Hong Kong, scontri tra polizia e studenti al Politecnico

Alta tensione ad Hong Kong. Dopo due giorni di scontri, tra bombe incendiarie e gas lacrimogeni, la polizia ha circondato il Politecnico, una delle più importanti università della città, occupata dai manifestanti. La polizia ha registrato un totale di 38 feriti, di cui 5 in condizioni gravi, secondo il bilancio stilato dalla Hospital Authority. Sono invece 18 le persone segnalate in condizioni stabili, mentre 6 sono state dimesse. Un totale di 24 persone, invece, sono state ricoverate tra la mezzanotte e le 7.30 del mattino locali, e tra questi c’è anche un uomo di 84 anni.

La polizia di Hong Kong ha lanciato l’appello alla resa agli studenti arroccati nel campus del Politecnico, invitati a deporre le armi e a uscire in modo ordinato. Tutti, ha assicurato un portavoce in una conferenza stampa in streaming, saranno arrestati perché “sospettati di rivolta” in vista degli accertamenti del caso. Dall’inizio delle proteste di giugno, la polizia ha arrestato 4.401 persone, di cui 3.395 uomini e 1.096 donne, in età compresa tra gli 11 e gli 83 anni. La polizia ha reso noto di aver arrestato da venerdì a domenica 154 persone, di cui 51 solo domenica qualificatesi come personale medico, paramedico e giornalisti.

Intanto l’Alta Corte di Hong Kong ha dichiarato l’incostituzionalità del divieto dell’uso delle maschere introdotto lo scorso mese dalla governatrice Carrie Lam facendo leva sulla legislazione di emergenza, una norma che aveva suscitato violentissime polemiche. La sentenza dell’Alta Corte, riferisce il network pubblico Rthk, stabilisce la “incompatibilità con la Basic Law”, la Costituzione locale, ed è maturata a seguito del ricorso promosso da 24 parlamentari pan-democratici. L’Alta Corte ha sancito che il divieto dell’uso delle maschere nelle manifestazioni pubbliche, con la previsione del carcere fino a sei mesi in caso di trasgressione, sia incostituzionale perché è una restrizione dei diritti fondamentali delle persone spinta oltre il necessario. In altri termini, “eccede quello che è ragionevolmente necessario da ottenere puntando all’applicazione della legge, alle indagini e alla punizione dei dimostranti violenti”.

Nessuno dovrebbe “sottovalutare la determinazione della Cina nella difesa della sua sovranità e della stabilità di Hong Kong”: così il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang, in merito agli ultimi sviluppi. Secondo il Quotidiano del Popolo, l’organo ufficiale del Partito comunista cinese, il futuro di Hong Kong è al suo punto critico e non c’è “alcun margine” per i compromessi nella “lotta” contro i manifestanti anti-governativi. “Quello che abbiamo di fronte è la battaglia tra la tutela del principio ‘un Paese, due sistemi’ e la sua distruzione. Sulla questione, che coinvolge la sovranità nazionale e il futuro di Hong Kong, non c’è una via di mezzo e assolutamente neanche lo spazio per un compromesso”, si legge. Pechino non esiterà a contrastare qualsiasi tentativo che minacci la sovranità, la sicurezza e l’unità nazionale. “Ogni tentativo che minacci queste 3 linee di fondo e che interferisca o possa sabotare il modello ‘un Paese, due sistemi’ è delirante, futile e destinato a fallire”.

Aggiornato il 18 novembre 2019 alle ore 12:48