Commedia di stato

Un uomo di mezza età si presenta all’ufficio di collocamento per richiedere la carta magnetica (la “card”) che dà diritto al Reddito di Cittadinanza. Dopo una non breve attesa, viene ricevuto.

L’impiegata: “Prego, si accomodi”.

Il richiedente: “Grazie , è qui che posso ritirare la mia card?”

L’impiegata, sorridente: - Certo, mi dica, come si chiama?

Il richiedente: “Giangirolamo Brugnoletti, nato a…”.

L’impiegata lo interrompe, sorridendo ancora: “Basta così, sa col computer…”. E digita nome e cognome del richiedente.

Il richiedente tira un sospiro, guarda un calendario appeso alla parete e attende.

L’impiegata: “Ecco fatto, signor Brugnoletti, le confermo che lei ha diritto alla card”.

Il richiedente: “Meno male, con tutti i documenti e le domande che ho dovuto fare…”.

L’impiegata: “Bene, bene, ora gliela consegno, Solo un attimo per validarla”. Si alza e torna poco dopo con la card in mano. La porge al richiedente che sta per afferrarla ma la ritira subito, smettendo di sorridere e assumendo un’aria seria, quasi severa: “Lei sa che dovrà fare buon uso di questo aiuto che le dà lo Stato, vero?”

Il richiedente aggrotta le ciglia, sorpreso e un po’ preoccupato: “O dio! Cosa vuol dire?”

L’impiegata torna a sedersi e torna a sorridere: “Non si deve preoccupare. Lei dovrà solo stare alle regole”.

Il richiedente la interrompe: “Regole? Quali regole? Io ho saputo da mio cugino che, secondo lui, avevo diritto a questa card, ma non mi ha parlato di regole”.

L’impiegata: “Beh, si tratta solo di alcune cose che, con questi danari, non si possono comprare.

Il richiedente: “Vuol dire che non sono soldi veri?”

L’impiegata accentua il sorriso che diventa quasi una risata: “No, no, stia tranquillo, sono soldi veri ma lo Stato, giustamente, non vuole che lei li spenda per cose futili o dannose come, per esempio, il lotto”.

Il richiedente: “Ma a me non pare giusto. Perché lo Stato vuole impedirmi di avere un colpo di fortuna e diventare ricco?”

L’impiegata: “Vede, caro signore, la card contiene soldi dei contribuenti e anche loro non sarebbero contenti nel vedere che lei va a giocarseli al lotto. La card è stata studiata per aiutare le persone ad assicurarsi i beni necessari, come quelli per l’alimentazione...”.

Il richiedente la interrompe di nuovo, un poco innervosito: “Ma se io una sera decido di cenare con poca roba per poter giocare un paio di Euro al lotto, cosa importa al contribuente?”

La porta dietro all’impiegata si apre e fa ingresso un uomo, ben vestito e dall’aria austera, con un fascicolo che deposita sul tavolo.

L’impiegata: “Ah, ecco, ho l’occasione di presentarle il nostro direttore che, sa, fa parte del CoCoSAL…

Il richiedente: “Il CoCo che?”

L’impiegata, lanciando un’occhiata deferente al direttore: “Il CoCoSAL, cioè la Commissione di Controllo sugli Acquisti Legittimi”.

Il direttore tossicchia e pronuncia un “piacere” quasi inudibile, mentre il richiedente rimane seduto, con la bocca semi aperta, francamente sbalordito “Vuol dire che c’è una commissione che spierà i miei acquisti?”

Il direttore abbozza un leggero sorriso di circostanza e, sistemandosi la cravatta, interviene con sussiego: “Caro signore, lo Stato non intende agevolare la cattiva condotta di chi avrà questa card e, dunque, niente gioco, niente sigarette…”.

Il richiedente: “Anche le sigarette? Ma se una volta lo Stato dava 150 lire ai militari di leva proprio per le sigarette quotidiane…”.

