Ergastolo, Mirabelli: “Le nostre leggi sono garantiste”

Il nostro Paese deve modificare la legge sul carcere a vita. In quanto viola il diritto del condannato a non essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. Così recita la sentenza della Corte europea dei diritti umani (Cedu), che in assenza di ricorsi, sarà definitiva tra tre mesi. La decisione riguarda il caso di Marcello Viola, condannato per associazione mafiosa, omicidi e rapimenti, in prigione da inizio anni Novanta.

Secondo Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte costituzionale, intervistato dal Messaggero, “un regalo di civiltà dovrebbe portare, in futuro, al superamento dell’ergastolo: trenta anni di detenzione credo che siano una sofferenza sufficiente. Ma, bisogna riconoscere, che in Italia difficilmente un ergastolano rimane tale a vita. Le nostre leggi sono molto garantiste, soprattutto rispetto ad altri Paesi europei o anche ad alcuni Stati americani”.

Per Mirabelli, “va premesso che di ergastolani ostativi in Italia ce ne sono pochissimi. Nel caso preso in esame dalla Corte europea il condannato non si è mai pentito, nonostante abbia tenuto una buona condotta in carcere. Ora va valutato se questa buona condotta equivalga anche a un pentimento personale, seppure il detenuto abbia scelto di non fornire indicazioni sui complici o sull’organizzazione mafiosa. Altrimenti potrebbe voler dire che i rapporti non sono cessati e che lui è come un buon soldato pronto a tornare al posto di combattimento”.

Secondo il presidente emerito della Corte costituzionale, dopo la sentenza, adesso “spetterà allo Stato decidere di presentare il ricorso, e certamente lo farà rivolgendosi alla Grande camera, diciassette giudici che vengono chiamati a pronunciarsi su casi eccezionali. Se il governo non lo facesse, il verdetto diventerà definitivo entro tre mesi”.

 

Aggiornato il 14 giugno 2019 alle ore 14:57