La scuola è una priorità

L’articolo di ieri su “L’Opinione”, dedicato al mondo della scuola, ha avuto dei riscontri che ho potuto constatare personalmente anche grazie ai messaggi e alle telefonate di alcuni amici che hanno letto il pezzo. Insomma, l’articolo intitolato “La scuola va cambiata radicalmente” ha ricevuto un ampio interesse provocando commenti, critiche e sostegni. Ovviamente, è stata una riflessione sulla scuola che non voleva e non poteva essere esaustiva. Anzi.

Ecco perché, oggi, ho deciso di ritornare sull’argomento. La scuola è una priorità per il nostro Paese e merita innanzitutto una volontà politica disposta a investire sul futuro, sugli studenti, sugli strumenti, sulle strutture, sul materiale didattico e sui docenti.

La sfida è tra chi vorrebbe guardare avanti verso chi saprà infondere una maggiore autorevolezza alla comunità scolastica e chi, invece, vorrebbe inasprire il ruolo autoritario dentro la scuola, contro la libertà e contro la democrazia. Qualcuno vuole fare leva sulla paura.

A quale scopo? Contro chi? Perché? La paura può essere un freno che ci rende sudditi o uno stimolo che ci aiuta ad essere responsabili. Del resto, la paura è un sentimento che ci appartiene e può essere per molti aspetti positivo e importante, ma – secondo il mio personale metodo di apprendimento adottato in classe – non può diventare il sentimento che ci domina, ci comanda e che ci fa regredire verso la logica animale, dell’obbedienza al più feroce, al più violento, a chi s’impone con una zampata.

L’aula scolastica non può essere il luogo dove l’autoritarismo gioca la carta del muro contro muro, dello scontro fisico animale, violento, irrispettoso per se stessi, per gli altri e per le regole della convivenza civile. Neppure se ad imporre un clima di paura e di sudditanza è l’autorità.

Ogni professore vive l’aula in maniera intensa e diretta. Tutti. In maniera diversa, ma tutti. Ecco perché, in virtù ormai dell’esperienza acquisita in classe, sono uno stenuo difensore della libertà d’insegnamento e della libertà d’apprendimento. Autorità e autorevolezza sono alternativi tra loro e sono soliti individuare due differenti approcci per affrontare le dinamiche della scuola, cioè della vita: quello dettato dalla legge della giungla e quello che s’ispira al “Libro della Giungla” di Kipling. Nel primo caso, l’aula scolastica diventa il luogo dove vige la legge autoritaria del più feroce, del pesce grande mangia pesce piccolo, del cinismo, del “mors tua vita mea”, del rispetto soltanto per coloro di cui si ha paura o della paura che si trasforma in violenza, in arroganza, in conflitto perenne o in sudditanza; dall’altra c’è l’autorevolezza, che una persona non può darsi da sé, ma sono gli altri a concedere riconoscendola. Anche fuori dall’ambito scolastico, la legge della giungla porta ad assumere due modalità, che sono – poi – anche due comportamenti: quello che conduce alla sopraffazione del più debole da parte dell’autorità o del più spietato e quello in cui tutte le debolezze umane, le varie frustrazioni, le grandi o piccole insoddisfazioni, le ferite interiori, i traumi personali, la mancanza d’affetto o d’amore divengono la base, il terreno arido da cui scaturiscono atteggiamenti violenti, astiosi, prepotenti, rabbiosi, bestiali. Come accade con la piaga del cosiddetto bullismo o, comunque, in molti atteggiamenti arroganti, prepotenti, strafottenti. Tra l’altro, spesso tipici dell’adolescenza. In realtà, la vera debolezza è quella del bullo, che non sa affrontare il peso gravoso delle proprie fragilità e le risolve nel modo più stupido, più facile, più immediato. Diciamolo chiaramente: il ragazzo che si esprime con la violenza è un soggetto debole, debolissimo perché colma le sue fragilità con l’istinto, l’impulso, la rabbia. Però, ricordiamo anche che esiste “la legge universale degli uomini” ed è quella del Libro della Giungla mentre la legge della giungla è quella che vige nel regno animale, dove ci sono predatori e prede, chi divora l’altro e chi ne subisce la ferocia oppure fugge a zampe levate, sempre per paura. La legge della giungla è quella che conduce a chinare il capo di fronte a chi ti minaccia, a chi ti spaventa, a chi ha il coltello dalla parte del manico o a diventare feroce come e più delle belve. Come accade nel regno animale. Ma noi siamo uomini, non bestie. Siamo persone, non animali. Siamo esseri pensanti e non soltanto esseri istintivi, impulsivi, epidermici. Ecco perché continuo a ripetere ogni giorno che, in quanto insegnante, in classe e fuori dall’aula, il mio obiettivo prioritario è quello di trasmettere la “legge universale degli uomini”, come la chiama Kipling nel Libro della Giungla, e di mettere sempre l’amore sopra la paura.

Noi esseri umani siamo Testa e Cuore. Oltre all’istinto, siamo testa e cuore. E la persona davvero forte agisce con testa e cuore. La vera forza è quella interiore. La forza si riconosce dalla sensibilità spiccata, dall’umiltà, dal rispetto per gli altri. La persona coraggiosa non è quella che non ha mai paura, ma quella che affronta la paura e la supera. Ciò che facciamo a scuola, quindi nella vita, non deve essere dettato dalla paura di chi si dimostra più feroce di noi e nemmeno delle conseguenze disciplinari, dalle minacce, dai ricatti di qualsivoglia genere, ma dalla comprensione delle regole assunte, dalla nostra coscienza, dalla responsabilità personale, dall’amore per noi stessi e per il prossimo.

La legge della giungla è quella di una comunità umana involuta e primitiva. Lo sappiamo e l’ho ripetuto più volte: l’autorevolezza può fare molto di più dell’autoritarismo. Sogno una scuola in cui la formazione non sia un ritorno all’autoritarismo, ma il luogo dello spirito critico, della conoscenza, della consapevolezza, della coscienza civile e civica, dell’amore.

Aggiornato il 24 luglio 2019 alle ore 13:09