Test, Test, Test!

Sei stato… tamponato? No? E allora sarai, saremo privi di salvacondotto rispetto al contagio da Coronavirus. Il Financial Times del 18 marzo (“Experiment in Italian town to ‘test, test, test’ cuts new infections to zero”) cita l’esperienza dei 3.300 abitanti di Vo’, in provincia di Venezia, dove è stato sperimentato sino in fondo il progetto dell’infettivologo Andrea Crisanti (che lavora presso l’Imperial College di Londra e si trova in congedo sabbatico presso l’Università di Padova) che prevedeva di testare, ovvero di… tamponare, a tappeto e più volte l’intera popolazione del piccolo comune, senza tenere conto se le persone esaminate manifestassero o meno i sintomi influenzali, in modo da ottenere così un “un quadro epidemico completo della diffusione del contagio”. I sintomatici e gli asintomatici positivi sono stati pertanto posti in stretta quarantena assieme a tutti i soggetti che avevano avuto contatti con loro.

Morale della favola: “Siamo stati così in grado di contenere il contagio grazie al fatto che abbiamo identificato ed eliminato le infezioni sommerse isolandole tempestivamente. Ed è proprio questo a fare la differenza”, dichiara Grisanti. Anche sulla base del modello di Vo’, l’Oms, attraverso il suo Presidente portavoce, ha sollecitato tutti i Paesi colpiti dalla pandemia a procedere a… “Test, Test, Test”.

A Vo’, mentre il primo round di test a tappeto ha portato all’emersione di un numero totale di contagiati pari al 3percento della popolazione, nel secondo giro eseguito a soli dieci giorni di distanza il tasso di contagio era crollato allo 0,3 per cento!

Appare chiaro, però, che un conto è condurre un simile esperimento all’interno di comunità ristretta e isolata (chi entra nel confine amministrativo del comune poi ci rimane fino a che non abbia terminato il periodo previsto di quarantena), un conto è coinvolgere nello screening molti milioni di persone. Però si può partire da comunità molto più consistenti, come Taiwan, Hong Kong e Singapore che hanno fatto tesoro per le future pandemie dei disastri provocati dal Coronavirus della Sars. All’epoca furono proprio le tre metropoli asiatiche a pagare il prezzo più elevato del contagio. La Sars, infatti, molto più letale del Covid-19, infettò 8mila persone nel mondo e fece 774 morti di cui 299 nella sola Hong Kong! La popolazione colpita venne talmente scossa da quel flagello tanto da obbligare gli amministratori pubblici a predisporre misure drastiche preventive per il contenimento dei Coronavirus. Ecco perché l’Europa di oggi aggredita dal Covid-19 dovrebbe prenderli a modello come best practices visto che per le tre città-stato i numeri attuali del contagio sono risultati molto inferiori a quelli cinesi (e italiani, in particolare!), nonostante che il Covid-19 insorgesse proprio nel periodo più sfavorevole del Nuovo Anno Lunare, in coincidenza del quale molti milioni di persone rientrano nei luoghi di origine provocando imponenti flussi di spostamento, che rappresentano la più grande migrazione umana dell’anno. Tra l’altro, tutti e tre i loro territori sono strettamente interconnessi con la Cina continentale con voli diretti proprio a Wuhan, l’epicentro della pandemia.

E malgrado tutto questo, Taiwan, Hong Kong e Singapore mostrano il maggiore numero di guarigioni che superano di gran lunga i casi attivi. La chiave di questo successo? La capacità di rispondere tempestivamente e in modo aggressivo alla diffusione del contagio. Taiwan, un’isola da 23 milioni di abitanti, ha attivato immediatamente i controlli sanitari sulle persone provenienti da Wuhan, non appena il 20 gennaio è stata confermata la trasmissione da uomo a uomo del Covid-19. Pertanto, fin dal primo febbraio le tre Tigri asiatiche hanno agito proattivamente imponendo severi controlli ai passeggeri provenienti dalla Cina, contravvenendo (per loro fortuna!) all’avviso contrario dell’Oms che riteneva all’epoca “non necessarie le misure che limitino la circolazione delle persone”.

Ovviamente, quelle precauzioni precoci hanno avuto un costo economico notevole per quanto riguarda il traffico aereo, dato che le tre megalopoli dipendono dai traffici commerciali e turistici con la Cina che è il loro principale partner economico mondiale. Taiwan, che dista appena 81 miglia dal continente, prendendo a modello la sua organizzazione anti Sars, ha istituito un comando centralizzato per l’epidemia, in modo da coordinare la risposta al Covid-19, attraverso una lista di 124 azioni programmate, inclusi: controlli alla frontiera; politiche per la scuola e il lavoro; piani di comunicazione pubblica e dotazioni straordinarie per gli ospedali. Loro hanno fatto esattamente il contrario di noi, evitando negli anni di procedere al taglio di letti e medici ospedalieri per risparmiare sulla spesa pubblica.

Singapore, per rilevare in modo molto precoce la diffusione dell’epidemia, ha deciso tempestivamente di procedere ai test influenzali monitorando i casi di polmonite e tracciando tutte le persone che avessero avuto contatti con gli infettati. Il procedimento di rilevazione, operante 24h al giorno, comprende interviste ai pazienti, il coinvolgimento delle forze dell’ordine, il volantinaggio capillare e sistematico, lo sviluppo di test per la ricerca di anticorpi che dà risultati positivi ancora prima che l’infezione si manifesti. Dal 13 marzo Singapore ha registrato 178 casi e zero decessi.

Il Governo ha fatto pubblicare sulla prima pagina dei quotidiani nazionali avvisi ai lettori affinché si rivolgessero a un medico fin dai primi sintomi, astenendosi ad andare a scuola e al lavoro. E nessun singaporiano ha dovuto pagare di tasca propria: i tamponi sono gratuiti e i residenti infetti o positivi asintomatici sono curati gratuitamente negli ospedali dell’isola. Non solo: per alleggerire i costi economici che gravano su chi è costretto a rimanere in quarantena, il Governo ha garantito ai lavoratori autonomi un’indennità equivalente a 73 dollari al giorno e il periodo di quarantena viene scomputato dal calcolo annuale delle ferie.

Allora, è chiaro perché l’Europa sta pagando il prezzo più alto al Coronavirus?

Aggiornato il 19 marzo 2020 alle ore 14:45