Quale futuro?

giovedì 28 febbraio 2019


Lasciatemi fare un po’ di filosofia o di preveggenza; scegliete voi. Per quanto mi sforzi di capire, mi chiedo che razza di presente abbiamo costruito. Parlo di noi italiani, anche se certe tendenze vanno oltre i nostri confini. Sembriamo innamorati di tutto ciò che è illusorio, fallace, inutile, debole e di breve durata. Siamo come ipnotizzati dai beni voluttuari, dall’estetica, dai soli anni della giovinezza e da ciò che dura poco e che deve abbandonarci. Facciamo finta che l’alternativa sia tra bellezza o intelligenza; cosa scegli?

Viviamo all’insegna dell’immediato e anche se ispirati alla cristianità, sembriamo negare ogni richiamo alla vita eterna che la stessa scienza inizia a scoprire. Informazione, pubblicità e politica propongono spesso l’effimero, mentre l’ignoranza aggredisce la cultura e la diffidenza passa per concretezza e senso pratico. Ispirandoci alla “Volpe e l’uva” di Fedro, preferiamo dichiarare inutile ciò che non sappiamo fare.

Smorfie, facce idiote, balli psicotici, offerte da cogliere subito perché scadono domani e ogni altra beffa, sono ormai l’indistinta pubblicità di tutto. Creme per l’eterna giovinezza, vitamine in cocktail usate dallo stesso “Superman”, novità e prodotti che vantano “onnipotenze” d’ogni tipo.

C’è differenza, per esempio, tra pagare una cosa dieci euro, oppure 9,99? Possibile che la pubblicità, ogni giorno più idiota, ci “conquisti” con le cretinate che propone? Che dire poi delle balle della politica? O di quelli che avendo perso, la mettono giù come se hanno vinto? O dell’informazione che vuole formare? O della cultura che vuole ergersi sulla suggestione e non sulla conoscenza?

Il bisogno di certezze vuole punti di riferimento fondamentali, ma noi acclamiamo il fittizio e banale. Forse, sono possibili due ordini di previsione. Uno è che il mondo vada proprio a finire malamente, l’altro è invece che si stia preparando un futuro in cui quello che crediamo d’aver capito, scienza a parte, non conta nulla; insomma, ciò che mettiamo in scena per il futuro prossimo, sembra non avere senso per il futuro remoto. Magari stiamo correndo verso una realtà in cui sapremo finalmente capire; ma intanto paghiamo care certe convinzioni errate. Cambia tutto e nulla sarà come lo conosciamo.

Nel futuro c’è il teletrasporto, la telepatia come scienza e non come fenomeno, la facile reversibilità tra materia ed energia, la mente che rende corporeo il ricordo e l’essere umano dotato di impensati poteri nuovi. Forse il tempo non è mai stato lineare, con un passato e un futuro, ma solo presente e forse, nessuna fatica farà più parte della nostra vita. Tutto meraviglioso, ma la negligenza con cui ci siamo messi ad aspettare quel futuro, renderà terribile la transizione. C’è chi già lo pensa e chi no ma, pur soffrendo molto, alla fine ce la faremo tutti!


di Giannantonio Spotorno