Cose da giornalisti e imperversatori tivù

“Sapevo che la proposta di occupare lo spazio dopo il Tg1 delle 20 sarebbe andata male anche se Salvini mi avrebbe voluta lì. Tutti i Cinquestelle fino a Di Maio hanno chiesto la mia testa e l’hanno ottenuta”. Maria Giovanna Maglie a Le Belve su Nove. Partiamo da qui. Quando dalla redazione mi hanno chiesto di tracciare un profilo o meglio, tratteggiare la recente onnipresenza mediatica di Maria Giovanna Maglie che imperversa a tutte le ore con la sua rubrica su Facebook Maglie strette e con numerose ospitate in diverse trasmissioni televisive, ero un po’ restia, lo ammetto.

Perché la Maglie mi è sempre piaciuta, della signora mi piace la testa che è indubbio possieda, la capacità di analisi non solo politica, la capacità di sopravvivenza nel lungo termine ai massimi livelli in un ambiente quello televisivo e Rai in particolare che alla lunga non solo ti trita, ti spappola proprio e poi ti sputa lontano per due rimborsi spese di troppo a seconda del mandante-cecchino politico di turno.

Pensavo quindi che fosse difficile disegnarne la chiamiamola “schizofrenia espressiva” che la Maglie dispensa sullo scibile umano in ogni dove, da Greta al Papa, dal fidanzamento di Di Maio alla Brexit, dagli omosessuali alla Boldrini alla Raggi, i sondaggi, le navi, i cani e i gatti.

Insomma, non c’è che dire, l’opinionista professionista la incarna bene, forte anche di quel disprezzo, che personalmente condivido con lei, di quel vomitevole politically correct che per anni ha impedito di dire quello che pensiamo a tutti noi, ad ogni livello e in ogni ambito lavorativo o personale. Si lamenta, la Maglie, che le abbiano negato “la Rai per vecchi”. E ha ragione.

L’Italia è ancora, purtroppo, quel paese dove i giornalisti, veri o anche finti, non si sa più che cosa siano, se carne, pesce, sushi o bollito. La riflessione quindi mi ha portata, più che sul fatto che moltissimi giornalisti che vanno in video non sappiano una parola di inglese e in alcuni casi neanche di italiano che al massimo a una come Maria Giovanna Maglie potrebbero portare il caffè, sul fatto che nemmeno chi fa endorsment dichiarato può ritagliarsi il suo spazio nella tivù di stato. O forse perché lo fa a Salvini come lo fece a Craxi.

La Rai è quello strano pastone per greppie dove i cinque stelle, in preda alla bava rabbiosa dei conquistadores,  dicono “no ai raccomandati in Rai” (ma sì ai miracolati) e  l’Usigrai tuona sul fatto che la Maglie non sia più iscritta all’ordine  dei giornalisti – per mancato versamento delle quote associative – e quindi non può avere diritto ad un prime time tanto importante come la striscia biagiana, costringendola a difendersi dicendo che di certe pratiche amministrative se ne occupava il padre deceduto e che basta pagare per rimettersi in regola.

Per inciso: anche delle mie se ne occupa mio padre e speriamo che non defunga se no non posso più aprire bocca e dargli fiato come per anni, anni e anni hanno fatto la Lucarelli, la D’Urso, la Daniele e molte altre. Come se il tesserino fosse certificazione assoluta di un livello di conoscenza, cultura e intelligenza uguale per tutti gli iscritti, ma non lo è, è solamente indice di un possesso di base di esperienze sufficienti a raccontare la realtà e tuttavia speriamo che lo rimanga, a garanzia di chi riceve le informazioni mediate e interpretate, appunto, dai giornalisti, che sarebbero una sorta di pensatori qualificati da un bollino annuale su un libricino bordeaux.

Concludendo, anche se ormai l’informazione è sempre più on demand e fuori dai canali tradizionali grazie all’avvento dei nuovi media,  anche se  il giornalismo sembrerebbe più che altro intrattenimento al pari di uno spettacolino burlesque o un costumino da influencer al bagno o orripilanti saghe alla Pratiful e per non sentirmi dire che in redazione sono ossessionati dalla strabordante capacità interpretativa della pensatrice qualificata in questione che spunta fuori dallo schermo ogni volta che accendono la tele come la  cinesina capellona del famoso film horror, date uno straccio di programma alla Maglie, così forse tornano in campo i professionisti  e  spariscono le mezze seghe.

Bel sogno.

Aggiornato il 17 giugno 2019 alle ore 14:24