Nessuno tocchi le suorine di Marradi

lunedì 13 gennaio 2020


C’è stato un tempo fortunato e felice, nella nostra Italia e in tutta Europa, dove a fianco delle cattedrali svettanti verso il cielo sorgevano innumerevoli monasteri, vere fortezze e ricettacoli di bellezza e sapienza, dalla verde Irlanda sino alle brume innevate dei Carpazi.

Molti di loro furono regno monastico femminile, esempio fulgido quell’Hildegard von Bingen seguito poi da mirabilia della santità ma anche della cultura, come Chiara d’Assisi, come Margherita da Cortona, Rita da Cascia, Francesca Romana e non ultima Teresa d’Avila. Cittadelle mistiche, luoghi di preghiera e silenzio, spesso dedite ad attività d’arte nobilissima quanto sconosciuta ai più, nei secoli le “suorine” hanno orato e ricamato, creato dolci straordinari e distillato i semplici, cercando di portare una minima porzione di quel Paradiso lontano in questa terra così crudele.

A loro dobbiamo poesie e testi preziosi che vanno dall’alchimia alla politica, e piccole opere d’arte che risplendono come gioielli alla flebile luce delle candele. Per secoli. Sono le suore carmelitane, come quelle che ancora oggi a Sutri conducono vita claustrale, ad aver dato involontario spazio per i duelli nella Parigi del primo Seicento, e furono le monache gallesi ad accogliere Morgan Le Fay e la Regina Ginevra e anche Lady Marian, tra le mura sacre dei loro conventi.

Ma oggi, in questo triste ventunesimo secolo d’Italia, dove il Sacro viene sempre più respinto, considerato inutile, sia mai che disturbi le “anime belle” con i suoi riti e i suoi simboli, a Marradi, la cittadina in provincia di Firenze che diede i natali al poeta Dino Campana, nel monastero della Santissima Annunziata, le domenicane di clausura dovranno abbandonare il loro chiostro.

Le monache sono rimaste appena in quattro, tra le quali una molto anziana e una novizia. Tuttavia, forti e orgogliose, tutte loro rifiutano di lasciare la loro dimora.

È un atto di coraggio, un gesto forte, di anime che non vogliono arrendersi al male di “questo mondo”, di quattro donne ammirevoli che ancora hanno per fine e cardine loro la bellezza dell’Assoluto, la contemplazione silente di Misteri che vanno di là dai sensi e dalla materia. Forse sono queste suore, chiuse nelle loro celle, a essere più utili all’umanità di tante altre persone, vere e proprie “riempitive”, con i loro ritmi antichi, con il loro essere silenti al di là delle grate di ferro battuto che le separano dalle nostre miserie.

Non mandate via le “suorine” di Marradi dunque, anche se non ve ne accorgete, se qualcuno oggi si salva ancora, un po’ è anche merito loro anche se, purtroppo, non possiamo più andare a fare i duelli sotto i loro conventi. Men che meno a Sutri.


di Dalmazio Frau