Il Buco nero dei Raee

Circa un anno fa, ci siamo occupati dei rifiuti Raee, acronimo per definire i Rifiuti di Apparecchiature Elettriche o Elettroniche, in occasione dell’entrata in vigore della nuova normativa europea che ne definisce le regole per un corretto smaltimento. Non solo, ma al di là della necessità di garantire che le componenti altamente inquinanti non vengano disperse nell’ambiente e siano quindi opportunamente trattate, avevamo anche sottolineato come in molti casi il processo di smaltimento si potesse addirittura rivelare profittevole, attraverso il recupero di alcune parti costituite da materiali preziosi quali oro, argento, rodio, platino e terre rare.

Ebbene, torniamo oggi ad occuparci di questi rifiuti speciali poiché recentemente Altroconsumo ha condotto un’inchiesta volta a verificare che effettivamente la filiera di smaltimento di questi rifiuti particolari funzioni correttamente.

Nello specifico, con l’accordo di circa 200 consumatori compiacenti, Altroconsumo ha deciso di “tracciare” i Raee, inserendo al loro interno un localizzatore Gps che permettesse di tracciarne il percorso dal momento della dismissione dall’abitazione fino all’arrivo alla destinazione finale, qualunque essa fosse. Ed in effetti, ben il 39 per cento dei “grandi bianchi”, definizione con i quali si è soliti indicare lavatrici, lavastovigli, frigoriferi, forni, ecc., sono “spariti nel nulla”, non sono cioè giunti negli impianti di trattamento autorizzati ma hanno preso piuttosto strade alternative. Quali?

La prima è rappresentata dai “rottamai”, cioè dei depositi dove queste apparecchiature vengono smantellate per ricavare pezzi di ricambio e materiali da riutilizzare. Questo genere di cannibalizzazione però, non viene eseguita correttamente e nella maggior parte dei casi prevede il recupero solo di alcune parti senza nessuna attenzione per altre che invece molto spesso sono le più inquinanti e le più dannose per l’ambiente.

Un secondo circuito prevede più passaggi dei Raee in diverse isole ecologiche senza però alcun tipo di trattamento: questo perché alcune municipalizzate, attraverso questi ripetuti viaggi da un centro di raccolta ad un altro, gonfiano i dati   relativi ai rifiuti da loro raccolti aumentandone in maniera fraudolenta le quantità con lo scopo di dimostrare la bontà e l’efficienza del lavoro svolto.

La terza via che prendono i Raee sono quella dei mercatini: una parte, infatti, viene destinata alla rivendita come usato, più conveniente sì, ma purtroppo senza alcuna garanzia di sicurezza e tanto meno di affidabilità.

La stima finale di rifiuti elettrici ed elettronici che scompaiono dopo essere stati dismessi dall’uso domestico è di 44mila tonnellate. Un ammontare ragguardevole che limita la percentuale di raccolta del nostro Paese al solo 42,8 per cento, ancora molto lontano dal 65 per cento che è la soglia minima stabilita dall’Unione europea.

A questo proposito sarebbero necessari controlli più serrati ed accurati lungo tutta la filiera dello smaltimento, con maggiore informazione e maggiori servizi per i cittadini affinché siano anch’essi dissuasi dall’abbandonare in modo maldestro rifiuti tanto critici.

Aggiornato il 28 novembre 2019 alle ore 13:45