Aborto: questione di libero arbitrio?

giovedì 16 maggio 2019


Mercoledì 15 maggio la governatrice dell’Alabama, Kay Ivey, ha firmato la legge che di fatto mette la bando l'aborto, anche nei casi di stupro o incesto. L’unica eccezione ammessa, è se la madre è in serio pericolo di vita. Per i medici che praticheranno l'interruzione di gravidanza in Alabama sono previsti fino a 99 anni di carcere.

In un twitter la governatrice Ivey ha dichiarato: “Ho firmato. La legge afferma con forza l'idea che ogni vita è preziosa ed è un regalo di Dio”.

Gli ultimi mesi hanno visto il movimento pro-life in gran fermento, sia a livello nazionale che oltre mare: tanto che nei primi 6 mesi del 2019 sono state promulgate 21 leggi che in forma diversa limitano l’aborto negli Stati Uniti. Secondo il Guttmacher Institute, che analizza dati e politiche sulle interruzioni di gravidanza negli Usa, in 28 Stati americani, sono state introdotte leggi che impongono restrizioni sull'aborto; in 15 casi il divieto di interrompere la gravidanza scatta dopo le 6 settimane.

Ora l’Alabama ha firmato la legge più restrittiva d’America in tema di aborto.

Senza voler entrare nel merito delle scelte personali e tantomeno voler fare inutili polemiche tra chi si dichiara credente e chi sostiene posizioni laiche, sarebbe bene fare qualche osservazione. A partire dalla scelta del nome del movimento “Pro-Life”: vuol dire che chi non si trova totalmente d’accordo con la loro posizione è contro la vita? In genere, il dualismo mentale al quale siamo assuefatti presuppone che se non sei pro qualcosa allora sei contro. Ma chi può mai essere, davvero, contro la vita?

D’altra parte è anche vero che le nuove generazioni sono sempre più deresponsabilizzate e troppo spesso l’atto di abortire viene minimizzato al punto da essere considerato un metodo contraccettivo. E questo non è accettabile.

Quindi, da una lato andrebbe fatta una seria educazione sessuale, che responsabilizzi non solo sui piaceri del sesso ma anche sulle sue responsabilità: tutto l’impegno profuso negli anni ’80 e ’90 per combattere la piaga dell’aids incentrato sulla prevenzione e la consapevolezza sta sparendo. Le nuove generazioni hanno un accesso illimitato alle informazioni grazie a internet eppure sono molto più ignoranti. Il sesso sicuro non è più considerato prioritario, anzi. Molti giovani sono anche eccitati dal fattore rischio: rischio che spesso è percepito solo per possibili malattie sessualmente trasmissibili. Quasi mai vengono veramente analizzati gli oneri di mettere al mondo un figlio. Oneri meravigliosi! Ma comunque oneri.

Perché non basta partorire un figlio per essere un buon genitore.

La ricerca scientifica oggi ha fatto passi da gigante nel capire i delicati equilibri che portano allo sviluppo del feto che poi nascerà come bambino. Nell’ultimo secolo la psicologia infantile e la pedagogia stanno svelando tutti i delicatissimi processi e maccanismi che possono influenzare lo sviluppo di un bambino rendendolo poi un adulto sano o con problematiche più o meno evidenti.

A livello generale rimangono quindi alcune domande: ma un bambino che viene al mondo a causa di uno stupro o, peggio ancora, di un incesto subito dalla madre, che tipo di sviluppo psicologico potrà avere? E la madre, non rischia seriamente di avere gravi ripercussioni sulla salute se viene costretta a portare a termine una gravidanza non cercata, non desiderata ed impostale? E se la madre è costretta, il bambino non rischia a sua volta gravissime ripercussioni sulla sua salute?

Attenzione, ci sono donne incredibili che, anche a seguito di un evento drammaticamente traumatico come uno stupro, riescono a vivere la gravidanza con amore verso il feto che portano in grembo e poi sono anche in grado di supportare ed inondare di positività il bambino nato durante il suo percorso di crescita. Ma gli esseri umani, tutti, sono diversi, hanno caratteristiche diverse e reagiscono in modo diverso davanti ad una stessa situazione.

Se una persona sceglie di far nascere un bambino frutto di uno stupro nessuno può contestarla. Ma ci dovrebbe essere lo stesso rispetto per chi decide di non mettere al mondo un figlio nato a causa di un incesto subito.

Perché, in fondo, il nostro mondo, quello occidentale, è fondato sulla cultura (prima ancora che religione) giudaico-cristiana. Ed è il Dio della tradizione cristiana che ha fatto all’uomo il dono più grande di tutti: il libero arbitrio. La domanda più pressante di tutte rimane sempre la stessa: ma come può un qualsiasi essere umano varare una legge che di fatto abolisce quel libero arbitrio (alias la possibilità di scegliere per la propria vita) voluto e regalato agli esseri umani da Dio?

E, provocatoriamente, qual è la differenza fra questa concezione di dio e quella del fondamentalista islamico che si sottomette ad Allah? Se l’Occidente vuole essere il baluardo e l’esportatore della democrazia deve stare bene attento a salvaguardarla in primis a casa propria.

 


di Claudia Diaconale