Il grembiule non fa l’alunno

Il grembiule, secondo un qualsiasi dizionario italiano, è un accessorio che serve a protezione dei vestiti: qualcosa di pratico per non sporcarsi, nulla più.

Ogni scuola, ogni dirigente scolastico, nel pieno di quell’autonomia continuamente invocata ma poco rispettata, scelgono se lasciare i bambini liberi dal grembiule, se invitare i loro genitori a farglieli indossare o più imperativamente obbligarli. Anche in questi aspetti pratici sta la differenziazione di una scuola che vogliamo sia quanto più autonoma proprio per consentirle di offrire metodi educativi diversi, permettendo alle famiglie una più ampia libertà di scelta.

Il vizio della politica è però quello di caricare ogni cosa di faziosità. Così anche il grembiule può diventare un simbolo buono per ogni “ismo”, dal fascismo all’egualitarismo.

Secondo il ministro dell’Interno Matteo Salvini, è simbolo di entrambi: è un segno di “ordine”, “disciplina” e “rispetto delle regole”, ma garantisce pure “uguaglianza”, evitando che i bimbi si confrontino per quel che indossano. Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, che a rigore - a proposito di ordine! - sarebbe l’unico ministro eventualmente competente sulla questione, ha fatto proprio il secondo significato, definendo il grembiule “un elemento di inclusione sociale”.

I bambini, per fortuna, non conoscono ancora le strumentalizzazioni della politica. Sotto il grembiule, per loro, non c’è nulla se non gli abiti scelti la mattina insieme a mamma o papà.

Non saranno i diversivi del ministro dell’interno a distrarli dai loro giochi, ma non va sottostimato, per noi adulti, il ricorso a una comunicazione politica sempre più provocatoria e inconsistente.

Matteo Salvini ha accostato il grembiule addirittura al “senso del dovere”. Mentre in Parlamento si discute di togliere note e espulsioni come strumenti di disciplina, uno dei principali esponenti di governo pretende che quella disciplina venga fornita da un semplice pezzo di stoffa: una toppa alla mancanza di idee politiche, che sarebbe ridicola se non pretendesse di toccare le corde dell’educazione dei nostri figli.

Aggiornato il 07 maggio 2019 alle ore 13:34