La pena capitale in Iran e la giornata dell’infanzia

In occasione della Giornata dei diritti dell’infanzia, l’organizzazione non governativa Nessuno Tocchi Caino ha presentato il rapporto sulla pena capitale presso l’Aula stampa della Camera dei deputati. Alla presentazione hanno partecipato Elisabetta Zamparutti, tesoriera di Nessuno tocchi Caino, il deputato Federico Mollicone, la giornalista di Radio Radicale Giovanna Reanda, Elisabetta Rampelli, presidente vicaria del Tribunale delle Libertà “Marco Pannella” e Azar Kamiri, rappresentante dell’associazione dei Giovani iraniani in Italia.

A differenza di altri Paesi che continuano ad applicare la pena capitale, l’Iran continua a detenere il numero record di esecuzioni capitali anche in rapporto all’infanzia. Durante i lavori è stato ricordato che nel Paese sciita vi è un’importante differenza tra i bambini e le bambine, poiché la legge iraniana considera maggiorenni le bambine all’età di nove anni e quindi concede giuridicamente anche la possibilità di potersi sposare ed essere sfruttate sessualmente. Elisabetta Zamparutti ha relazionato sugli ultimi dati in rapporto alla pena capitale, ribadendo: “Vogliamo richiamare l’attenzione del governo nazionale su ciò che accade in Iran. Conosciamo le vicende che stanno accadendo nel Paese con numerose manifestazioni che si stanno svolgendo in più di 130 città. Le autorità iraniane hanno interrotto le comunicazioni e bloccato i social media. In Iran, oltre la repressione fisica è in atto anche quella digitale. Noi riteniamo che nel Paese la repressione dura da 40 anni, dal 1979, ovvero da quando il regime fondamentalista ha preso il potere. L’Iran ha ratificato la Convenzione per i diritti del fanciullo ma abbiamo documentato e denunciato più volte che il Paese non rispetta la Convenzione. Dalle nostre inchieste e analisi, che riprendiamo da numerose organizzazioni non governative, possiamo affermare che siamo a circa 6 esecuzioni di minori dall’inizio dell’anno. Sono 140 le esecuzioni avvenute in Iran dal 2014 ad oggi. Nel codice penale iraniano alcuni reati legati alla sessualità sono particolarmente gravi e il giudice decide personalmente se il bambino ha la maturità di poter decidere e in tal caso può condannare con la pena capitale. Due dei minorenni giustiziati nel corso del 2019 sono stati impiccati, dopo un processo che non possiamo definire regolare e hanno subito anche la pena della fustigazione. La natura del regime iraniano è sempre la stessa, un regime teocratico che vede nella suprema guida spirituale un pilastro del proprio potere e attraverso la sistematica violazione dei diritti umani la metodologia dell’applicazione del potere. Al governo italiano chiediamo atti di sostegno al popolo iraniano e una condanna alla repressione in atto nel Paese, oltre una vera moratoria per le esecuzioni dei minorenni. Ci stiamo abituando all’accettazione di quello che capita in Iran e ciò è inaccettabile per i Paesi della comunità europea che si definiscono democratici”.

