccino si porta appresso tutti i problemi delle varie fasi e, quindi, finché non verranno messi a disposizione della comunità scientifica i dati ufficiali, non sarò tra quelli che si vaccineranno”.

Apriti cielo. Anche se sembrano dettate solo da buon senso e da un’apprezzabile prudenza, le parole del dottor Crisanti hanno incredibilmente suscitato anche dure repliche da parte del mondo scientifico ed anche e soprattutto da parte del Comitato tecnico scientifico, l’organo ausiliario del Governo che ha imposto il lockdown e con cui Crisanti, in passato, si è spesso scontrato, non senza ragione. Guarda caso, una delle posizioni più critiche è stata proprio quella di un illustre componente del “Comitato di salute pubblica”, nonché attuale presidente del Consiglio superiore di sanità, il professor Franco Locatelli – più “godibile” a sentirlo parlare di persona che nell’imitazione satirica che ne fa il grande Maurizio Crozza – il quale ha bollato le dichiarazioni di Crisanti come “inaccettabili”, precisando, in particolare, che “si sono state lette affermazioni attribuite a colleghi che non esito a definire sconcertanti. Dico in maniera molto chiara che i profili di sicurezza dei vaccini che verranno resi commercialmente disponibili, hanno seguito e seguiranno tutta una serie di step ineludibili dalle agenzie regolatorie più importanti”. Toni duri, quindi, ma Locatelli ha aggiunto: “In un Paese che, già di per sé, si connota per qualche perplessità, dubbio o addirittura ostilità alle strategie vaccinali, è bene ricordare sempre la responsabilità delle affermazioni che possono avere riverbero mediatico”.

Sulla questione non poteva astenersi dall’intervenire, ovviamente, anche l’onnipresente Massimo Galli, direttore del reparto Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano che, intervistato da Radio Rtl, ha puntualizzato: “Vaccino anti-Covid? La posizione di Crisanti, che ha tutta la mia stima, è stata molto travisata. Era seccato di continuare a vedere annunci sul vaccino attraverso i media e non dati concreti. Siamo tutti un po’ indispettiti dalla politica degli annunci. Continuiamo a vedere annunci e continuiamo a non vedere dati. E continuiamo anche a vedere una gara a chi ha il vaccino migliore. Se questa fosse una gara nei fatti, nei numeri e non solo negli annunci, sarebbe una bellissima cosa”. Quindi, Galli, condividendo, nella sostanza, il pensiero di Crisanti, ha concluso il suo intervento così: “Questo vaccino è sicuramente una nota di ottimismo, anche se ci sono difficoltà. Credo e mi auguro che potrò iniziare presto una sperimentazione su uno di questi vaccini presso il mio centro. Se il mio ruolo di responsabile non è in conflitto con quello di volontario, sarò tra i primi a fare questa vaccinazione”.

Ma l’assembramento di virologi scatenato dalle parole di Crisanti non poteva prescindere dell’adesione di un altro medico onnipresente sui media e, cioè, il professor Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova: “Le affermazioni del professor Crisanti sul vaccino anti-Covid sono gravissime. Credo che la Comunità scientifica tutta dovrebbe prendere le distanze da ciò che ha detto. Questo è il suo pensiero e si deve assumere le responsabilità in un momento del genere dove il Paese ha bisogno di essere unito”. Sempre Bassetti ha colto l’occasione per scadere nel personale: “Se avessimo detto una cosa del genere io o il collega Alberto Zangrillo, che cosa sarebbe successo? Io mi vaccinerei già oggi. Mi sono sempre vaccinato in vita mia. Lo faranno i anche miei collaboratori, che non vedono l’ora. Crisanti è un bravissimo microbiologo, ma non è sul campo e si vede, noi che rischiamo ogni giorno attendiamo il vaccino e ne siamo felici. Anche il Governo dovrebbe prendere le distanze da quanto detto da Crisanti”.

