Voglia di bavaglio alla libertà di stampa

lunedì 27 gennaio 2020


Torna il pericolo a nuove restrizioni alla libertà di stampa, alla libertà d’espressione e al diritto di cronaca. Eppure in sede europea l’Italia continua ad avere richiami e bocciature. Il pericolo è la nuova formulazione del disegno di legge sulla diffamazione a mezzo stampa in discussione alla Commissione giustizia del Senato. A metà gennaio la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha ritenuto che i giornalisti Renzo Magosso e Umberto Brindani non dovevano essere condannati per diffamazione a causa di un articolo pubblicato sul settimanale Gente nel giugno 2004 sull’omicidio del giornalista del Corriere della sera Walter Tobagi in cui si sosteneva che i Carabinieri sapevano da tempo che l’inviato del quotidiano milanese e leader dei giornalisti lombardi era nel mirino dei terroristi.

La Corte europea dei diritti umani ha ritenuto l’Italia colpevole per la violazione del diritto alla libertà d’espressione dei due giornalisti al quali è stato riconosciuto un risarcimento di 15mila euro ciascuno per danno morale. Nella sentenza sono contenute numerose critiche a come il caso era stato giudicato, arrivando alla conclusione che “la condanna dei due giornalisti è stata un’ingerenza proporzionata nel loro diritto alla libertà d’espressione e quindi non necessaria in una società democratica”.

Sproporzionata anche l’ammontare di 150mila euro di danni morali a cui erano stati condannati i due giornalisti, anche se poi la somma fu pagata dalla casa editrice del settimanale. Non si era ancora spenta l’eco di questa vicenda che la Corte d’Appello di Palermo aveva condannato per diffamazione il giornalista Rino Giacalone di Trapani che aveva definito “pezzo di m.” il mafioso Mariano Agate, braccio destro di Totò Riina e responsabile di numerosi atti criminali.

Una sentenza de-contestualizzata da quello che è accaduto nel territorio siciliano e che non ha tenuto conto del vasto campo di utilizzo di quell’espressione. Sulla vicenda è intervenuto il presidente della Federazione della stampa Giuseppe Giulietti che ha osservato “se avessero data applicazione legislativa alle indicazioni della Commissione nazionale antimafia i giornalisti sarebbe liberati dalle minacce quotidiane e dalle querele-bavaglio”. Per la Fnsi la sentenza Giacalone è preoccupante “la richiesta del carcere è pericolosa”. La pena detentiva per i cronisti è da abrogare come richiedono i vertici della giustizia europea.

Differente il ragionamento del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Velletri che ha disposto l’archiviazione del procedimento per diffamazione di due giornalisti dell’Espresso che tra giugno e luglio 2018 si erano occupati della vicenda dei 49 milioni di euro sequestrati alla Lega a seguito di una sentenza del Tribunale di Genova. Per il giudice “le conclusioni degli articoli incriminati non si sono sostanziali in gratuiti e ingiustificati attacchi al partito né ai singoli rappresentanti e quindi inidonei a ledere la loro reputazione”.

Il dibattito al Senato preoccupa editori e giornalisti tanto che il presidente della Fieg Andrea Riffeser Monti e il segretario della Fnsi Raffaele Lorusso hanno tenuto a Palazzo Madama una conferenza stampa congiunta per mettere in evidenza gli aspetti preoccupanti ( rettifica automatica, inasprimento delle sanzioni, interdizione e sospensione dell’esercizio della professione da parte del giudice) che rischiano di trasformarsi in un bavaglio alla libertà di stampa., allontanando ancor più l’Italia dal resto d’Europa.


di Sergio Menicucci