Il grado di civiltà di un Paese

lunedì 19 ottobre 2020


Se dovessi indicare la più efficace “summa” del pensiero liberale, sceglierei quell’aforisma secondo il quale “il grado di civiltà di un Paese si misura dalle sue scuole, dai suoi ospedali, dai suoi tribunali e dalle sue carceri”.

Qualcuno si chiederà perché trovi questa “estensione” del pensiero di Voltaire, che il concetto aveva coniato con riferimento alle carceri, addirittura identitaria. La risposta è assai semplice: perché in quei luoghi – che siano scuole od ospedali, tribunali o carceri – il cittadino (e con lui i suoi diritti e le sue libertà fondamentali) sono “deboli”: dal modo in cui lo Stato li tutela o, di contro, li svillaneggia si misura, appunto, il suo livello di civiltà. Facile, no!?

Di seguito, se vi va, potrete leggere una intervista al presidente del Tribunale della civilissima Bologna. Ammette, con onestà, che il “suo” Tribunale così non può funzionare.

Fatevi due conti e provate a comprendere cosa questo significhi per i vostri diritti e magari, tra un cappuccino ed una brioche, ad applicare l’aforisma liberale e a dare il voto di civiltà al modello Italia che nel favoloso mondo di Casalino tutto il Pianeta ci invidia.


di M. Anne.