L’ombra del coprifuoco e delle consegne militari

venerdì 23 ottobre 2020


Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato il Consiglio Supremo della Difesa per il 27 ottobre. I contenuti di questo importante vertice rimangono sconosciuti ai cittadini: è anche giusto così, visto e considerato che la segretezza su queste riunioni fa parte della sicurezza dello Stato. Ma il piccolo uomo di strada, che forse non ha memoria e conoscenza delle punizioni militari, che probabilmente non ha fatto servizio di leva, che non ha ascoltato i discorsi degli anziani spettatori di guerre e tragedie varie, potrebbe anche domandarsi perché avvengano queste riunioni. Certamente in quella sede il presidente della Repubblica toccherà l’argomento “coprifuoco”. Quest’ultimo è un termine italiano, comprensibile ai più, e non lascia dubbi esotici ed elastiche interpretazioni quanto il tristemente noto “lockdown”. In molti sorge il dubbio che, il vertice serva anche a prevedere militarmente eventuali rivolte, a pianificare come soffocare in tempo aneliti di piazza antigovernativi. Scopriamo così il volto militarmente cinese dello Stato italiano?

Ma rimaniamo al tema coprifuoco. Quest’ultimo è un ordine perentorio, il suo rispetto viene per competenza affidato all’esercito, ai militari. Chi fermato a violare il coprifuoco non subisce un semplice fermo di polizia o l’arresto, che la magistratura ordinaria potrebbe non convalidare. Valgano da esempio gli arresti che polizia, carabinieri, Finanza e polizie locali effettuano durante le manifestazioni: gli arrestati vengono poi portati davanti al giudice con la presenza d’un avvocato, e nella maggior parte dei casi il magistrato non convalida la detenzione. Diversamente, il coprifuoco è una consegna militare, e chiunque colto a violarlo subisce la consegna in caserma, ovvero una punizione. Il coprifuoco è un ordine imposto dall’autorità statale, obbliga i militari a farlo applicare, quindi pone le forze di polizia in collaborazione con l’esercito. E i civili, che non hanno un permesso rilasciato dall’autorità, hanno obbligo di restare nelle proprie abitazioni durante le ore di coprifuoco, solitamente quelle notturne. Generalmente, il coprifuoco viene utilizzato al giorno d’oggi quando sorgono problemi d’ordine pubblico, specie se la popolazione civile corre rischi d’azioni di guerra del nemico. Ma chi è il nemico oggi, forse il virus o c’è dell’altro?

Resta il fatto che il coprifuoco è stato decretato. Ai trasgressori vengono applicate le norme militari, che vigono su tutto e sino a revoca del provvedimento. Certo, in questi giorni circolano ancora voci sul fatto che vi sarebbero sanzioni pecuniarie, multe salate. Ma i militari non girano col taccuino dei verbali, loro devono solo ottemperare a trattenere i trasgressori in caserma, nel perimetro militare. L’articolo 1362 del codice dell’ordinamento militare non lascia scampo a dubbi, si tratta di consegna di rigore, e si applica su chiunque violi senza permesso un ordine. Se le massime istituzioni dello Stato ammettono e dichiarano che questo periodo va considerato come momento di guerra, i militari possono prendere in consegna chiunque violi regole o s’opponga a governo ed organi dello Stato. Il terzo comma del codice militare lascia al comandante del presidio o della caserma l’opportunità di far scontare le eventuali consegne di rigore (in questo caso violazioni del coprifuoco o altro) in apposito spazio militare: ovvero alloggi di caserma, camerate con brande ed accesso a bagni comuni e servizi di mensa. Al comma 5 si precisa che: “I locali destinati ai puniti di consegna di rigore hanno caratteristiche analoghe a quelle degli altri locali della caserma adibiti ad alloggio”.

Il controllo sui puniti viene affidato ovviamente all’esercito, che segue le disposizioni di ciascuna forza armata: i consegnati devono rispettare come sveglia l’alzabandiera (alle 6 del mattino), l’adunata delle 7, l’accesso ordinato a bagni e mense, il tempo consentito per docce e lavaggio indumenti, soprattutto non possono comunicare all’esterno della caserma con corrispondenza ed apparecchiature elettroniche (computer e cellulari). La consegna militare in caserma di chi contravviene il coprifuoco è esecutiva dal momento del fermo del trasgressore. Particolare, non secondario, è che il militare può sparare su chiunque tenti d’evadere dal perimetro della consegna, e mai un giudice potrà condannare il gesto come eccesso o crimine.

Stante i fatti, i vertici dello Stato potrebbero considerare eccessivo l’uso del coprifuoco, quindi ripiegare su italianissime mezze misure, ovvero mezzo coprifuoco o trequarti di coprifuoco con tanto di pacca sulle spalle e ramanzina al trasgressore in maschera di Halloween. Ma se il coprifuoco venisse applicato alla lettera, vedremmo migliaia di ragazzotti finire in caserma: delle salutari adunate dopo l’alzabandiera al posto della movida. Ovviamente madri e padri in lacrime ai cancelli, qualcuno ricorderebbe gli anni della leva obbligatoria. Non mancherebbero gli eccessi, non ci sorprenderebbe vedere i governatori Vincenzo De Luca e Michele Emiliano vestire i colori delle milizie delle rispettive regioni, ormai chiuse nei propri confini: saprebbe non poco di balcanizzazione delle politiche regionali. Tutto questo per un virus? Quando sappiamo che basterebbe buonsenso e prevenzione per arginarlo. O c’è dell’altro? Resta il fatto che, se il coprifuoco si risolvesse in una trombonata all’italiana, tutti i cittadini potrebbero rispondere all’enfatica gravità istituzionale come ci raccomandava Totò, con una solenne pernacchia.


di Ruggiero Capone