Nella “mischia” è intervenuta pure l’immunologa Antonella Viola, ordinaria di Patologia generale del dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Padova che, sentita dell’agenzia Agi, si è posta anche lei di contrario avviso, ma senza polemiche, nei confronti del suo collega di Padova, il dottor Crisanti: “Se venissi chiamata per la vaccinazione della Pfizer, non avrei nessun dubbio e sarei contenta di farmi vaccinare e non perché sono incosciente o inconsapevole, ma per il motivo opposto. Ho studiato il vaccino, so come è fatto e come funziona, ho seguito la sperimentazione e conosco le regole ferree che lo porteranno all’approvazione”. Raggiunto telefonicamente dall’Agi, Crisanti ha avuto modo di precisare il suo pensiero, anche se era sufficientemente chiaro già da prima: “Quando i dati sul vaccino avranno passato il vaglio della Comunità scientifica e quando ci sarà il via libera dell’Autorità regolatoria allora, ovviamente, mi vaccinerò serenamente. Oggi non lo farei perché non c’è stato questo vaglio dei dati da parte della Comunità scientifica. Di solito serve molto più tempo per sviluppare un vaccino, per questo credo che sia legittimo chiedere trasparenza e che tutti i passaggi siano completati”. Crisanti ha inoltre notato: “Sono sempre stato un sostenitore dei vaccini, ma con le reazioni che ci sono state, si è dato un argomento a favore dei no vax e questo mi dispiace”.

Non è che ci voglia molto a capire che questa rissa verbale tra virologi sa molto anche di questioni interpersonali irrisolte, in quanto la posizione di Crisanti è orientata solo da un ragionevole criterio prudenziale ed è interesse dell’intera popolazione, non solo italiana, ma anche mondiale, che il vaccino dia garanzie assolute di affidabilità sanitaria. In effetti, i tempi così ristretti non sono affatto rassicuranti, ma i toni da rissa lo sono ancora di meno, in quanto non aiutano a capire e questioni così delicate non dovrebbero essere utilizzate per regolare conti in sospeso tra colleghi. In proposito, va sottolineato anche che, sempre il dottor Crisanti, lo scorso 12 novembre, durante una puntata della trasmissione televisiva “Piazza Pulita”, in onda su La7, aveva manifestato ulteriori perplessità proprio sul vaccino “Pfizer”, sottolineando che “non risulterebbe testato su persone di età superiore ai 48 anni”. In quell’occasione, ha anche fatto riferimento a comportamenti poco chiari tenuti dal direttore generale della “Pfizer” che, secondo Crisanti, “ha venduto 5 milioni di azioni subito dopo l’annuncio della scoperta del vaccino; se fossi io il direttore generale e fossi sicuro del vaccino, le azioni me le sarei tenute”. Un dubbio più che legittimo. In effetti, l’unico risultato che il clamore mediatico sui vaccini ha sicuramente ottenuto fino a questo momento è stato quello di far schizzare alle stelle le quotazioni in borsa delle società direttamente interessate alla produzione e commercializzazione del prodotto sanitario, in particolare, le società americana “Pfizer” e la tedesca “BionTech”, per il primo vaccino, la società americana “Moderna” per il secondo vaccino e, a breve, se ne aggiungerà un terzo che verrà commercializzato dalla società svedese -britannica “AstraZeneca”. Inoltre, è notorio che il vaccino, anche se fornirà un’importante tutela sanitaria, non ha effetti curativi e, quindi, il suo impiego non svuoterà rapidamente gli ospedali da malati Covid-19, ma diventerà decisivo solo quando sarà a pieno regime e, quindi, ci vorrà tempo, anche perché l’esito è condizionato dal fatto che venga vaccinato almeno il 60 per cento della popolazione nazionale. Su questo punto, è auspicabile che il Governo non adottati una politica di vaccinazione obbligatoria mediante Dpcm, perché sarebbe un pessimo segnale, a conferma delle perplessità del dottor Crisanti e suonerebbe molto pericoloso. In proposito, lo scorso 19 novembre, nel corso di una conferenza stampa, il commissario straordinario Domenico Arcuri aveva un po’ allarmato la platea: “Stiamo lavorando alacremente al piano di distribuzione, conservazione e somministrazione dei vaccini anti Covid e si tratterà della più grande campagna di somministrazione di vaccini mai vista e dell’avvio di una campagna di vaccinazione di massa senza precedenti”. Dichiarazioni forti, che avevano legittimato qualche interrogativo, ma che risultano ormai superate dalle parole del ministro della Salute, Roberto Speranza che, lo scorso 22 novembre, ha escluso, per il momento, il ricorso alla vaccinazione obbligatoria: “Sarà limitata a casi estremi, cioè, ad operatori sanitari o a dipendenti delle residenze sanitarie per anziani”. Della stessa opinione anche il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte intervistato il 23 novembre nella trasmissione “Otto e Mezzo” in onda su La7.

