Covid: Lazio, limiti ai privati per fare i test, perché?

La Regione Lazio non è in linea con il resto d’Italia, dove il tampone molecolare è già da mesi permesso nelle strutture private. Come mai? E come mai nelle strutture pubbliche si eseguono test per la ricerca dell’antigene dando risposte qualitative (positivo-negativo) mentre alle strutture private si chiede invece di dare risposte con valori semiquantitativi o quantitativi (valori numerici)? I cittadini lo sanno questo? Di sicuro si sa che con una nota del 18 settembre la Regione Lazio ha dato delle indicazioni limitative alle strutture sanitarie private autorizzate all’esercizio della diagnostica in microbiologia, virologia ed immunologia, per l’esecuzione di test per l’identificazione dell’antigene del virus Sars CoV2.

Di fatto, c’è da dire che la ricerca degli antigeni è una metodica usata comunemente dai laboratori e la nota regionale è solo una limitazione ulteriore tanto per i laboratori, quanto per i cittadini. “Quello che non è chiaro è perché non si autorizzano i cittadini all’esecuzione dei tamponi molecolari, in grado di dare certezze del risultato e una risposta immediata, costringendoli invece ad eseguire prima il test della ricerca dell’antigene e, solo in caso di esito positivo, eseguire un altro tampone in biologia molecolare. Obbligando ai cittadini una quarantena immediata causata sia dall’attesa per seguire il tampone, sia per i tempi della risposta”, spiega Maria Stella Giorlandino, presidentessa Artemisia Lab.

“I test per l’identificazione dell’antigene del Coronavirus sono quelli in uso presso i drive-in, nei porti e aeroporti. Il nodo della questione è comunque un altro: l’assessore alla Sanità Alessio D’Amato ha informato che la Regione Lazio presto abiliterà al test rapido antigenico del virus Sars CoV2 le strutture sanitarie private autorizzate – continua la Giorlandino – ma solo il tampone molecolare dà esito certo e non si sa perché le strutture sanitarie private non saranno autorizzare anche all’esercizio proprio di questo esame. Tra l’altro, molte di queste strutture sono già abilitate alla biologia molecolare e dispongono di aree e metodologie adeguate alle esigenze di contenimento dell’infezione, Inoltre le strutture sanitarie pubbliche non sono in grado di eseguire test molecolari nella quantità necessaria rispetto all’attuale richiesta e per la tutela della salute dei cittadini”.

Un altro dubbio è in merito al metodo: “la Regione Lazio impone che le strutture sanitarie private utilizzino reagenti o sistemi marcati Ce Ivd semiquantitativi o quantitativi con valori di sensibilità non inferiori al 80 per centoe specificità non inferiore al 97 per cento, rispetto ad un test molecolare di riferimento. C’è da dire che non risulta siano disponibili sul mercato test semiquantitativi o quantitativi per il rilevamento dell’antigene, con entrambi i valori di sensibilità e specificità richiesti dalla Regione. Di contro, proprio la Regione Lazio potrebbe indicare quali sono i test antigenici che hanno adottato nelle strutture pubbliche, in modo da consentire ai privati autorizzati di recuperarli e poterli somministrare, conferendo coerenza e termini di confronto all’intero sistema di analisi e screening”, conclude la Giorlandino.

Aggiornato il 22 settembre 2020 alle ore 12:03