Sardine e scatolette

Chissà, mi domando, se gli ideatori delle “sardine” abbiano mai visto o conoscano il dipinto di Francisco Goya dal titolo La sepoltura della sardina, un olio su tavola oggi godibile alla Real Academia de Bellas Artes de San Fernando di Madrid.

Perché di certo, se lo avessero fatto, non avrebbero potuto non notare come in quell’opera venga rappresentata una processione carnascialesca lungo il Manzanarre, il fiume che scorre a Madrid, che termina con la sepoltura di una sardina che però nel dipinto non c’è. Resta tutt’intorno una folla in delirio che urla e si agita in maniera grottesca e allucinata.

La sardina nella Spagna delle guerre napoleoniche allude dunque ad un popolo impazzito e privo di ragione durante il Carnevale, mentre da noi oggi le sardine, quelle che “non abboccano”, e infatti sono pescate a strascico dalle grandi reti che poi le inscatolano sulle navi-fabbrica, sono diventate il simbolo della protesta anti Salvini in un nuovo carnevale fuori stagione. Curioso notare come in questo caso ci si faccia vanto della “massa”, di quella stessa “massificazione” tanto vituperata anche dalla sinistra negli anni Settanta, perché le sardine appunto si muovono in flotte, tutte uguali, indistinguibili le une dalle altre, ma con gli elogi di Adriano Sofri su Il Foglio.

Come nel dipinto di Goya, dove la sardina c’era ma qualcuno poi se la deve essere mangiata, i partecipanti ai “mob” avrebbero dovuto presentarsi in piazza con una sardina disegnata su un cartone. Se anni fa c’erano gli indiani metropolitani, i punk, la pantera, i girotondi o “girotonti” come qualcuno sarcasticamente li definì, i “se non ora quando”, il popolo viola e altri, oggi siamo scesi al livello di un branco di pesci. Segni dei tempi, direbbe René Guénon, ignaro del prossimo raduno del pesce azzurro forse in quel di Firenze, quando vederle a Venezia sarebbe stato senz’altro più indicato – anche se rischioso – perché lì le “sarde in sa’or” sono piatto prelibato e ufficiale della cucina della Serenissima. Personalmente gli auguro di non trasformarsi in partito, perché il Movimento 5 Stelle già a suo tempo ce l’aveva con le scatolette di tonno e le sardine costano meno.

Pesci, insomma, e non d’aprile ma novembrini, più simili quindi a un baccalà ci invitano a ricordare i versi di Gianni Rodari che recitano:

Indovina se ti riesce:

La balena non è un pesce,

Il pipistrello non è un uccello;

E certa gente, chissà perché,

Pare umana e non lo è.

Aggiornato il 18 novembre 2019 alle ore 11:43