“The crime of the century”: la chiusura di Radio Radicale

Now they’re planning the crime of the century. Well what will it be?”. Iniziava così la prima strofa di una delle più belle canzoni dei Supertramp. Appunto “The crime of the century”, il crimine del secolo. Che si riferiva al crimine di chi manipola le nostre coscienze e le informazioni. Erano i primi anni Settanta e qualcuno già capiva cosa sarebbe successo quasi cinquant’anni dopo. Come lo capiva George Orwell quando scrisse “1984”. Oggi in Italia “The crime of the century” sta per compiersi, con la chiusura entro un mese circa della emittente Radio Radicale grazie a un provvidenziale non rinnovo della convenzione che da decenni la lega al ministero dello Sviluppo economico e alla Presidenza del Consiglio per supplire a quel servizio pubblico che mai nessuno in Italia si è degnato di fare. Tanto meno la Rai.

L’omicidio è premeditato. E non tanto per spegnere una voce radicale che in ogni caso nelle idee sia pure minoritarie di questo Paese resterà ben presente. La premeditazione di questo omicidio politico sta nel fatto che non si vuole più un’emittente che si prenda la briga di documentare dal vivo “di che lagrime grondino e di che sangue” i cacicchi della nostra politica. E della nostra magistratura. Così come è stato documentato negli ultimi cinquanta anni o giù di lì. È la teoria opposta a quella di Einaudi: “non conoscere per non deliberare, o per deliberare alla cieca”.

Infatti se la gente continuasse a sentire tutti i giorni gli spropositi e gli sfondoni dei deputati della maggioranza attuale, ma anche di quelle future, o dell’opposizione, potrebbe sempre in teoria decidere altro. E decidere meglio. Ma quando non si sentirà più nulla di vero in radio e l’informazione sarà ridotta alla propaganda sui social, più o meno disonesta, più o meno furba, più o meno maldestra, dei soliti noti, sarà molto più facile procurarsi, gestirsi e mantenersi il consenso basato sulle fake news. Cioè le menzogne patologiche seriali.

Senza Radio Radicale, ad esempio, nel 1987 Enzo Tortora non sarebbe stato assolto perché la gente non avrebbe sentito le “puttanate” inventate dai vari Barra, Pandico e Melluso durante le rispettive testimonianze. E non ci sarebbe stata la sollevazione popolare conseguente. Senza Radio Radicale domani poco si saprà del progetto autoritario già in atto nel pianeta giustizia e in quello della democrazia diretta, entrambi sponsorizzati dalla Casaleggio Associati e dintorni. Non sapremo più quali giornalisti stanno nella lista dei buoni e in quella dei cattivi alle varie convention della “setta” grillina, né sentiremo più dalla loro viva voce le idee balzane di Matteo Salvini, della Meloni, ma anche di Zingaretti o di qualche pm d’assalto con velleità politiche.

Gli esempi si sprecano e non c’è bisogno di elencarli tutti, basterebbe pensare alle dichiarazioni in tempo reale di Luigi Di Maio e Danilo Toninelli, per restare al presente, per capire quale sarebbe l’entità della perdita di consapevolezza. Resterebbe quindi una notte nera in cui tutte queste vaccate e vacche politiche resterebbero indistinte nell’oscurità. Ed ecco spiegata la premeditazione di questo “Crime of the century”. Ecco esplicitato anche “what will it be”, cioè “cosa sarà”.

Aggiornato il 15 aprile 2019 alle ore 12:45