La Rai in rosso cambia i vertici

Tutto apparecchiato nei piani alti di viale Giuseppe Mazzini per il grande valzer di fine anno: una cascata di nomine si aggiungono al ricco exploit di vertici dell’azienda pubblica televisiva nel corso del 2020. Ma non è finita qui la girandola. Il plenum verrà fatto l’anno prossimo, alla scadenza del Consiglio di amministrazione. Nel corso dell’audizione, dei giorni scorsi, in Commissione di vigilanza il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri – il Tesoro è azionista del 98 per cento della società radiotelevisiva di Stato – ha confermato che il Cda non sarà prorogato. Verrà rinnovato alla sua scadenza per intraprendere “una strada di cambiamento profondo e radicale in un’ottica di crescita e sviluppo”. Ma chi ha gestito finora la Rai se non i rappresentanti o fiduciari delle maggioranze politiche di turno? E con quali risultati?

La Rai chiuderà il bilancio 2020 con un rosso di 43 milioni, dopo i 34 del 2018 e i 35 del 2019. Nel giro di un anno la struttura finanziaria della radio e tv di Stato è molto peggiorata. Tutte le voci relative ai ricavi in decisa flessione. L’indebitamento è passato dai 251 milioni di fine 2018 ai 537 milioni del 2019. Alla crisi economica aggravata dal calo della pubblicità (ridotta da 327 a 278 milioni che significa meno il 15 per cento) a causa del Coronavirus si aggiunge quella della gestione complessiva, salvata in qualche modo dall’informazione, da alcuni programmi di approfondimento e da alcune fiction una volta terminato il trascinamento de “Il commissario Montalbano”, “Il giovane Montalbano”, “Don Matteo”, “Il maresciallo Rocca”, “I Medici”, “Un medico in famiglia”, “Un passo dal cielo”, “Qui squadra mobile”. Il taglio dei costi operato in corso d’anno (molto timido che non ha superato l’1,5 per cento) non ha compensato il crollo delle entrate. Alla necessità di “un riequilibrio” dell’azienda non corrisponde una razionale riorganizzazione delle strutture di vertice.

È prevalso il vecchio vizio della spartizione delle poltrone: l’ultima infornata è quella dei 18 vicedirettori di Rai Uno, Rai Due, Rai Tre dopo il giro di direttori effettuati tra maggio e luglio quando, Mario Orfeo ha preso il posto di Giuseppina Paterniti al Tg3, Franco Di Mare quello di Silvia Calandrelli a Rai Tre, Andrea Vianello a Rai News per permettere ad Antonio Di Bella di tornare a fare il corrispondente da New York in occasione delle elezioni americane. Ora che è scattato l’allarme sui conti come intende muoversi l’azienda? Una mano arriva dal ministro Gualtieri, con la restituzione del 5 per cento del canone che era stata trattenuta dal Governo di Matteo Renzi. Si tratta del recupero di circa 85 milioni rispetto al taglio di 150 milioni che erano stati attuati. I sindacati dei dipendenti contestano questa procedura e chiedono un nuovo piano industriale, risorse adeguate, certe e di lunga durata. Per i diritti televisivi dell’anno prossimo, occorre sborsare soldi per gli Europei di calcio e le Olimpiadi. Il provvedimento di recupero, osservano, è largamente insufficiente, tenuto conto che è incomprensibile la mancata restituzione dell’erroneamente definito extra-gettito, il cui 50 per cento serve anche a finanziare le radio e televisioni locali.

Ma il problema di fondo è ancora una volta politico. Quando nella primavera/estate prossima saranno rinnovati i vertici la scadenza la questione non è solo giuridica. Per ora l’azionista di controllo dell’emittente di Stato si è pronunciato in Commissione. Sulla base dei conti in rosso, il Tesoro sceglierà l’unica strada possibile per far fronte alle sfide e alle criticità: nuovi manager. Graditi, come sempre.

Aggiornato il 13 novembre 2020 alle ore 09:40