Greta e i #gretini

Prepariamoci. Arriva Greta a Roma. E un esercito di “gretini” è già qui ad attenderla sul piede di guerra. Buonista ed ecologica. Al solito pure il Papa Francesco si aggrega. Era inevitabile. Una volta che l’esperimento sovranista iranian-putiniano di cui parla – anzi che dà il titolo al libro – Jacopo Iacoboni, sembra essere riuscito, cioè portare al governo una classe dirigente di incompetenti, presuntuosi, arroganti e con tendenze autoritarie, era attesa una reazione uguale e contraria da parte della sinistra buonista. La quale per reagire ha pensato bene di spingersi oltre.

“Se possono governare i deficienti, allora perché non gli adolescenti di sedici anni?”. E con questo retro pensiero ben saldo, a mo’ di bussola del nuovo che avanza, ecco che qualcuno si è riciclato le battaglie e le certezze pseudo ambientaliste alla Al Gore, ma stavolta mettendole in campo con le belle facce degli alunni delle terze C dei licei di tutto il mondo. E con truppa di complemento nelle migliaia di studenti medi e persino elementari, pronti a marciare compatti insieme ai fratelli maggiori. Se possono governare quelli come Danilo Toninelli o Luigi Di Maio, è il ragionamento, allora perché non mettiamo nell’agone politico anche Greta con gli inevitabili #gretini?

In fondo è l’eterno rincorrere da parte della sinistra le mode del momento. Una volta era la destra che aveva la soggezione psicologica della cultura della sinistra del dopoguerra. Dopo la caduta del Muro di Berlino la tendenza si è capovolta, ora è sempre la sinistra a rincorrere e peggiorare la destra specie sulle tematiche forcaiole, giustizialiste e proibizioniste. Ma anche invertendo l’ordine dei fattori il prodotto non è cambiato, come era ragionevolmente prevedibile. Due pensieri sbagliati e illiberali, uno di destra e uno di sinistra, che fanno a gara nella demagogia, nelle menzogne e nella comunicazione a botte di fake news, sommati insieme non si elidono. Anzi raddoppiano la propria vocazione autoritaria. Con il cittadino medio, moderato e liberale, d’Italia che sta nella situazione di un continuo cadere dalla padella nella brace nel susseguirsi degli inutili cambiamenti di classi politiche al governo. Per cui la sinistra, che fiuta il possibile fiato corto dell’avventura trumpiana e del sovranismo in genere, sta già guardando oltre. Mettendo in campo quegli studenti da sempre manipolabili dai loro professori o genitori. Che, non avendo potuto loro cambiare il mondo nel 1968 e nel 1977, neanche con il metodo brigatista o para tale, hanno pensato bene di usare alunni e discendenti come conto terzisti della rivoluzione.

Quindi adesso c’è questa nuova icona, Greta. La “nina perfecta”. Buona, svantaggiata, coscienziosa, vocazione da grillo parlante. La quale semplicemente afferma – senza mai potere essere smentita - che senza un’inversione di rotta ecologista nel medio lungo periodo il mondo finirà. Fregandosene del fatto che nel lungo periodo saremo comunque tutti morti. Inversione che comporta l’obbligatorio e drastico cambiamento dello stile di vita precedente. Per cui tutti vegani, in auto elettriche e a coltivare la terra invece che a lavorare in ufficio. Una dittatura del proletariato quasi bucolica, per salvare il mondo. Sennò vogliamo finire per caso come sono finiti i granchi intrappolati nella plastica o le tartarughe fotografate morte con la medesima che fuoriesce dalle proprie budella? Una maniera di fare informazione tanto apodittica quanto approssimativa. E quindi un antidoto omeopatico per combattere il sovranismo con le sue stesse armi. Ovviamente in tutta questa battaglia tra titani della disinformazione a rimetterci è il cittadino razionale intrappolato tra leggende urbane ecologiche di sinistra e cliché securitari e vendicativi.

Che poi, a ben vedere, è la classica situazione politica dei Paesi in cui è sparito il centro, che politicamente una volta era incarnato dalla tanto odiata e deprecata, ma assai più educativa, Democrazia Cristiana. Con il centro, ça va sans dire, è svanita anche ogni traccia di equilibrio politico. Oltre che mentale. Un intero continente che ha trasformato gli elettori dei singoli stati in zombie da social media, convinti di saperla lunga su tutto, grafomani e al contempo analfabeti. Sia di andata sia di ritorno. Materiale umano ormai più adatto ai trattamenti sanitari obbligatori che alla psicanalisi o alla psicoterapia. La criminalizzazione della vecchia classe dirigente – e persino della cosiddetta élite intellettuale o culturale – ha fatto il resto. Come reagire, a questo punto, prima che tutto venga travolto da idiozia e irrazionalità come in un brutto film di fantapolitica? C’è anche chi comincia a mettere in dubbio il diritto umano fondamentale del suffragio universale. Perché è un diritto che non incontra un dovere a limitarne le grottesche storture possibili del proprio uso.

Qualcuno, infatti, quanto meno vorrebbe subordinarlo a un esame di idoneità psicofisica da ripetere prima di ogni elezione. Un po’ come si fa con la patente per le persone anziane. Ogni due anni si verifica la facoltà pratica di guidare. Perché anche il voto, così come un’automobile per il singolo, può essere un’arma micidiale se va in mano alle masse popolari sbagliate. La Germania che mandò Hitler democraticamente al potere è in tal senso un punto di riferimento storico ancora valido.

 

Aggiornato il 16 aprile 2019 alle ore 16:58