Eurobarometro: cittadini europei preoccupati per il futuro

Gli europei continuano a non fidarsi dell’Ue. Secondo l’ultimo Eurobarometro, infatti, il 46 per cento degli intervistati afferma di non avere fiducia nelle istituzioni comuni, contro il 44 per cento più convinto. Numeri in miglioramento rispetto al 2018, certo, ma ciò che emerge dall’ultima indagine sondaggistica è una chiara frattura tra i cittadini e le istituzioni europee.

In particolare, i più scettici sono i greci (66 per cento), seguiti da francesi e britannici (56 per cento), e da italiani e cechi (55 per cento). Inoltre, i greci sono anche per la maggior parte pessimisti sul futuro dell’Ue (51 per cento contro 45 per cento di ottimisti), i britannici ci si avvicinano (46 per cento contro 47 per cento), mentre i francesi sono più negativi degli italiani (45 per cento contro 38 per cento), ma entrambi restano perlopiù ottimisti.

Ma il problema principale resta la convinzione dei cittadini europei di non contare abbastanza nei confronti della Unione europea. La pensa così il 68 per cento di greci, il 62 per cento di ciprioti, il 60 per cento di estoni, il 59 per cento di lettoni, il 55 per cento di italiani e il 52 per cento di britannici. Rispetto all’indagine dell’autunno scorso, cambiano anche le priorità: l’immigrazione resta in cima alle priorità per gli europei, ma in calo rispetto al clima e alla disoccupazione. Per l’Italia, l’emergenza è invece proprio la mancanza di lavoro (per il 44 per cento) e la situazione economica che il 76 per cento definisce “molto cattiva”. Nessun dubbio invece sull’euro: lo sostiene il 65 per cento degli italiani.

Eppure, nonostante questa manifestata preoccupazione per il futuro, l’indagine dimostra un forte aumento della percezione positiva dei cittadini dell’Unione europea in tutti i settori, dall’economia allo stato della democrazia. Rappresenta, infatti, la migliore performance dal giugno 2014 (quando l’analisi fu condotta prima dell’insediamento della Commissione presieduta da Jean-Claude Juncker). Le interviste, oltretutto, sono state condotte dopo le elezioni europee (quindi in periodo di grande confusione politica e istituzionale) tra il 7 giugno e il 1° luglio 2019, in 28 Paesi dell’Ue e cinque Paesi candidati.

Tra i principali indicatori, comunque, aumenta la fiducia nell’Ue in ben venti Stati membri, con i migliori risultati registrati in Lituania (72 per cento), Danimarca (68 per cento) ed Estonia (60 per cento), con più della metà degli intervistati che “tendono a fidarsi” dell’Unione, come Lussemburgo (59 per cento), Finlandia (58 per cento) e Portogallo (57 per cento). Al contrario, le proporzioni più basse degli intervistati che confermano d’aver fiducia nell’Ue sono registrate nel Regno Unito (29 per cento), in Grecia (32 per cento), in Francia (33 per cento), nella Repubblica Ceca (36 per cento) e, purtroppo, in Italia (37 per cento).

Aggiornato il 07 agosto 2019 alle ore 13:09