Cantone e l’Anac denunciati dall’imprenditore Gentilini

Non esistono zone franche e persone al di sopra di ogni sospetto. Neanche nella mitica Anac di Raffaele Cantone. Se è vero come è vero che un imprenditore, Roberto Gentilini, presidente della Attico Soa spa, lo scorso 19 giugno ha osato presentare alla procura di Roma una denuncia in 11 pagine in cui si adombrano gravi sospetti su un organismo anticorruzione fin qui idolatrato da tutti, a partire da politici e giornalisti. Sotto accusa il meccanismo delle indagini amministrative e segnatamente delle revoche delle autorizzazioni ad emettere certificati Soa, quelli che abilitano altre aziende, non provviste di determinate caratteristiche tecniche e amministrative, a partecipare ad appalti di grosso calibro nella pubblica amministrazione.

Un meccanismo che, a dire del denunciante, non si baserebbe su indagini amministrative accurate che approfondiscano la consistenza delle ipotesi accusatorie già rivolte – nella fattispecie – in sede penale a Gentilini per false attestazioni e corruzione, coinvolgendo l’operato della società, ma su semplici copia e incolla di informative della Guardia di Finanza. Copia e incolla di cui i funzionari Anac hanno talmente “abusato” da sbagliarsi e infilarcene uno preso da un’altra inchiesta su un’altra azienda che produceva attestazioni Soa come quella di Gentilini.

Peraltro il procedimento penale da cui scaturisce l’intervento dell’Anac dopo anni ancora non è giunto all’inizio del processo mentre le indagini preliminari si sono finalmente chiuse lo scorso 18 ottobre. E con due stranezze contenute nella denuncia che gettano ombre sinistre sul personale dell’Anac. La prima è che le aziende beneficarie delle pretese false attestazioni continuano a giovarsi di esse e a nessuno all’Anac è venuto in mente di revocarle loro. Eppure nell’ipotesi di accusa proprio quelle attestazioni asseritamente false avrebbero avuto in contraccambio soldi o altra utilità corruttiva per il Gentilini stesso.

La seconda stranezza è ancora più inquietante: una singola società, la Soathec spa, avrebbe beneficiato, in pochi giorni di quelli seguenti la revoca della possibilità per la società di Gentilini di emettere ulteriori attestazioni Soa, di “ereditare” oltre il 50 per cento delle pratiche di attestazione già in carico alla società interdetta. Con un tempismo davvero inquietante: la prima Pec di richiesta di trasferimento delle pratiche dalla Attico Soa spa – che secondo legge aveva dovuto comunicare “urbi et orbi” proprio nella mattinata del 12 giugno 2018 la notifica del provvedimento di interdizione inviatole dall’Anac – è delle 14 e 37 dello stesso giorno. E entro le 20 e 26 della sera di quel 12 giugno tali richieste erano lievitate a 65. Come se ci fosse stata una vera e propria fuga di notizie. Di quelle 65 richieste ben 46 erano a favore della Soathec.

Nei giorni seguenti alla stessa società migrarono la metà circa delle oltre 1200 pratiche dia attestazione Soa in origine incardinate dalla Attico Soa di Gentilini. Che adesso, senza troppi timori reverenziali per l’Anac e per Cantone, chiede alla procura di Roma di indagare su queste coincidenze e su tutto il resto. Per ora però dai pm romani non è arrivato alcun segno di vita.

Aggiornato il 16 novembre 2019 alle ore 00:01