Buttafuoco: “È una partita a scacchi contro l’imponderabile”

mercoledì 8 aprile 2020


Partiamo dalle cause profonde di questa crisi. Una globalizzazione esasperata ci ha condotto al precipizio?

La globalizzazione è l’ultima delle ideologie del Novecento. Caduto il comunismo sovietico e caduta l’utopia liberaldemocratica, di conseguenza la globalizzazione arretra di fronte a questo virus. Mi ricorda il duello dei maghi ne La spada nella roccia, quando si fronteggiano Maga Magò e Merlino. Merlino si trasforma in un virus e sconfigge l’onnipotenza stregonesca di Maga Magò. L’idea di immaginare la fine della Storia con un sistema perfetto quale doveva essere quello di un mondo ridotto a uno è fallito. L’imponderabile azzera tutto.

L’emergenza ha messo in discussione il nostro egocentrismo e senso di onnipotenza, oltre alla pretesa di far fronte a tutto da soli. Il Papa ha detto: “Abbiamo proseguito imperterriti pensando di rimanere sani in un mondo malato”.

Sicuramente questo momento che stiamo vivendo finirà nelle pagine dei libri di storia di domani. E questo conferma ciò che nella Storia c’è sempre stato: il rapporto fra l’organizzazione sociale, la Pòlis, la Politica e poi l’agguato e la malattia. Se riapriamo le pagine de I re taumaturghi di March Bloch, si vede non solo che è una costante l’idea che la Politica possa miracolosamente portare guarigione, ma anche quella di accompagnare il nostro percorso esistenziale verso l’imponderabile che azzera tutto.

La frattura tradizionale tra Popolo ed Élite appare ricomposta, nel tempo di una pandemia che non risparmia nessuno. La solidarietà che ne deriva è destinata a rimanere nei nostri rapporti, superata la tempesta?

No, credo di no. È un sentimento dettato dal momento, dalla situazione. Ci si abitua a tutto: l’uomo è un animale che si abitua a qualunque cosa. L’unica costante che mantiene è questa: si chiama istinto di sopravvivenza.

Momenti come questo servono a ripensare un nuovo modello di capitalismo?

Il capitalismo non è un dogma. Già aveva sollevato obiezioni particolarmente impegnative il Pontefice, Giovanni Paolo II. Una volta sconfitto il comunismo sovietico, diceva, c’è da mettere mano alla battaglia contro il capitalismo. Ovviamente è un destino che a noi sembra inevitabile, però ricordiamoci che nello scacchiere internazionale facciamo i conti con una potenza che il capitalismo lo ha totalmente piegato alle esigenze di un sistema statuale. Ovvero la realizzazione del capitalismo a prescindere dalla gabbia liberal-democratica. È la prima potenza al mondo e la sua capitale è Pechino.

Winston Churchill, nel suo discorso a Zurigo del 1946, esortava l’Europa a trovare una sintesi politica negli Stati Uniti d’Europa, dove far nascere un senso più ampio e condiviso di patriottismo, cittadinanza, solidarietà. Oggi l’Unione sembra scomparire di fronte alla crisi.

Esistono le aggregazioni continentali. Come si vede, la crisi del Coronavirus è stata come una partita a scacchi, dove noi abbiamo svolto il ruolo dei primi pedoni mangiati nel movimento. Ma tutti gli altri – alfieri, re, torri, regine– prescindono dalla gabbia formale. La cosiddetta Europa non esiste.

Oggi abbiamo rivalutato la parola “eroe”, in passato abusata e oggi invece chiaramente riferita a quei medici e infermieri cha salvano vite. Cosa ne pensi?

È il morto che insegna a piangere: è sempre la situazione a determinare l’uso delle parole. Una volta “virale” era riferito solo agli spam e al lavoro che potevano fare gli hacker sui computer di tutti. Adesso “virale” è tornato ad essere quello che è: una malattia.


di Alberto Luppichini