Carceri: occorrono risorse straordinarie per sicurezza e legalità

venerdì 17 maggio 2019


Le condizioni delle carceri italiane sono sotto gli occhi di tutti ma se il problema dell’umanizzazione della pena resta un obiettivo incompiuto principalmente a causa dei limiti strutturali, quello della carenza di risorse umane e strumentali costituisce motivo di preoccupazione per lo standard di sicurezza e legalità di cui dovrebbe fregiarsi un Paese avanzato come si pregia di essere l’Italia.

In questo contesto a pagarne le spese è sempre la Polizia penitenziaria, che proprio quest’anno celebra il 202esimo anno dalla sua costituzione. Ai suoi appartenenti si chiede di fronteggiare ad emergenze continue e criticità emergenti. Carenza dell’organico, aggressioni in danno degli agenti e tra detenuti assieme a mezzi insufficienti restano ancora problemi principali che stentano ad essere affrontati con energia mentre manca l’innesto di risorse economiche europee, che nel censurare l’Italia attraverso la propria corte, per lo stato detentivo dimentica l’alto tasso di detenuti stranieri presenti nelle carceri italiane i quali rappresentano oltre il 30 per cento delle presenze.

Per l’Uspp va aperto un osservatorio parlamentare sulle criticità emergenti e conclamate ma anche dirottati i fondi europei Pon per la stabilizzazione del sistema penitenziario italiano. Solo così potrà darsi una svolta alla deriva in cui si sta implodendo il sistema carceri. Misure straordinarie per aumentare la tutela sanitaria e psicologica della popolazione detenuta ma anche in supporto alle donne e agli uomini appartenenti alla Polizia penitenziaria che attendono invano centri d’ascolto per un sostegno concreto al disagio psicologico vissuto per la delicata tipologia di lavoro scolta.

Ciò oltre a risorse umane e percorsi professionali più qualificati, elementi e misure che chiediamo a chi parla di sicurezza senza investire concretamente risorse per garantirla. Non va dimenticato che le forze dell’ordine italiane in Europa sono al penultimo posto tra quelle meno retribuite, fatto che impone in inversione di marcia per dare dignità a chi (silenziosamente e con carichi di lavoro abnormi) è al servizio dello Stato. L’auspicio è che gli impegni del governo e del nuovo parlamento europeo non perdano di vista l’egregio lavoro degli agenti e ne valorizzino il ruolo per migliorare la risposta anche in termini di recupero del reo, elementi che resta sempre uno dei compiti (o forse sarebbe meglio usare il termine sfide) affidati alla Polizia penitenziaria. Lavoreremo per questo e per ridare dignità al personale che con orgoglio di appartenenza rappresentiamo in ogni sede amministrativa, istituzionale e politica.

Il Presidente dell’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria, Giuseppe Moretti


di Redazione