Dammi il 5(G)

lunedì 18 marzo 2019


“Dammi il 5(G)”! Sì, ma da chi la vogliamo “sta stretta di mano”? Dal popolo con gli occhi a mandorla e dalla civiltà tra le più antiche del mondo, patria di Confucio? Allora, mettiamo un po’ il naso nelle loro faccende casalinghe, dove la nuova tecnologia è già realtà e ha portato il Grande Fratello comunista a controllare pervasivamente la vita di ogni singolo cittadino cinese, tracciato (attraverso software di riconoscimento facciale e una sterminata distesa di minitelecamere installate ovunque in strade, negozi, locali pubblici, uffici, etc.) in tutti i momenti della sua vita, per 24 ore al giorno, negli spostamenti, nello scambio di messaggi, immagini e commenti vocali sul suo telefonino personale. Lo sapete che sulla base di questo spionaggio sfacciato e pervasivo, ma assolutamente legale, i cittadini ricevono dallo Stato dei... “punteggi” che nel caso insufficiente danno luogo a vere e proprie sanzioni amministrative e restrizioni delle possibilità di accesso ai servizi pubblici e della libertà di movimento? Quindi, se.. stringiamo la mano a costoro rischiamo grosso, a causa dell’assenza di controllo democratico dal basso del potere politico cinese. Sapete quanto valgono i dati che noi produciamo per moltissimi miliardi di items ogni giorno? Una fortuna incalcolabile. Come si è già visto.

Infatti, con il “5G”, cose banali come il frigo, la lavatrice, tutti gli elettrodomestici digitalizzati e connessi tra di loro possono inviare nelle sedi più remote informazioni oggi tutelate da stretta privacy sui nostri gusti, tassi di consumo, preferenze sessuali, azioni anche banali che compiamo ogni giorno con le nostre scelte di microeconomia anche domestica, e così via. Ci rendiamo conto che questi algoritmi ci “profilano” come mai era successo nella storia dell’uomo, senza che ci sia data nessuna possibilità di difenderci? E che queste “profilazioni” per moltissimi milioni di “pezzi umani” (come quelli dei lager nazisti, in pratica...) hanno un immenso valore di mercato? È vero o no che rischiamo la dittatura anomica di un potere planetario delocalizzato e inafferrabile, assolutamente “unaccountable” che, cioè, non rende mai conto a nessuno? Uno di questi algoritmi “scemi” pare che abbia disintegrato un paio di aerei ultramoderni negli ultimi giorni, soltanto perché ha escluso l’intervento sostitutivo umano come tentava di fare “Hal” il supercomputer di “Odissea 2001 nello Spazio” . Da fisico matematico, all’inizio degli anni Ottanta anch’io scrivevo algoritmi non banali. Poi, però, ho capito che cosa sarebbe successo di lì a poco: algoritmi e programmi sempre più sofisticati e complessi sarebbero stati prodotti da entità delocalizzate (tipo la “Silicon Valley” che ospita oggi Google, Amazon, Fb, etc), dove l’utente finale è letteralmente schiavo di applicativi che hanno incorporate molte milioni di istruzioni, del tutto ignote e inaccessibili ai più.

L’errore di fondo è molto semplice: gli algoritmi salvavita (quelli che guidano gli apparecchi chirurgici e di indagine radiologica, ematica, etc.) sono indispensabili e neutri. Cioè, non pericolosi. Idem quelli che sostituiscono la fatica dell’uomo nei processi produttivi. Quelli pericolosi stanno “tutti” annidati nei social network, perché orientano e deformano coscienze, disinformano, creano tremende dipendenze, etc., etc. Io mi difendo come posso: non vado su Facebook, non ho Tweet, né Istangram. Limito i danni con un po’ di WhatsApp e le mail, ma scrivo (credo...) solo cose molto ragionate e a pochissime persone. Questo è il mio segreto dell’indipendenza. La soluzione? Investire su un sistema open source, tipo Linus, per software autoprodotti e dinamicamente, pubblicamente evolutivi (le blokchchains registrano e tracciano tutti gli interventi e l’Autore di ognuno di questi ultimi) che vadano a sostituire per semplice volontà degli utenti quelli remoti delle Major della Silicon Valley. Perché non si discute di questo? Linux va bene per la sfida a Windows ma non per quella ai social network? Qui mi chiedo dove sia il “rationale” (fondamento logico, in inglese)?!


di Maurizio Guaitoli