Giovani tutti a casa, scatta l’hashtag dei beniamini della generazione indifferente

Ci sarà da riflettere sui nostri giovani passata questa emergenza. Oggi la fascia giovanile è la grande imputata di quell’indifferenza alla gravità che ha portato ragazzi e ragazze ad affollare piazze, bar, luoghi della movida o a scappare in massa appena varati i “decreti codice rosso”. Ad ascoltare alcuni video c’è da rabbrividire. Dicevano un gruppo di ragazzine: “Se devo stare a casa meglio morire. Io ho 25 anni e il diritto di uscire”. E così altri salutando sbruffoncelli alle telecamere con l’aperitivo in mano e il sorriso un po’ ebete, ammassati o in file strette contro le disposizioni, mentre una infermiera di Bergamo piangendo in tivù ha raccontato il dolore di intubare un 23enne con una polmonite bruttissima.

Ma dove sono le famiglie, si chiedono in molti. Una volta chiuse le scuole e le università questi figli del nostro sciagurato tempo hanno pensato di essere in vacanza e si sono gettati al mare o nei parchi, mentre l’idea che il virus risparmi le giovani fasce si rivela un’utopia, purtroppo. Questa fotografia impietosa ed allarmante di una categoria sociale così importante al bene e allo sviluppo del paese è l’ultimo smacco alle nostre illusioni. Viviamo un tempo buio in molte direzioni, ma è proprio da qui che secondo me occorre far ripartire tutto: “La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato”.

Ecco, mettiamo al centro questo postulato di Albert Einstein e ricominciamo da questa esortazione. Qualcuno lo sta già facendo. Di fronte a questo disastro dell’ignoranza e della superficialità è scattata l’operazione “io sto a casa”. Il primo a scendere in campo è stato Fiorello, beniamino sorridente che prende le cose per il verso più leggero, il quale subito ha lanciato un hashtag: “Ciao da Fiorello, come state ragazzi? Tutto bene?”, dice nello spot lo showman dal divano di casa. “E allora, ho un’idea per tutti noi: visto il periodo, ma perché non stiamo un po’ a casa? Tutti a casa? Guardate che è bello. Che è ‘sta roba? Andare in giro a fare gli aperitivi, a fare le feste, a trovarsi in trenta, quaranta amici tutti insieme appiccicati a meno di un metro di distanza che brutta cosa!”. A ruota sono venuti gli altri: Piero Pelù, Jovanotti, Chiara Ferragni e Fedez, Noemi, Giuliano Sangiorgi, Tommaso Paradiso. Il cantante del secondo posto di Sanremo ha fatto di più. “Ho pensato di fare un live casalingo in diretta su Instagram, per sentirvi più vicini dopo la cancellazione di tutti i miei impegni dei giorni scorsi e prossimi”, ha lanciato la sua idea Francesco Gabbani nel rispetto delle norme dell’emergenza sanitaria. E lo scorso 10 marzo alle 16 il cantante toscano ha presentato dal vivo, da casa sua, le canzoni del suo nuovo album “Viceversa”. Tutti a casa e tutti collegati.

Ecco di idee così ce ne possono essere a bizzeffe, anche la Rai e anche le tivù e radio private possono trasformare un male in un’occasione! Altri concerti in streaming si annunciano e altre forme di partecipazione da Coronavirus stanno per essere varate, pensando anche ai settori dello spettacolo fermi. Se da questa epidemia ne usciremo bene ci sarà da riflettere su una nuova pagina della storia sociale e produttiva, perché non solo il lavoro da casa va sviluppato come soluzione essenziale post epidemia, ma l’utilizzo delle nuove tecnologie andrà indirizzato verso le necessità della globalizzazione senza rischi in previsione delle nuove forme di partecipazione collettiva scandita dalla scienza del futuro. Aiuteremo così il pianeta a respirare, tutti o quasi a ritrovare un’occupazione e una centralità, fermando quegli spostamenti di massa che si sono rivelati la peggiore cosa in mano a chi sfrutta l’umanità.

Insomma, c’è tanto da ricostruire. Soprattutto per i giovani. Perché se fin qui abbiamo conteggiato solo incidenti, cronaca nera, decessi e droga, ricordiamo che la cosa peggiore che può fare un paese è condannare le nuove leve. Cultura, fede, etica, responsabilità sono parole pesanti. Parliamo di soluzioni, parliamo in positivo di vita e di opportunità. Il lavoro e il tempo libero sono le due emergenze da riqualificare. E abbiamo visto che più che lo Stato, più della politica, più dei genitori, le personalità e i personaggi amati e seguiti dai ragazzi possono e debbono fare molto. È bastato uno spot per fermare tanti, ma i ragazzi e le ragazze debbono comunque rappresentare l’allegria, la parte sana, la speranza, il positivo e la voglia di innovare. È il dono più grande che ci possono fare soprattutto in questo momento per il bene delle difese immunitarie di una nazione. Facciamoli sentire importanti, così si costruisce la responsabilità. Sproniamoli, proseguiamo su questa strada. L’università non se li perda, si possono ideare tante cose in questo speriamo breve lasso di tempo. Su, non siamo noi vecchi e depressi. La scuola per i giovanissimi deve cogliere questo spazio di riflessione non per annoiarli con le prediche, ma per ridare loro i codici della vita e del benessere.

Le grandi aziende, in Italia ce ne sono tantissime, possono contribuire con la loro potenza tecnologica a fare di questo gigantesco stop un tempo qualificato di intrattenimento e disintossicazione. Lo psicologo Raffaele Morelli dice una cosa giustissima: “Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte”. Una riflessione che ho fatto anche io, convinta che l’universo ci regola e non il contrario. Abbiamo un’occasione straordinaria: di fronte a un tempo che era diventato malato si è realizzata una sospensione totale, un fatto che pareva impossibile, e invece siamo tutti fermi, una nazione e il mondo a casa. Per ripartire in modo diverso.

Aggiornato il 11 marzo 2020 alle ore 13:22