Il direttore: “Già, ma erano altri tempi, ora lo Stato si preoccupa della salute dei cittadini”.

Il richiedente:”Allora potrò almeno farmi una dentiera. Mi mancano molti denti…”.

Il direttore guarda l’impiegata: “Questo è un punto poco chiaro. Signorina, dia un’occhiata al manuale delle spese eticamente sostenibili”.

Il richiedente: “C’è anche un manuale etico?”

L’impiegata: “Sì, glielo consegnerò assieme alla card. Lo legga scrupolosamente e tenga presente che verrà aggiornato ogni sei mesi. Sa, i prodotti e i servizi oggi cambiano in fretta. Ora comunque lo consulto io per lei”.

Il richiedente “Molto gentile, ma, alla fine, quante e quali cose potrò comprare e quante e quali no?”

Il direttore: “Stia tranquillo. L’elenco delle cose proibite è lungo ma noi del CoCoSAL stiamo pensando di pubblicare un manuale più semplice e più breve che conterrà solo le cose che si possono comprare, che sono molto meno numerose”.

Il richiedente: “Ah, meno male” Poi abbassa lo sguardo e si guarda le unghie, come non avesse capito qualcosa ma non avesse il coraggio di chiedere ulteriori precisazioni. Poi si fa forza e, cercando di tenere la voce ferma chiede: “Avrete notato che sono calvo. Potrò farmi una parrucca?”

L’impiegata e il direttore ridono di gusto, poi il direttore tossicchia e riprende il tono ufficiale: “Ma pretende che lo Stato si preoccupi di questo?”

Il richiedente, con aria abbastanza seccata: “Beh, allo Stato può non interessare ma a me interessa di più che andare al ristorante…”

L’impiegata: “Farà per dire, spero. Perché con la card non si può andare al ristorante!”

Il direttore: “No, non è esatto, signorina. Si può andare nelle piccole trattorie di paese, ma solo quelle dei comuni con al più 20mila abitanti”.

L’impiegata: “Direttore, mi perdoni, forse lei sta pensando alla norma che impedisce ai pensionati che tornano in Italia…”

Il direttore: “Ah già, scusate. Ma, sapete, io sono anche membro CoCoRIPIE, ossia il Comitato di Controllo del Ritorno dei Pensionati Italiani all’Estero. Comunque in trattoria si potrà andare una sola volta al mese, questo è certo”.

Il richiedente “Io abito a Roma, nemmeno un panino al bar posso prendere?”

L’impiegata: “Questo è ancora in discussione. L’orientamento è quello di consentirlo, ma solo se non si prende anche l’aperitivo”.

Il richiedente “Ma come si fa a prendere un panino senza bere qualcosa?”

L’impiegata “Potrà prendere un bicchiere di vino bianco, purché non di grande marca”.

Il richiedente: “Ah. E dove comincia la grande marca?”

Il direttore: “Ogni bar avrà un elenco, aggiornato in tempo reale, dei vini ammessi”.

Il richiedente: “Spero che fra i prodotti ammessi vi siano comunque tutti i formaggi, che mi piacciono tanto…”.

L’impiegata sta ancora vanamente sfogliando il manuale alla ricerca della “parrucca per calvi” ma trova il modo di prendere la parola, mentre il direttore si siede e manipola il suo cellulare: “Sì, i formaggi sono consentiti, purché non siano francesi o svizzeri. Sa, quelli sono prodotti piuttosto cari…”.

Il richiedente interrompe e sbotta: “Ma è proprio perché sono cari che finora non ho potuto comprarli. Speravo che con la card…”.

L’impiegata: “Come le abbiamo detto, lo Stato pensa solo ai beni strettamente necessari per sopravvivere…”.

Il richiedente: “Cioè lo Stato ci vuole vivi, ma non felici…”.

Il direttore posa un attimo il cellulare e si fa seri: “Ma questa è filosofia, siamo pratici…”

Il richiedente: “Già, per via di pratica, potrò qualche volta andare al mio circolo con un taxi se c’è lo sciopero dei mezzi pubblici?”

