Italia-Polonia: la (vera) storia di un’amicizia

martedì 21 maggio 2019


Alla scrittrice canadese Margaret Eleanor Atwood (il suo primo editore italiano fu nel 1976 Mario Monti per la Longanesi) è sempre piaciuto riscrivere e reinterpretare la storia e la società attraverso nuovi punti di vista: c’è la storia e la vera storia, diceva lei. Poi c’è la storia di come ci è stata raccontata la storia e infine quello che a volte rimane fuori della storia, ma che fa pure parte della storia.

Pensavo proprio a lei l’altro giorno, quando il presidente Mattarella con il collega polacco Andrzej Duda ha parlato di quella Polonia che a Montecassino, tre quarti di secolo fa, vide i soldati del II Corpo d’Armata Polacco di Liberazione donare l’anima a Dio, il cuore alla Polonia e il corpo alla terra italiana.

Sbarcati 75 anni fa in Puglia, dopo una lunga peregrinazione dalla Siberia di Stalin, furono loro a liberare tutta una serie di città italiane lungo il versante adriatico, aprendo il varco al sopraggiungere degli alleati anglo-americani.

Nell’epica battaglia che scompaginò la linea Gustav dell’occupante tedesco, a guidare i soldati c’era il generale Wladyslaw Anders: anche lui dovette fare i conti con una storia arcigna ed anaffettiva che, a distanza ravvicinata di appena pochi anni, lo dipinse come eroe prima e come protagonista imbarazzante dopo (in ossequio agli accordi di Yalta ed alla Guerra fredda), costringendolo all’esilio in Inghilterra ed alla privazione della cittadinanza polacca inflittagli dal governo comunista.

Ma il tempo sa essere galantuomo, e con lui ed i polacchi lo è stato. Sabato scorso, nel cimitero militare polacco di Monte Cassino, il nostro capo dello Stato ed il presidente polacco hanno ribadito a chiare ed inequivocabili lettere che quella dell’integrazione europea è la migliore idea che abbiamo mai avuto nel nostro continente.

E nessuno più dubita che una tessera essenziale di questo complesso mosaico, seppure tuttora in progress, siano stati proprio i polacchi a collocarla: con il sacrificio offerto in una battaglia per futura libertà dei popoli europei.

Tra Italia e Polonia, la storia condivisa è certamente e non da oggi un dato di fatto. Anche sotto il profilo culturale e spirituale: ivi compresi i rapporti ravvicinati fra Chiesa e Stato, con i rispettivi contributi alla vita delle due nazioni. Dall’epoca rinascimentale di Bona Sforza duchessa di Bari e regina di Polonia, all’epopea risorgimentale garibaldina di Francesco Nullo, caduto in battaglia nel 1863 a fianco dei polacchi insorti contro l’occupazione zarista. Per arrivare all’odierna condizione di alleati nella Nato e nell’Ue.

Vero è che la Polonia in secoli diversi ha svolto il compito di antemurale della cristianità. Come non è più un mistero che i soldati di Anders trovassero tempo e modo di andare puntualmente a messa di domenica, fedeli ed in preghiera alla Madonna di Czestochowa, persino in pieno svolgimento di azioni belliche. Come quando miracolosamente respinsero dal 13 al 15 Agosto 1920 l’Armata rossa dei sovietici sulla Vistola.

In Italia – come ha ricordato Mattarella – le relazioni con la Santa Sede sono ottime sotto ogni profilo. Come recita la Costituzione, ciascuno nel proprio ordine, si collabora e ci si incontra sia in sede interna che internazionale nella dimensione culturale, educativa e sociale.

Sentimenti questi, avvertiti intimamente anche in questa cerimonia con migliaia di cittadini accorsi da ogni angolo dei due Paesi: non un soffio, non un sospiro, non un rumore di troppo quando l’orchestra del corpo di rappresentanza militare polacco ha intonato il tema di Papaveri rossi a Monte Cassino: una delle canzoni patriottiche più conosciute dai polacchi (e non solo da essi) in ogni parte del mondo.

Sentimentalismi a parte, anche le realtà istituzionali governative e i passi delle rispettive diplomazie sanno offrire un senso compiuto e non casuale, gravido di eloquente simbolismo. A Varsavia, è Aldo Amati (per la prima volta un bergamasco come Francesco Nullo) che la Farnesina ha voluto in carica come ambasciatore d’Italia. A Roma, sarà prestissimo la figlia dell’eroe di Monte Cassino, Anna Maria Anders, la nuova ambasciatrice di Polonia.

Nel suo accorato ed applauditissimo discorso, la senatrice Anders ci ha raccontato che erano due i sogni di suo padre: la Polonia e l’Europa finalmente libere dalle dittature di ogni colore e l’ardimento del soldato polacco riconosciuto in tutto il mondo. La preveggenza di questo grande condottiero rimane un lascito per le nuove e le future generazioni di ciascun Paese del vecchio continente.

 


di Leonardo A. Losito