Santi, poeti e navigator

Un aforisma, un commento - Il grande impulso riformatore dei 5S ha modificato persino le più famose sentenze della storia. Da oggi la celebre definizione di Mussolini è cambiata e sarà ‘l’Italia è popolo di poeti, santi e navigator”.

Nonostante chiunque sappia che le differenze fra l’Italia e Gli Stati Uniti, in fatto di dinamismo ed efficienza del sistema produttivo, sono enormi, i 5 Stelle, a coronamento del progetto circa il reddito di cittadinanza, hanno affidato a Mimmo Parisi, docente nel Mississippi, una consulenza dalla quale è spuntato il concetto di “Navigator”. Quest’ultimo dovrebbe, appunto, navigare nei vari territori italiani alla ricerca di possibili posti di lavoro da proporre, poi, ai numerosissimi detentori del reddito di cittadinanza che graziosamente potranno accettare o rifiutare fino a tre volte. Sfugge tuttavia quale sia la presumibile probabilità che i navigator, essi stessi in cerca di lavoro stabile, riescano a trovare posti di lavoro da offrire ad altri.

Il modello di Mimmo Parisi, che ha avuto successo in un Paese, come gli Stati Uniti, pronto da sempre a premiare le innovazioni pragmatiche perché ritagliate sulle effettive esigenze del mondo imprenditoriale, non ha alcun senso, così come si sta costruendo, in un contesto come quello italiano in cui le assunzioni, per l’imprenditore, sarebbero il problema minore se ben altre questioni, come quella fiscale e quella burocratica, avessero le caratteristiche che hanno negli Usa. Da noi inoltre, dopo le grandi migrazioni interne dal Sud al Nord degli anni cinquanta, sussiste, persino in larga parte dei giovani, una forte riottosità a spostarsi in regioni o persino in province diverse da quelle si è nati e cresciuti. Anche per questo i navigator non potranno fare altro che constatare, nei vari territori, ciò che i disoccupati locali conoscono benissimo e cioè la mancanza di posti di lavoro. Oppure, cosa certamente peggiore, constateranno che i posti di lavoro esistenti, anche questi noti ai più, vengono già ora rifiutati per varie ragioni, per cui i detentori del reddito di cittadinanza non faranno altro che rifiutarli nuovamente uno dopo l’altro per ben tre volte, intascando però, per 18 mesi, il sussidio previsto.

A massimizzare l’efficacia del lavoro dei navigator, d’altra parte, non saranno certo le conoscenze richieste dal bando preparato dal Governo, il cui elenco sembra fatto apposta per sottolineare il loro auspicato alto e rilevante ruolo professionale. Così, si richiede una laurea magistrale – quella che si acquisisce in cinque anni di studi universitari - in discipline come economia, giurisprudenza, sociologia, scienze politiche, psicologia o scienze della formazione – manca solo, chissà perché, la Scienza della comunicazione - nonché accurate conoscenze di logica. Quest’ultima è una richiesta davvero singolare, ma forse anche essenziale dato che, per colloquiare con datori di lavoro da un lato e aspiranti lavoratori dall’altro, portatori di esigenze spesso assai diverse e contraddittorie, l’aiuto della logica sarà strategica, se non altro per spiegare il fallimento dei degli interventi previsti.

È infine assai probabile che, sul piano relazionale, fra navigator e assistiti emergeranno situazioni psicologiche quanto mai delicate e potenzialmente tali da vanificare il perseguimento dei fini stabiliti. Si pensi, per esempio, ad un laureato in economia che si presenterà come navigator, con ottimo stipendio, ad un coetaneo, anch’egli laureato in economia, ma disoccupato. Il disoccupato sulle prime invidierà il collega il quale, per prendersi cura di lui, incasserà ogni mese 1800 euro per due anni a fronte dei suoi 780 per 18 mesi ma, poi, potrebbe toccare al navigator invidiare l’assistito al quale avesse trovato un posto di lavoro a tempo indeterminato mentre il suo presto sarà solo un ricordo. Insomma un bel pasticcio che non consente previsioni attendibili se non sul piano della spesa, decisamente notevole. Forse sarebbe stato meglio commissionare, anche qui, uno studio “costi e benefici”. I 5 Stelle probabilmente pensano ai “benefici” elettorali, ma se le cose dovessero andare male forse si accorgeranno, tardivamente, che i “numerini” di cui parlava Luigi Di Maio in merito alle unanimi previsioni economiche, non sono affatto “aride cifre”.

Aggiornato il 08 marzo 2019 alle ore 12:02