Daverio, quando le scuse non servono a niente

Quando ci si esprime in maniera irriguardosa, per di più davanti alle telecamere, nei confronti di un’intera popolazione è una cosa spiacevole. Se questo succede quando sei stato assessore e te lo fanno sicuramente notare, per cui il giorno dopo ti vedi costretto a scusarti pubblicamente, quanto pensi possano valere le tue scuse? Il nostro Paese sta attraversando un periodo di basso impero, e certe presenze sono la prova di tutto questo. La colpa è nostra, non c’è dubbio. Ci innamoriamo di progetti assurdi, per esempio del fatto che importare personalità straniere che possono gestire i nostri beni culturali meglio dei nostri intellettuali italiani sia più sano. Poi questi “sapientoni” arrivano ad insultarci in un momento in cui sono in preda, chissà forse dei fumi dell’alcol, o di qualche nervosismo, o dello stress, e tirano fuori cosa covano veramente verso di noi: odio! Nella migliore delle ipotesi: invidia!

Così dice uno dei più “eminenti” di questi signori che abbiamo messo in cattedra decine di anni fa. Lui preferisce mangiare foie gras e bere champagne, piuttosto che il nostro cibo italiano. Lo ha detto con la bava alla bocca Philippe Daverio al microfono delle Iene, pochi giorni fa aggiungendo: “Ho paura della Sicilia”. La cittadina di Bobbio che lo aveva insignito della cittadinanza onoraria ha vinto grazie al ribaltamento del voto di Daverio che, fregandosene del voto popolare si è messo a parlarne malissimo. Ogni voto costa 51 centesimi e i cittadini hanno pagato di tasca loro questa somma ed hanno vinto attraverso il televoto. Quindi Palazzolo Acreide avrebbe stravinto senza problemi come “Borgo dei Borghi” il Borgo più bello d’Italia.

Ma Daverio ha spiegato il suo punto di vista spingendosi un po’ troppo in là: “Porterò in tribunale il sindaco e l’onorevole perché è un’intimidazione sicula. Non amo la Sicilia. Non mi frega niente, sono spaventato, mi hanno spaventato. Il tono utilizzato in questo affare è un tono di minaccia che fa parte della tradizione siciliana inevitabilmente”. Poi, riferendosi anche ad uno dei dolci più famosi della regione, si rivolge al giornalista delle Iene: “Lo sa perché non mi piace il cannolo? Perché c’ha la canna mozza. Non vede che è mozzato? Dopo si informi”. La giovane Iena educatamente non gli ha risposto, ma mi sento di dire che Daverio non si è reso conto che, data la differenza di età non valeva la pena di parlare di “canna mozza”. Ma non si è interrotto ed ha continuato ancora con il simbolo dell’isola, la Trinacria: “Lo sa cosa è la Trinacria?” ed ha azzardato una parlata sicula imitando un ridicolo siciliano che ad un bambino di quattro anni sarebbe riuscita meglio, fatta apposta perché era chiaro lo sfottimento. Ma apprezzabile lo sforzo, in effetti per quanto gli sta antipatica la Sicilia sembra ne sappia comunque abbastanza.

Può darsi che gli abbia dato fastidio che Sgarbi abbia avuto molto più di lui? Si sarà sentito oscurato al tempo dallo stesso sindaco di Salemi, poi anche assessore regionale, che gli aveva dato il ruolo di bibliotecario che per lui forse non era abbastanza? Ma questa è solo un’idea, forse stava già studiando per qualche ruolo non ottenuto? Magari sperava di diventare sindaco di Palermo dopo Orlando, chissà, se Sgarbi era approdato a Salemi! Perché no, già lui ci aveva dato un’occhiatina da quella Festa di Santa Rosalia del 2010, giusto il tempo di capire che i panini con le panelle sono un orrore e mamma mia come sono kitsch le cassate, le torte setteveli, le paste di mandorla e l’uvetta dentro la pasta con le sarde e finocchi innaffiata con un ottimo Grillo. La parlata simil imitazione sicula, la conoscenza della forma dei dolci, tutta quella evidente acredine, lasciava trapelare del risentimento nascosto dal filmato delle Iene.

Poi sono arrivate le scuse. Ma per carità! Lasci perdere Daverio, ma chi ci crede! Lasci pure le cose come stanno. Non ci interessano le sue scuse. Come dicevamo la colpa è nostra. Siamo in un periodo, piuttosto lungo tra l’altro, di assoluta confusione. Non ci stiamo capendo più niente. Ci siamo affidati a persone che ci trattano a pesci in faccia, ma ci stiamo svegliando. Piano piano magari ritroveremo il nostro amor proprio e ci riapproprieremo di quanto ci appartiene ecco perché lei si sta scusando, perché qualcuno le ha spiegato che le cose stanno così. Lei che è stato assessore a Milano con le deleghe alla Cultura, al Tempo Libero, all’Educazione (questa è bella) e alle Relazioni Internazionali e che dice apertamente, in un momento di sincerità, che adora mangiare foie gras e champagne, punto.

Avrebbe potuto dire che adora il risotto alla milanese, questo lo avremmo digerito. Non ha capito che è su questa buccia di banana che è scivolato signor Daverio. Non sul fatto che lei non ama la Sicilia. Perché molti non amano la Francia e non ci si può far nulla. Ma molti italiani amano la Francia, vanno molto volentieri a Parigi, io stessa. Il mio profumo preferito è francese e lo uso da trent’anni e difficilmente ne farò a meno. Le offese gratuite sono veramente insopportabili e tutti ne facciamo volentieri a meno. Lei è cittadino onorario di un Borgo italiano, Bobbio. Lo ha beneficiato con il suo voto ignorando scientificamente il televoto di altrettanti cittadini “italiani” che pagando 51 centesimi e vincendo numericamente, avevano scelto. Lei ha ribaltato quel voto perché aveva la libertà di farlo e l’ha esercitata. Fino a qui niente da dire perché era a quanto pare un suo diritto. Ma le offese non lo sono, perché lei è stato pagato con i soldi dei cittadini italiani e non le è consentito di offenderli.

La colpa è nostra, dobbiamo scegliere in casa, e non mi riferisco a colori, religioni, etnie, ma a chi nasce e cresce in Italia ed è spinto da un amore reale per il suo Paese, l’Italia, nel fare un certo tipo di lavoro.

@vanessaseffer

Aggiornato il 31 ottobre 2019 alle ore 13:48