Roma nella morsa del crimine da strada

Al crimine si viene abituati quando si smette l’innocenza. Cinema e tivù ci hanno fatto conoscere assassini d’ogni risma. Con loro l’efferatezza tipica di luoghi lontani, esotici. Così sappiamo che in Colombia e Nicaragua la vita vale davvero poco, che in Messico si preferisce uccidere chi è debole e scomodo, che certe polizie africane non intervengono per le violenze sessuali.

Sappiamo anche che, nella Vecchia Europa, anche i ladri hanno una coscienza, che fino a qualche anno fa evitavano fatti di sangue. Poi è sbarcata cocaina come se piovesse. I giovani hanno iniziato ad abusare e commerciare in anfetamine. Una nuova realtà urbana, una sorta di giungla cibernetica e postmoderna (degna d’un film catastrofico di fantascienza) s’è abbattuta sulle nostre tranquille vite di borghesucci italiani che si accende la tivù interrogandoci su quanto siano vere o pompate le notizie. Quasi che la realtà proiettata sul video (tivù o cellulare) non ci appartenga, che faccia parte del mondo virtuale.

Però Mario Cerciello Rega, 35 anni, è stato davvero ucciso con otto coltellate al cuore, e per recuperare un borsello con 100 euro: era un vice brigadiere ed alle 3 di notte ha abbandonato questa nostra perduta società. Mario Cerciello ha incontrato la morte mentre interveniva in via Pietro Cossa (nei pressi di piazza Cavour) nel centralissimo quartiere Prati. Ad accoltellarlo due cittadini magrebini: avrebbero dovuto restituire la borsa ad una signora, a cui avevano chiesto un “cavallo di ritorno”. Il vicebrigadiere stava semplicemente evitando che la donna subisse l’estorsione dei soldi. I carabinieri del Nucleo Investigativo stanno lavorando senza sosta, ascoltando sospettati e testimoni. Cerciello era nato a Somma Vesuviana, provincia di Napoli, ed era sposato da 43 giorni. In queste ore in troppi ci diranno che la criminalità italiana non è così efferata, che i nostri marioli avrebbero usato mani e spintoni. Certamente è stato spalancato un portone, anzi un baratro.

L’efferatezza dei crimini ha subito accelerazioni imprevedibili. Roma ed altre città italiane sono sempre più insicure. La gente, soprattutto i pensionati, temono che uscendo di casa possano incontrare la morte per pochi soldi, o che la loro abitazione venga occupata da bande di senza fissa dimora. I mezzi pubblici e le strade non sono più consigliabili a donne sole e soggetti deboli, gli ultimi casi di violenza dimostrano che nemmeno le telecamere possono fermare chi non ha nulla da perdere. Mario Cerciello è il martire del nostro tempo folle, in cui l’uomo è tornato a vivere alla giornata, senza progetti né limiti etici e morali. La sua fine fa capolino sulla rete al pari di altre. Gli eventi nefandi vengono centrifugati nel vortice infernale dell’online. E la gente, ormai priva d’indignazione, incapace di tacere e riflettere, considera la morte tra le tante componenti d’un enorme videogioco. Chi inebetito dal villaggio globale non riesce più nemmeno ad indignarsi. Forse è uno zombie. Il vicebrigadiere non doveva morire, e non bisognava lasciarlo solo. Chi gestisce l’ordine e la sicurezza dovrebbe concentrare più uomini nelle operazioni, e perché di queste evoluzioni criminali si sa davvero poco. Addetti ai lavori ci parlano di zone di Roma proibite, di quartieri milanesi consegnati alle nuove criminalità, d’impossibilità di fronteggiare lo spaccio di droghe.

Aggiornato il 26 luglio 2019 alle ore 16:30