Caccia all’asintomatico

La carta vincente della Fase-2? Il Contact Tracing, una specie di cornetto scaramantico digitale con virtù taumaturgiche utile a esorcizzare lo spettro delle ondate successive di Sars-Covid-2 (nome corretto del virus, mentre Covid-19 è la sua forma infettante). Vedendo il tutto sotto altre forme, si tratta di una sorta di modernissima, planetaria caccia all’asintomatico che funziona pressappoco come segue. Qualsivoglia epidemia inizia con il famoso Paziente Uno. Ora ammettiamo per pura ipotesi che io, Mago di Oz, prima dello scatenarsi dell’epidemia abbia messo in tasca a ciascuno degli abitanti del mio regno una piccola scatola magica (il contact tracing) in grado di tracciare tutti i contatti tra il Paziente Uno e le persone da lui incontrate, ripetendo poi la stessa cosa per gli incontri successivi di ciascuna di queste ultime, e così via, in base a un diagramma ad albero in cui ogni singolo nodo rappresenta un… suscettibile, colui cioè che può essere contagiato sviluppando la malattia (in questo caso, o guarisce e si immunizza, o muore), o restando asintomatico. Tuttavia, immaginate di iniziare il gioco dopo che si siano già contagiati milioni di individui tripartendosi in deceduti, guariti e infettati (poco o per nulla sintomatici). Come deve fare il Mago di Oz per tenere a bada l’epidemia? Semplice, fingere che dopo la quarantena ci siano in libertà solo suscettibili, suddivisi in guariti, sani e asintomatici, ai quali distribuire la sua scatolina magica. Stavolta, il primo che si ammala e rivela i sintomi del contagio diventa il paziente uno della Fase-2. Da cui quindi riparte il diagramma ad albero descritto in precedenza.

Tutto semplice? Nemmeno un po’! Stavolta non ci sarà un solo albero, perché molti asintomatici della Fase-1 potranno infettare uno o più suscettibili durante la Fase-2. Qui il problema del controllo si fa serio, perché gli alberi dei potenziali contagiati non stanno soltanto in un server ma necessitano di supporti fisici reali: il personale sanitario, innanzitutto; e poi strutture territoriali di prevenzione e cura che debbono farsi carico dell’intera gestione degli alberi. Innanzitutto, occorre in primo luogo procedere attraverso strumenti diagnostici (tamponi, analisi del sangue) a verificare se qualcuno dei suscettibili appartenenti a un determinato albero si sia a sua volta infettato o meno. In caso positivo, se il contagiato vive in famiglia e in spazi ristretti il sistema di prevenzione deve poter disporre di strutture alberghiere adatte al suo confinamento, provvedendo ai suoi bisogni essenziali: nutrimento, medicinali, cure sanitarie, controlli periodici del suo stato di salute. Nel caso che possa restare in famiglia, in cui non vi siano soggetti ad alto rischio come anziani con patologie pregresse, fino a quando il soggetto infettato non si sia immunizzato la vigilanza deve accertarsi periodicamente che i restanti componenti del nucleo non abbiano nel frattempo contratto l’infezione.

Nel caso di aggravamento dei soggetti controllati, in base ai protocolli prestabiliti, l’equipe di prevenzione ne dovrà immediatamente predisporre il ricovero ospedaliero per cure immediate in centri e reparti specializzati, isolati dai rimanenti comparti. E qui sorge l’altro problema, furiosamente dibattuto in questi ultimi giorni di pre-Fase 2. Ovvero: con quale criterio distribuire il set (App) di contact tracing? Erga omnes (magari a partire da determinate fasce di età); oppure assegnarlo in primis ai soli residenti delle ex aree rosse che hanno sviluppato i numeri più elevati del contagio a livello nazionale e a tutti coloro che siano stati trovati positivi al tampone nella Fase-1? Oppure, fare in modo che tutti installino l’App sui propri dispositivi digitali, più o meno volontariamente? E, in questo caso: come rimediare al digital divide tra coloro che posseggono tali dispositivi sapendo anche come utilizzarli, e tutti gli altri che costituiscono di fatto la classe degli analfabeti digitali? Altro problema: siccome lo sviluppo dell’App rappresenta per giganti come Apple e Google (che si sono già candidati per la sua realizzazione e commercializzazione) un piatto ricchissimo, sotto il profilo dell’accumulo di Big Data ultrasensibili, come garantire l’anonimato e l’oblio perenne attraverso la loro cancellazione, una volta esauritasi l’emergenza Covid?

L’unica soluzione nel medio termine, a mio avviso, è che almeno in questo campo l’Europa si svegli e costituisca un’Agenzia europea per la salute, vigilata dalla Commissione, sulla quale siano allocati i server con i Big data sanitari dei cittadini europei e che abbia il compito di fissare gli standard e i livelli di sicurezza per le App di contact tracing e similari. Nell’immediato, tale compito dovrebbe essere affidato a un Commissario europeo ad hoc al fine di garantire un minimo di uniformità alle iniziative nazionali in corso, a tutela della privacy.

Aggiornato il 23 aprile 2020 alle ore 11:43