Pedofilia, il J’accuse di Ratzinger ha spiazzato il Vaticano

L’atto d’accusa contro la pedofilia nella Chiesa firmato da Joseph Ratzinger agita il Vaticano. Il testo, pubblicato in Italia dal Corriere della Sera, è uscito, contemporaneamente, in varie lingue e in numerosi Paesi, suscitando clamore. Oltre al Corriere, il testo è apparso tradotto anche sul National Catholic Register, una testata assurta a punto di riferimento di quella Chiesa critica nei confronti di Papa Francesco. Un fatto è certo, dai ratzingeriani della prima ora le parole di Benedetto XVI vengono lette come una sorta di “ritorno in campo”. Ma c’è chi non nasconde il proprio fastidio per l’uscita pubblica del Papa emerito.

Con tutta evidenza, in Vaticano nessuno si aspettava il “lancio” globale del testo. La dura riflessione era destinata ad essere pubblicata sul mensile tedesco Klerusblatt “a seguito di contatti con il Segretario di Stato e con lo stesso Santo Padre”, come ha sottolineato lo stesso Ratzinger. Il Vaticano, al momento, ha scelto il basso profilo. Ne è una prova la pubblicazione sull’Osservatore Romano di un articolo riassuntivo del testo di Benedetto XVI.

Sulla vicenda è intervenuto anche Gian Franco Svidercoschi, decano dei vaticanisti, ex vicedirettore del quotidiano della Santa Sede e autore, per Rubbettino, del pamphlet Chiesa, liberati dal male. Lo scandalo di un credente di fronte alla pedofilia. Per il giornalista, “sgorga una prima domanda, obbligata, dopo aver letto le diciotto pagine e mezzo che il Papa emerito ha scritto per un mensile tedesco sulla ‘Chiesa e lo scandalo degli abusi sessuali’. E la domanda è ovviamente legata alle precarie condizioni di salute, salute non solo fisica, di Joseph Ratzinger: Ma è stato davvero Benedetto XVI l’autore materiale del lunghissimo testo?”.

“E, se qualcuno potrà rispondere credibilmente di sì – prosegue –, allora bisognerà porsi una seconda domanda: Ma perché lo ha fatto? Perché non si è limitato a trasmettere questi ‘appunti’ a Papa Francesco? Il fatto che ne siano stati informati, così è stato detto, sia il segretario di Stato, Parolin, sia lo stesso Francesco, non attenua in nulla la gravità di un gesto che, venuto dopo il summit sulla pedofilia, sarà inevitabilmente interpretato come una critica alle conclusioni del vertice vaticano, se non come un attacco a Francesco. Oltretutto, a scorrere lo scritto ratzingeriano, non c’è dentro una sola idea nuova, non una sola proposta, sulla tragedia che sta scuotendo la comunità cattolica”.

D’altro canto, secondo alcuni giornalisti cattolici tedeschi, il testo di Benedetto XVI voleva essere una risposta alla recente decisione dei vescovi di avviare un cammino sinodale in Germania per riformare la Chiesa, includendo il tema del celibato sacerdotale, di cui si è aperto un feroce confronto interno.

Aggiornato il 12 aprile 2019 alle ore 12:54