Aids: il punto

venerdì 29 novembre 2019


Sono ormai trentuno anni che il 1 dicembre di ogni anno si celebra la giornata Mondiale contro l’Aids: fu infatti nel corso del Summit mondiale dei Ministri della Sanità sui programmi per la prevenzione di questa malattia nel 1988 che fu deciso di istituire questa ricorrenza, alla quale hanno poi aderito nazioni, organizzazioni internazionali ed associazioni di tutto il mondo. La data fu scelta perché immediatamente successiva alle elezioni presidenziali negli Usa e prima delle festività natalizie e per questo si pensò che avrebbe potuto raggiungere la massima copertura mediatica possibile.

Questa malattia, definita “pandemia” per la vastità della sua diffusione e per l’alto numero di vittime che ha mietuto dalla sua comparsa, ha ucciso oltre 25 milioni di persone in tutto il mondo ed è stata considerata per oltre un ventennio uno dei mali più distruttivi che la storia ricordi.

Per fortuna, in tempi recenti, la conoscenza della malattia e l’accesso alle terapie ed ai farmaci antiretrovirali sono migliorati in quasi tutte le regioni del mondo, segnando un arretramento del virus, tanto che nel 2016 il numero di decessi è sceso per la prima volta sotto il milione.

Ma la soglia dell’attenzione non deve assolutamente abbassarsi, ed è proprio questo il grido di allarme che arriva da medici ed ambienti accademici: il taglio dei finanziamenti per la cura e la prevenzione del male e la parallela spinta demografica galoppante in alcuni continenti del mondo rendono reale il rischio di una nuova gravissima crisi.

Anche in Italia, per quanto l’incidenza dell’Aids sia in lieve costante diminuzione, tanto che il nostro paese si attesta al di sotto della media degli altri paesi europei in quanto a diffusione del virus con 4,7 casi ogni 100 mila abitanti contro i 5,1, dai dati diffusi dall’Istituto Superiore della sanità  ci sono alcuni segnali allarmanti che sarebbe bene non sottovalutare.

Tra questi, in particolare, c’è una decisa maggiore diffusione della malattia tra i giovani, nella fascia di età tra i 25 ed i 29 anni e l’insorgere dell’infezione è dovuta per ben l’80,2 per cento delle segnalazioni a rapporti sessuali non protetti.

Secondo quanto segnalato da Lila, la Lega italiana per la lotta contro l’Aids, i giovani sono scarsamente informati sul tema e per questo motivo, molto spesso, non riconoscono il virus come un pericolo. In mancanza di campagne informative mirate e di investimenti nei programmi di prevenzione, persiste tra i giovani una percezione del rischio HIV ancora molto confusa. Le conoscenze su trasmissione e prevenzione della malattia sono distorte da scarsa informazione, paure irrazionali e pregiudizi moralistici, tanto che quasi il 50 per cento di loro non utilizza il profilattico durante i rapporti sessuali e in pochi ricorrono al test se non in caso di sintomi conclamati.

In occasione della giornata mondiale contro l’Aids, saranno numerose le iniziative che verranno messe in campo a partire da campagne di informazione con volti noti tra i più giovani a spettacoli teatrali sul tema, da alcuni monumenti illuminati di rosso nelle principali città italiane fino ad un numero verde attivo per tutto il giorno dove trovare informazioni ed assistenza. Tutto questo principalmente per diffondere maggiore informazione e permettere così ai più giovani di mettere a fuoco il pericolo per sapersi difendere con la prevenzione.


di Chiara Gulienetti