La pseudofilosofia del mondo che verrà

Una visione è quello che è. Se le parli è nevrosi se ti risponde è psicosi. Di solito schizofrenica. Sembra potersi dire la stessa cosa per quelle para catartiche – e anche “para qualche altra cosa” – pseudofilosofie sul mondo che verrà sviluppatesi all’ombra della pandemia. Chissà perché sinora solo agli ecologisti e ai sinistrorsi per tendenza – o talvolta ai destrorsi sociali – è venuto in mente di poter trovare un fine salvifico nella disgrazia incombente. Hanno una visione, le parlano e quella risponde. È il loro problema.

Ma anche il nostro. Così – ad esempio – adesso hanno interrogato la loro visione a mo’ di oracolo anche per il Coronavirus, e la “sventurata” ha risposto: è colpa dello stile di vita consumistico, edonistico e un po’ egoista di noi tutti. Un’ipotesi qualunque che diventa subito vangelo. E poi filosofia permeante e autogustificazionista, magari per scaricare responsabilità come la confusione e la disorganizzazione degli stati, in primis quello italico, nell’affrontare il problema. Le classi dirigenti del giorno d’oggi sono specialiste in tal senso. Ma la ciliegina sulla torta è la teorizzazione masochistica che alla fine “la pandemia è un’opportunità”. Che “niente sarà come prima”. E che la disgrazia sarà comunque salvifica, se non a lieto fine.

A pensarci bene, nell’ipocritese della comunicazione attuale da social, queste banalità sostituiscono una cruda realtà difficile da appalesare ai cittadini da parte dei governi: quella del “fatevene ‘na ragione”. Bisogna quindi almeno potersi consolare con l’aglietto. E cioè constatare che si dovrà fare comunque una vita di merda ma che tutto ciò sarà in ogni caso “per il nostro bene”. Con un tocco di retorica sui nuovi eroi in camice bianco che potrebbero avvicendare quelli con la toga dell’accusa. Arcigni e autoritari gli uni come gli altri. Si ergono e giudicano alla stessa maniera. Va detto: “Nihil sub sole novi”. Anche il comunismo ha provato a promettere il paradiso sociale passando per l’inferno economico e quello della libertà degli individui. Da mo’ che gli stati si sono impossessati della vita dei cittadini.

La famosa “vita degli altri”. E ancora ci lecchiamo le ferite di ciò. Adesso ci faremo del male con le app che ci tracciano e con chi le manovrerà e con i braccialetti elettronici imposti dai comitati di esperti del caciocavallo e dalle mitiche task force. Pensare ora ai danni che questa nuova pseudo ideologia della “pandemia a fin di bene perché si diventi tutti come Greta e si cambi – con le buone o con le cattive – il nostro corrotto stile di vita” fa venire i brividi. Si oscilla tra il neomedievalismo e il mondo orwelliano. Tra cattolici gesuiti, criptocomunisti e “grillini paraculini” stiamo messi bene.

Aggiornato il 24 aprile 2020 alle ore 12:05