Il direttore: “Lei ci pone problemi molto speciali, caro signore. Porterò questa faccenda alla prossima riunione del CoCoSAL. La mia opinione è che potrà prendere un taxi, ma per una spesa non superiore, diciamo, agli 8 Euro…”.

Il richiedente: “Via, facciamo 10”.

Il direttore sorridendo: “E va bene, facciamo 10. Ad ogni modo solo se c’è uno sciopero”.

Il richiedente comincia a divertirsi, nonostante l’amarezza che sta provando: “Sentite. Mia figlia è sposata, ha un bambino e abita col marito a Zurigo. Potrò andare a trovarla pagandomi il viaggio in aereo?”

L’impiegata smette definitivamente di sfogliare inutilmente il manuale, lo chiude quasi stizzita e allarga le braccia: “Ma caro signore, il reddito di cittadinanza non è fatto per andare in giro in aereo!”

Il richiedente: “L’avrei giurato. E in treno, potrò andare a Zurigo in treno?”

Il direttore col cellulare all’orecchio: “È un caso che non ci siamo ancora posto ma penso di sì, ma, sia chiaro, in seconda classe”.

Il richiedente: “Eppure so che vi sono voli che costano meno del treno…”.

Il direttore con fare liquidatorio: “Sì, ma è questione di simboli: sa, l’aereo è l’aereo…”-

Il richiedente: “Va beh. Potrò però acquistare un giocattolo da portare al mio nipotino?”

L’impiegata: “Sì, ma solo se è italiano, non cinese”.

Il richiedente: “E se è italiano ma fabbricato in Cina?”

Il direttore: “Altra questione interessante. Avremo da lavorare molto al CoCoSAL. Comunque, lo Stato non vuole che, con la card, si giochi ma non credo pensasse al gioco dei bambini. È un punto che andrà precisato”. Si alza di scatto e se ne va.

L’impiegata abbassa la voce e avvicina il volto al richiedente che, a sua volta, si avvicina. L’impiegata bisbiglia: “L’ha scampata bella, caro mio. L’altro giorno è venuto qui un tizio, avente diritto alla card, il quale, davanti al direttore, ha chiesto se con la card poteva acquistare 100 scatolette di carne, acquisto che è consentito, dicendo che poi le avrebbe rivendute ad altri con lo sconto, in cambio di moneta sonante da usare come voleva. Bene. Il direttore si è messo ad urlare ed ha minacciato il tapino di denunciarlo al COReAP, cioè il Comitato per la Repressione degli Acquisti Proibiti. Quella è gente dura. Avrebbero potuto ritirare la card e rinchiudere in galera il soggetto in questione”.

Il richiedente: “Ma io non ho fatto proposte furbe. Ho solo chiesto se, con la card, avrei potuto togliermi qualche piccola soddisfazione che sogno da una vita”.

L’impiegata, sempre a bassa voce: “Detto fra noi, la capisco. Pensi che una mia conoscente è finita nei guai perché ha dato 10 euro, ritirati con la card, ad un mendicante. E sa perché? Perché il mendicante non aveva il Pos e quindi la spesa non poteva essere monitorata”.

Il richiedente: “Incredibile. Mi dispiace per la sua amica e ancora di più per il mendicante, anche perché almeno lui, con quei dieci euro, avrebbe potuto concedersi un panino con l’aperitivo”.

L’impiegata: “Eh sì, in fondo la card è come la carta annonaria del tempo di guerra, senza la guerra… Comunque, eccola e buona fortuna”.

Il richiedente ritira la card, saluta con delusione e se ne va. Fuori comincia a piovere e lui non ha l’ombrello. “Chissà se potrò comprarmene uno”. E si risponde da solo “Credo di sì, purché non sia firmato”.

Aggiornato il 18 gennaio 2019 alle ore 15:14