Colpe “democratiche”

È più grave uccidere fisicamente un essere umano oppure costringerlo ad esistere nell’umiliazione e nell’angoscia?

Non v’è dubbio che entrambi i casi siano forme di crimine e se sono perpetrati con metodicità a danno di gruppi di cittadini o di popoli interi, allora si tratta di forme di crimine contro l’umanità.

Sono parole pesanti, me ne rendo conto, però non si può negare che i crimini contro l’umanità abbiano segnato il passo in tutte le epoche della storia; nessuna esclusa.

Dalla primordiale vicenda di Caino e Abele, proseguendo senza sosta fino a Hitler e gli ebrei, Stalin e i suoi kulaki, Saddam e i suoi irakeni e via discorrendo senza citare i casi di oggi, noi sappiamo che i soprusi umani non conoscono sosta e che anche il terzo millennio ha esordito confermando tale tendenza; non ammetterlo è un po’ nascondere la testa come gli struzzi.

Continuiamo a essere testimoni e vittime di strapoteri ma oggi, in certi territori in cui si dice che viga la democrazia, molti crimini si sottopongono al lifting dell’esteriorità e invece di proporsi crudelmente attraverso restrizioni fisiche, torture e carneficine, le nuove sopraffazioni non fanno più schizzare il sangue contro il muro, ma annientano con cinica lentezza il cittadino e la sua voglia di vivere.

I nuovi crimini contro la persona si perpetuano anche all’insegna di norme che convalidano non poche vessazioni e si fanno forti di un bene comune che però è millantato e falso.

Il cosiddetto potere politico democratico esprime spesso delle grandi falsità e più si va avanti e più viene ignorato il rispetto del popolo. 

Nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, recita il primo principio della termodinamica ma, ahimè, anziché riguardare la sola scienza, questo principio calza perfettamente anche il tema politico e sociale.

La voglia di sfruttare il popolo non si estingue ma si trasforma e se una volta, meno riguardose dell’esteriorità, le dittature si macchiavano di ingiustizie “rumorose”, oggi certe subdole democrazie pianificano vessazioni che portano la società civile a vivere nell’angoscia, nella paura e nella perdita della fiducia, fino a rendere intrinseco il desiderio di morire, proprio come dimostra l’incredibile realtà dell’aumento dei suicidi.

Opprimere il popolo per il cui bene si dovrebbe governare, è cosa grave, dunque è giusto, molto giusto, che il popolo sappia ingegnarsi per spegnere chi vuole spegnerlo.

Non siamo più soltanto vittime di orribili politici che ci sfruttano per mantenere le loro perversioni … ma c’è dell’altro. Gli accanimenti nei confronti del cittadino non si limitano più a impoverirlo economicamente, ma tendono a svuotarlo d’ogni cosa.  

Certo potere politico che ama definirsi democratico si adopera per pilotare il voto e formare dei cittadini automi di sembianza umana, come per renderli una sorta di “piantagione” nelle sue mani.

Aggiornato il 26 settembre 2019 alle ore 12:49