Durante i lavori è stato ribadito che la natura sanguinaria del regime si scaglia soprattutto contro le donne impegnate nella difesa dei diritti perché rappresentano l’affermazione, inaccettabile, dell’emancipazione e del diritto. Particolarmente toccanti sono state le dichiarazioni del deputato Federico Mollicone: “Nessuno tocchi Caino attraverso la pubblicazione del rapporto annuale permette alle istituzioni di poter capire e approfondire ciò che accade in questi Paesi. La tutela dei diritti umani e il contrasto alla pena di morte in Paesi come l’Iran sta divenendo fonte primaria per battaglie giuridiche e per l’affermazione dello stato di diritto. Dopo quasi una settimana di proteste popolari, in Iran, alcuni fonti parlano di più di 200 morti vittime delle forze della repressione. Le opposizione interne al regime vengono sempre accusate di essere finanziate dall’estero, giustificando ogni violazione. E’ doveroso ed urgente mobilitarsi, soprattutto per i valori che vogliono promuovere. Cosa fa il nostro Paese? L’Italia intrattiene rapporti con Paesi quali l’Iran e la Cina senza preoccuparsi delle continue violazioni dei diritti. Beppe Grillo in queste ore ha lanciato, sul proprio blog, un approfondimento sulla realtà cinese, che sembra scritto in prima persona dai servizi segreti cinesi, in cui elenca alcune innovazioni tecnologiche interne che costituiscono nient’altro che nuovo controllo e “repressione digitale” sulla popolazione civile. Come parlamentari chiediamo al governo lo sviluppo di un dossier serio sull’Iran e la Cina, che metta al centro del dibattito pubblico quello che veramente accade in questi Paesi anche in rapporto alla pena capitale e alla tortura. È assurdo che oggi avvengano persecuzioni contro coloro che credono in diverse fedi, come accade in Cina e in Iran. È importante denunciare la violazione delle libertà fondamentali che avviene in Cina, in Iran e in altri Paesi anche in rapporto ai bambini. Spose bambine, violenze sessuali e abusi continui sono uno scempio e presenterò un’interrogazione su tale orrore internazionale. Ringrazio il Partito Radicale e Nessuno tocchi Caino che insieme al mio gruppo, Fratelli d’Italia, rappresentano le uniche forze politiche che continuano a produrre analisi e monitoraggio di ciò che accade in questi Paesi. Gli elogi del governo italiano nei confronti della Cina non sono nient’altro che il risultato degli accordi economici che il nostro governo ha intrapreso con la Cina. Si chiudono gli occhi di fronte alla repressione per non creare imbarazzo con quei Paesi con i quali si è deciso di commerciare e intraprendere iniziative economiche, come con la Cina e l’Iran”.

L’avvocato Elisabetta Rampelli ha ricordato tutte le battaglie che l’Avvocatura nazionale italiana sta sostenendo in solidarietà con le colleghe giuriste in Iran perseguitate dal regime e rinchiuse in carcere.

A concludere i lavori la giovanissima rappresentante dell’Associazione dei Giovani iraniani in Italia, Karimi, che ha ribadito: “Nel mondo ci sono cinque stati che applicano la pena capitale anche nei confronti dei bambini. L’Iran è un campione di violazione anche se analizzato in rapporto all’infanzia. Il popolo iraniano è vittima della repressione da decenni. Attualmente, la popolazione dell’Iran è stremata e risultano esservi più di 220 morti, 3000 feriti e siamo a conoscenza di alcune strategie della repressione iraniana, con agenti che si stanno recando negli ospedali per imprigionare e portar via i feriti che hanno partecipato alle manifestazioni. L’Iran sta bloccando il collegamento ad internet e l’accesso ai social media perché sa che i giovani iraniani denunciano ciò che sta accadendo e tali istituzioni non vogliono che arrivi all’estero quello che accade nel Paese. Abbiamo notizie di agenti che entrano nelle abitazioni private, sequestrano e arrestano tutti coloro che vengono identificati come critici nei confronti del regime. L’Iran sta procedendo con queste politiche perché teme per la propria sopravvivenza. La maggior parte delle vittime di queste manifestazioni sono minorenni e giovani iraniani che chiedono libertà e democrazia. Noi chiediamo al governo italiano un sostegno concreto alla popolazione dell’Iran, anche con l’apertura e la diffusione dell’accesso alla rete internet”.

Inoltre, durante i lavori si è ricordato che nel Paese si stanno diffondendo delle catene umane attorno agli ospedali per far in modo che le forze della repressione del regime non entrino all’interno delle strutture ospedaliere per portare via i feriti, facendoli sparire nelle carceri del regime.

La stampa occidentale non può e non deve chiudere gli occhi di fronte a tale tragedia umanitaria. Nessuno tocchi Caino e il Partito Radicale continueranno ad affermare le ragioni dello stato di diritto e dei diritti umani.

Aggiornato il 21 novembre 2019 alle ore 13:03