Rivoluzione ai vertici di Stampa e Repubblica

Tensioni in tutto il giornalismo. Il terremoto deciso dal presidente John Elkann per Repubblica, La Stampa, Huffington Post, per il network dei giornali locali Gedi e per il polo radiofonico avrà ripercussioni di vasta portata. Ed è stato subito sciopero a Repubblica. Per il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti, “è stata una scelta infelice sostituire Carlo Verdelli il giorno della maratona di solidarietà per le minacce di morte ricevute”.

Cosa succede nel gruppo editoriale Gedi? È stata perfezionata giovedì la vendita delle azioni del gruppo Cir della famiglia De Benedetti alla Exor della famiglia Agnelli. Il nuovo azionista John Elkann ha colto l’occasione per un sostanzioso cambio dei vertici, nominando l’ex direttore della Stampa il romano Maurizio Molinari direttore editoriale del gruppo e direttore di Repubblica con il compito di “valorizzare la forza giornalistica, i prodotti editoriali e i contenuti intellettuali anche attraverso lo sviluppo di progetti innovativi e multimediali”.

La redazione di Repubblica dopo la giornata di sciopero valuterà la situazione dopo il cambio, in breve tempo, di tre direttori: Ezio Mauro, Mario Calabresi, Carlo Verdelli al quale, il Consiglio di amministrazione ha espresso “la gratitudine per il lavoro svolto nel corso dell’ultimo anno”. Il cda non si è fermato, ma ha nominato Massimo Giannini, direttore di Radio Capital e negli ultimi tempi molto in tivù, direttore de La Stampa e di Gedi News Network, ossia dei 13 quotidiani locali del gruppo. Le altre due nomine riguardano Pasquale di Molfetta (Linus), che sarà direttore editoriale del polo radiofonico che riunisce tutte la radio del gruppo e Mattia Feltri, che assumerà la direzione di Huffington Post che era stata lasciata da Lucia Annunziata, pur continuando a firmare la rubrica “Il Buongiorno” su La Stampa. L’analisi del quadro dell’editoria italiana si fa complessa. Sarà possibile “garantire un’informazione responsabile, libera da qualunque condizionamento, difendere la libertà d’espressione” come dichiarato dal presidente John Elkann dopo aver fatto il pieno?

Sofferta decisione al Corriere della Sera con intesa tra editore e Comitato di redazione su 38 prepensionamenti (ogni due un’assunzione di un precario storico), 5 giorni di Cassa integrazione per tutti i 354 redattori per due anni e smaltimento di ferie. La firma contemporaneamente alla sospensione dei dividendi ai soci di 15 milioni che erano stati annunciati dal presidente e amministratore Rcs Urbano Cairo. Situazione delicata ancora alla Gazzetta dello sport dove manca ancora un piano di rilancio. Altri allarmi per il rischio della cessazione delle pubblicazioni arrivano da Lettera 43 e dal Corriere di Siena. Cui si aggiunge la denuncia degli ex redattori de l’Unità senza stipendi e senza sussidi.

Il trend negativo della stampa italiana è stato certificato dall’Agcom, secondo i cui dati a dicembre 2019 c’è stata una flessione dell’8 per cento su base annua. Il che vuol dire che la vendita dei quotidiani è stata pari a 2,7 milioni di copie. Se si riferiscono al periodo quadriennale 2015-2019, la media giornaliera del “cartaceo” si è ridotta di quasi un terzo, passando da 2,2 a 1,5 milioni di unità, con l’aggravante del crollo delle copie digitali (meno quasi il 25 per cento) nell’intero periodo. Secondo gli editori una delle cause è costituita dalla presenza di “giornali pirata”, stampati in maniera irregolare per le rassegne stampa di qualsiasi genere.

Aggiornato il 24 aprile 2020 alle ore 13:32