Mafie virali

Ricordate la Livella del Principe De Curtis? Ebbene, nonostante le apparenze, il Sars- Covid 2 non livella i popoli del mondo, almeno qui in Occidente, perché agisce all’inverso sulla piramide d’età (colpisce duramente l’ampia base maggioritaria delle persone anziane, mentre risparmia quasi del tutto il suo vertice costituito da giovani e giovanissimi) e crea una vera e propria depressione tra coloro che hanno un reddito più o meno garantito, tutelato anche da strumenti straordinari per la disoccupazione da Covid, e quelli che possono essere considerati gli Invisibili. Questi ultimi, nel Sud e nel Meridione, rappresentano un bacino sconfinato di parecchi milioni di persone a reddito casuale e non garantito. Pertanto, qualsiasi strumento governativo come lo stanziamento d’emergenza di miliardi di euro per garantire soprattutto alle fasce meridionali di popolazione prive di tutele un reddito temporaneo di sussistenza alimentare, e attenuare così gli effetti della depressione economica da Covid, rischia di essere un intervento non selettivo a pioggia da parte di uno Stato centrale privo di qualsiasi strumento efficace per mirare i suoi interventi, al fine di rilanciare una crescita positiva del Pil nazionale. E qui agisce quello che definirei il differenziale territoriale Covid.

I recenti provvedimenti del Governo costituiscono una leva di parecchie centinaia di miliardi di euro in garanzie alle banche che, teoricamente, sono incaricate di creare immediata liquidità erogando fidi alle imprese in funzione del fatturato e della forza lavoro impiegata, ma non hanno alcun effetto su di una economia del sommerso meridionale, fatta di evasione fiscale e di una vasta occupazione informale priva di qualsiasi copertura di welfare e di ammortizzatori sociali. Quali fidi bancari potranno mai essere concessi a chi non esiste, fiscalmente e contributivamente parlando? Come si fa a dimostrare fatturati e occupazione in questa ampia area dell’economia sommersa che regge con il suo volto nascosto buona parte della manifattura di bassa qualità di questo Paese, in grado di sostenere la concorrenza con i mercati asiatici? Quindi, scontato l’assistenzialismo immediato e una tantum della pagnotta manzoniana al fine di evitare l’esplosione della rivolta sociale dei forni chiusi, che cosa resterà nel post-Covid (su cui è bene non farsi alcuna illusione: a oggi, non c’è alcun vaccino per l’Aids!) di questa estesa aerea di imprese e dei loro addetti che semplicemente non esistono per banche e Fisco?

È facile ipotizzare che al posto dello Stato subentri in silenzio gente che ha una giurisdizione vera in quei territori basata sulla forza e sul condizionamento capillare, dotata per di più di parecchie centinaia di miliardi cash pronti all’immediato impiego, tali da rivitalizzare in soli due mesi tutta l’immensa economia in nero e la relativa occupazione. E qui, lasciatemi fare una nota di colore, che riguarda le grandi e medie città, dove esistono molti presidi territoriali commerciali (quasi un’invasione pacifica mascherata) di negozietti e supermarket cinesi che vendono una miriade di beni merceologici di bassa qualità e, in genere, sono di fatto scarsamente frequentati da clienti italiani. Ora, anche il più sprovveduto dei sociologi di massa può prevedere quale sarà il comportamento degli autoctoni in regime Covid: evitare come la peste di entrare in negozi gestiti da cinesi. Quindi, anche quelle attività destinate a non riaprire, con i relativi immobili e affitti potranno costituire un ottimo affare per tutte le mafie italiane alla ricerca di canali di riciclo dei loro capitali illeciti.

In generale, diciamo le cose come stanno: alla fine della giostra Covid, l’Italia sarà di sicuro tra i grandi perdenti perché dovrà inevitabilmente aumentare il proprio debito pubblico attuale spingendolo oltre al limite della sua sostenibilità, dato che il Qe della Bce (che attenua l’impatto dello spread e quindi del costo degli interessi sul debito) avrà per noi una durata necessariamente limitata e, state sicuri, non ci sarà alcun Piano Marshall da parte dell’Ue. Chi ne parla come se fosse un mantra che inevitabilmente si auto-avvererà, tenendo così l’Italia ben lontana dagli scogli del Mes su cui inevitabilmente è destinata prima o poi a incagliarsi la residua libertà di bilancio del nostro Paese, non ha alcuna nozione storica in merito. In primo luogo, dei 14 miliardi di dollari totali del 1949 (l’Italia ne ricevette circa 1,3miliardi) l’86percento erano donazioni mentre il restante 16percento veniva concesso come prestito agevolato e rappresentò la leva economico-finanziaria Usa per costituire quello che diverrà il mercato di interscambi tra l’Europa e l’America del tutto squilibrato a favore di quest’ultima.

Quindi, oggi la prima cosa che viene da chiedersi è la seguente: chi sostituirà in quel ruolo gli Usa? La Germania? E a che titolo? nel 1949 i grandi Paesi europei erano tutti... orizzontali, con ugual numero di macerie e disastri post bellici. Oggi è esattamente il contrario, dato che ad alti picchi si alternano linee concave (in cui si trovano Italia, Grecia e Spagna assai poco virtuose in passato sul contenimento della spesa pubblica!) ed è del tutto velleitario chiedere di tagliare le proprie punte a chi sta in alto a favore di chi sta in basso… Mi chiedo: quale Stato e quale Governo potranno rivaleggiare in futuro con il… bazooka finanziario delle Mafie?

Aggiornato il 08 aprile 2020 alle ore 13:32