Il Centro Averroè per il il dialogo interreligioso e i diritti delle donne

giovedì 23 maggio 2019


Magnifica serata quella di ieri a Roma in occasione della terza edizione del Premio “Ambasciatore di Pace” promosso dal Centro Studi “Averroè”. Obiettivo dell’iniziativa è rafforzare il dialogo e la cooperazione tra Europa e mondo arabo, dando impulso a nuove prospettive di pace, sicurezza, sviluppo e rispetto dei diritti umani, sulle orme della visita di Papa Francesco ad Abu Dhabi.

All’evento sono intervenuti accademici, esperti, giornalisti e rappresentanti della società civile, accomunati dall’impegno per il consolidamento delle relazioni culturali tra le due sponde del Mediterraneo. Partner del Centro Studi “Averroè” nell’organizzazione del Premio “Ambasciatore di Pace” è stata nuovamente l’associazione delle Donne Marocchine in Italia-Acmid, che si occupa da oltre vent’anni di favorire l’integrazione delle donne immigrate, offrendo sostegno e assistenza alle vittime di violenze e discriminazioni.

Un premio speciale per la cooperazione internazionale è stato conferito alla memoria di Maria Pilar Buzzetti, una delle 8 vittime italiane del disastro aereo avvenuto il 10 marzo scorso in Etiopia, costato la vita a 157 persone. Maria Pilar era una cooperante del World Food Program, molto impegnata nel continente africano. Il riconoscimento, che è stato ritirato dalla madre Anna Rita Giammetta, intende pertanto onorare la missione di “Ambasciatrice di Pace” che Maria Pilar portava avanti con tanto altruismo e coraggio.

“Ambasciatore di Pace” è certamente Papa Francesco, straordinario costruttore di ponti di dialogo e “Fraternità Umana”, per citare il titolo dello storico documento che il Pontefice ha siglato ad Abu Dhabi con l’Imam della moschea di Al Azhar in Egitto, Sheikh Ahmed Al Tayeb. Durante la cerimonia, sono state discusse le parti più significative del documento, riguardanti la lotta all’estremismo, il dialogo interreligioso e i diritti delle donne.

La “Fraternità Umana” di Papa Francesco e dell’Imam di Al Azhar ha come carattere dominante l’interreligiosità. Il documento impegna infatti tutte le religioni, e non solo cristianesimo e islam, a lavorare insieme contro la violenza e il terrorismo generati dallo sfruttamento delle religioni per finalità di natura politica. Il riferimento implicito, ha sottolineato l’onorevole Sbai, è al fondamentalismo dei Fratelli Musulmani e degli stati che li sponsorizzano, il Qatar degli emiri Al Thani e la Turchia di Erdogan.

L’Imam di Al Azhar ha così firmato il documento a nome e per conto di quella fetta maggioritaria di mondo islamico, non solo arabo, che vuole chiudere con un passato oscurantista e che si è messo in marcia verso il futuro, rappresentato dalla meta della “Fraternità Umana” così come declinata insieme a Papa Francesco.

In tale contesto, l’onorevole Sbai ha ribadito che il dovere principale degli “Ambasciatori di Pace” del Centro Studi “Averroè” è quello di mantenere vivo il dibattito e diffondere una maggiore consapevolezza sulla natura e gli obiettivi dell’estremismo, che ha ormai travalicato i confini del Medio Oriente e punta anche alla “conquista dell’Occidente”.

La recente uscita del libro “Qatar Papers” in Francia illustra con dovizia di particolari l’attuazione del disegno espansionistico dei Fratelli Musulmani in Europa, Italia compresa, realizzato attraverso una vasta rete di moschee, associazioni culturali e imam radicali finanziati dal Qatar.

Sul tema dei diritti delle donne, l’onorevole Sbai ha sottolineato come il documento sulla “Fraternità Umana” definisca “essenziale” il riconoscimento dei loro diritti politici, all’istruzione e al lavoro. In linea con il documento, l’imam di Al Azhar ha poi mosso ulteriori passi in avanti verso il pieno riconoscimento dei diritti delle donne musulmane, esprimendosi in modo critico sulla poligamia e invocando l’adozione di leggi e misure ad hoc a beneficio della componente femminile.

Al riguardo, l’onorevole Sbai ha richiamato l’attenzione sulla necessità di favorire l’accesso delle bambine e delle giovani donne al sistema educativo. La scarsa scolarizzazione femminile è una delle cause dell’attecchimento dell’ideologia dei Fratelli Musulmani in ambito familiare sia in Medio Oriente che in Europa. In Italia, ad esempio, secondo dati ufficiali del Ministero dell’Istruzione, due ragazze musulmane su tre non finiscono la scuola dell’obbligo e sette ragazze marocchine su dieci, tra i 15 e i 29 anni, né studia né lavora.

Dialogo interreligioso, lotta all’estremismo e diritti delle donne: temi cruciali che sono stati affrontati durante la cerimonia di ieri e che continueranno a rappresentare il cuore della missione degli “Ambasciatori di Pace” e del Centro Alti Studi “Averroè”.


di Martina Margaglio