“Cervelli” di ritorno, la metà lascia di nuovo l’Italia

Dopo il rientro in Italia, una nuova ripartenza. È il destino dei “cervelli” nostrani. Settemila su quattordicimila, sono tornati negli ultimi otto anni nelle università e negli enti di ricerca nazionali. Dopodiché, hanno lasciato il Paese per riapprodare negli atenei dell’Europa del Nord. L’indagine del Gruppo Controesodo sostiene che dal 2011 al 2017, monitorando i numeri dell’Agenzia delle Entrate, ogni anno sono rientrati in Italia duemila lavoratori altamente qualificati.

Si tratta di professionisti “con requisiti di elevata specializzazione, in possesso di un titolo di laurea e hanno maturato un’esperienza lavorativa estera almeno biennale o hanno conseguito un titolo di studio di livello accademico all’estero”. Dal 2012, dei duemila rientranti sono andati via cinquecento, nel 2013 sono stati 875 i ripartiti. Addirittura, 1.525 fino al 2017, quando il numero di coloro che hanno lasciato per la seconda volta l’Italia ha pressoché pareggiato i nuovi rientri.

Il “nuovo abbandono” dipende da due ragioni: un’ottima opportunità di lavoro e l’abitudine agli ottimi standard occupazionali europei. Per il Gruppo Controesodo sono numerosi coloro che non hanno potuto accedere alle agevolazioni fiscali che i vari decreti hanno introdotto. Un fatto è certo: il reddito medio dei lavoratori altamente qualificati è alto. Lo certifica il ministero delle Finanze. Si parla di 102mila euro lordi nell’anno fiscale 2017.

Aggiornato il 20 novembre 2019 alle ore 13:03