La maglietta assassina

Ogni qualvolta che mi ritrovo a leggere qualche cosa a firma “femminista”, sono combattuto tra la noia e la verbosità di un loro lessico postsessantottino obsoleto, stanco e stantio, invecchiato su loro stesse e tra la voglia il buttar via il giornale e passare ad altro.

A parte dunque il modo di scrivere da veterosinistra ancora ancorata ai loro vetusti slogan (manca poco che gridino ancora “col dito, col dito, orgasmo garantito!”, coro al quale qualcuno un tempo rispondeva con alcune rime terminanti con “è tutto un altro andazzo!”), parrebbe che adesso il nuovo bersaglio dell’orgoglio femminista antipatriarcale siano le t-shirt con le scritte umoristiche, considerate non solo lesive della dignità rosa, ma addirittura propedeutiche al “femminicidio”.

Si tranquillizzino dunque le “streghe” che “son tornate”, io continuerò ad indossare non soltanto la t-shirt con il simbolo di Batman, che è ovviamente patriarcale, maschilista, sciovinista, machista e forse… dicono anche di destra, ma ne indosso ogni tanto una che gode della mia assoluta simpatia a causa dell’ironia che essa manifesta. Infatti è semplicemente illustrata con due frecce contrapposte, una diretta verso l’alto con su scritto “The Man” e un’altra, diretta verso il basso con scritto “The Legend”. Non mi pare sia offensiva, e se lo fosse, non m’interessa.

Insomma, in questo triste e intristente mondo, affetto dall’incubo del politicamente corretto, tutti si offendono di tutto. Una maglietta con su scritto “Salva un maiale mangia un vegano” susciterà le ire furiose dei più solerti e oltranzisti propugnatori dell’ideologia animalista, e così in qualsiasi altro ambito sociale possibile. È la mancanza d’umorismo e d’ironia – per non parlare dell’autoironia – che sta lentamente uccidendo e corrodendo questo nostro Paese. Tutti si prendono sempre troppo sul serio. Ma questa non è serietà, è essere seriosi, che è cosa ben diversa, perché ricordo che il “ridere, è dell’uomo”. Soltanto l’essere umano ride, ma oggi non più, al limite fa una smorfia per evitare di offendere l’altro, sia mai che lo quereli...

Ah ma no, oggi quelle t-shirt divertenti, allegre, leggere nel loro ricordo estivo, sono accusate d’incitare all’odio, alla violenza, sino all’omicidio. Lo trovo francamente eccessivo, forse sono capi d’abbigliamento al più adatti soltanto a una gita al mare o a una serata a una grigliata con gli amici, ma attribuirgli le colpe di generare morte e distruzione, lo trovo delirante. Ovviamente tutto è partito, come spesso accade, da un tweet dell’onorevole Monica Cirinnà, raffigurante una maglietta sulla quale appare un omino che spinge fuori una sagoma femminile che gli urlava qualcosa nelle orecchie. Senza sapere che, per par condicio, esiste un’altra maglietta versione femminile dove è la donna a liberarsi del marito con uno spintone e con la frase problema risolto. Almeno controllare prima di parlare e soprattutto accertarsi di aver attivato la modalità intellettuale relativa all’ironia.

Non è tutto sessismo e violenza contro il genere femminile, diteglielo, a volte si gioca, si scherza, si ride persino dei nostri piccoli o grandi difetti, di singoli e di coppie. Non c’è sempre soltanto Barbablù appostato dietro la porta di casa come vorrebbe questo nuovo piagnisteo lamentoso femminista del ventunesimo secolo, e le donne, che sono sempre – beh, diciamo spesso via – più intelligenti di noi maschietti questo lo sanno bene. E basta pure con questa “fallocrazia”, che è soltanto “orchiclastia”.

Aggiornato il 05 novembre 2019 alle ore 09:19