Da cittadino a cittadino

giovedì 25 luglio 2019


Ciao, ho pensato di fare qualche riflessione in tua compagnia. Da quanto si sa dalla storia, sembra che l’essere umano sia generalmente stato più cattivo che buono. Nell’epoca contemporanea, inoltre, ha preso ad affermarsi una novità che rende l’amara realtà accennata, ancora più amara. La cattiveria continua ad imperare e in aggiunta, è subentrata una nuova sottile doppiezza. Nel vocabolario del linguaggio moderno, sono state inserite delle parole solenni e altisonanti come etica, libertà, rispetto, giustizia, democrazia, onestà… e simili. Eppure, sembra che non ci si faccia troppi scrupoli a procurare l’infelicità altrui, mascherandola con slogan e parole di eroico livello etico. Giusto per rendere una metafora, non si esita ad offrire di “gustare” una bevanda avvelenata, mentre la si descrive come un elisir di lunga vita.

A questo punto, è opportuno soffermarsi su almeno un paio di aspetti. Il primo è che l’ordinamento pubblico, descrivendosi molto arbitrariamente come affidabile, afferma di porsi il fine di tutelare la vita sociale mentre, in realtà, sfrutta i cittadini in molti modi. In più, accade che l’accennata doppiezza sia talvolta, se non spesso, avallata da leggi e norme “inventate” da istituzioni che, molto impropriamente, usano definirsi democratiche.

L’altro aspetto riguarda il cittadino che, sostituendo troppo spesso la suggestione all’intelligenza, si oppone a certa prepotenza e negligenza istituzionale, protestando in modo del tutto suggestivo e inconcludente.

Il cittadino, insomma, assume in prevalenza due atteggiamenti: o si disinteressa e fa spallucce su tutto, oppure si dà all’inutile chiasso. Alla fine, si comporta esattamente come fa comodo a qualsiasi potere politico che viva nella falsità e nella doppiezza. Fai chiasso? Bene, ti ignoro. Ne fai troppo? Allora ti mando le forze dell’ordine. Non fai nulla? Bene, ottimo!

Tanto nei vertici quanto nella base, le strutture preposte alla gestione della cosa pubblica e politica, continuano ogni giorno con i loro grandi e piccoli soprusi. Assegnano appalti “truccati”, gestiscono enti estorsivi e così via, fino ai furbetti che non vanno a lavorare e fanno timbrare il cartellino da terzi o fino a certi pubblici ufficiali, talvolta in divisa, che “intimano” mance in cambio di multe; e quante volte, nei pubblici uffici, la gente viene trattata con arrogante maleducazione?

Ti rendi conto, caro collega cittadino, della trappola in cui vivi? Quale dannata presunzione può indurti a credere di opporti a tali ingiustizie, facendo dello stupido chiasso o sostenendo dei gradassi impreparati o tenendoti fuori da tutto? Quale dannata intelligenza può farti pensare che la democrazia, ovvero quell’aspetto della politica che dici di amare, possa avere genesi, se non le vai incontro? Pensi che possa esistere la democrazia, se non impari a fare squadra? Credi che basti la suggestione, per difenderti dalla prepotenza di un potere che ti annulla, mentre straparla di etica e si autodefinisce democratico?


di Giannantonio Spotorno