Su questi vaccini scoperti con impressionante rapidità, i dubbi aumentano se si considera che, già qualche mese fa, anche la Russia ha ufficialmente comunicato alla Comunità internazionale la scoperta di un vaccino, ribattezzato Sputnik, e che il presidente Vladimir Putin ha raccontato di aver testato addirittura sulla figlia, a conferma della sicurezza ed affidabilità del prodotto sanitario; adesso è notorio che la Russia non sia proprio un monumento alla trasparenza mondiale, ma è altrettanto vero che il processo di democratizzazione ha fatto passi avanti rispetto al passato. Anche il Governo cinese sta vaccinando la popolazione locale, ma lo sta facendo quasi di nascosto, senza coinvolgere più di tanto la Comunità internazionale, quasi come se il Covid-19 non avesse travalicato i confini nazionali cinesi. Quindi, mentre la Russia, per prima, ha comunicato al mondo di aver scoperto un vaccino anti-Covid, la notizia del vaccino cinese è trapelata solo di recente e lo scorso 20 novembre si è saputo che risultano già vaccinate oltre un milione di persone in territorio cinese. Lascia, comunque, perplessi che questi vaccini spuntino con troppa facilità in ogni angolo del pianeta. È, comunque, notevole la differenza di stile tra la Cina e la Russia visto che il Governo russo ha condiviso la notizia mentre quello cinese l’ha tenuta segreta. Ma che il Governo russo abbia preso seriamente il proprio vaccino è indirettamente confermato anche dalla scelta del nome, sicura fonte di orgoglio per i russi, visto che lo “Sputnik” fu il primo satellite artificiale mandato in orbita, nell’ottobre del 1957, dall’ex Urss che anticipò di qualche mese gli americani prima che la Nasa riuscisse a lanciare nello spazio il primo satellite americano “Explorer 1” nel gennaio del 1958.

Le prudenti parole del dottor Crisanti vanno apprezzate anche alla luce del fatto che, durante questa pandemia, si sono verificate tutta una serie di anomalie a partire dal fatto che, ancora oggi, non si conosca con certezza l’origine del virus, quasi certamente sorto in laboratorio, ma su cui non sapremo mai la verità perché la Cina non ha voluto fornire alcuna collaborazione. Un’altra anomalia è l’autentica farsa che sta caratterizzando l’indagine dell’Oms sulla Cina per cercare di capire cosa sia realmente accaduto all’interno del laboratorio di Wuhan, con tutto quello che ne è conseguito per il resto del mondo: dovrebbe essere l’indagine del secolo per provare a presentare alla Cina il conto dei danni, ma l’attenzione dei media e dell’intera Comunità internazionale è rivolta inspiegabilmente altrove. Quindi, non vorremmo assistere all’ennesima anomalia e, cioè, ad una vaccinazione obbligatoria di massa con un prodotto sanitario ottenuto in otto mesi quando, solitamente, ci vogliono dai cinque agli otto anni, parola di Andrea Crisanti. Il tutto senza dimenticare che adesso è fuori gioco anche Donald Trump che era stato l’unico a tenere seriamente testa alla Cina ed all’Oms, tagliando i viveri all’agenzia internazionale per sospetta complicità proprio con il Governo cinese. Bisogna armarsi di coraggio e non abbattersi e, in proposito, sovviene uno dei numerosi insegnamenti forniti dal grandissimo filosofo russo, Fëdor Dostoevskij che, nel suo romanzo capolavoro “L’idiota”, offre una meravigliosa descrizione di uno dei principali profili dell’essere umano secondo cui “è vigliacco colui che ha paura e fugge; ma chi ha paura e non fugge, non è vigliacco”.

Aggiornato il 25 novembre 2020 alle ore 09:55