Voi “non accogliete”, niente Paradiso

Un parroco fantasioso e irascibile “fa sciopero” proprio per Natale. Invece di dire la messa solenne tradizionale lascia i fedeli avanti a una porta sbarrata della chiesa parrocchiale. Così imparano a farsi governare da un Matteo Salvini che non vuole accogliere i migranti e contravviene agli ordini del Papa.

Un pezzo di Medioevo, un “interdetto” che lasciava città e regioni senza il supporto della Chiesa al raggiungimento di un posto in Paradiso. Ma con quel tanto di modernità che alla “bolla” di “condanna” sostituisce qualcosa che, se non è proprio uno sciopero di protesta, molto gli somiglia.

Ci eravamo abituati a vedere difesi interessi morali (e materiali) della Chiesa con l’intensificarsi del “lavoro” del clero, con un supplemento di prediche, di tridui, di veglie di preghiera. Quel portone della parrocchia sbarrato a Natale ha fatto una certa impressione. Il reverendo conosce l’arte di farsi notare, quella dei gesti clamorosi. Proprio come Salvini. Don Fracassa.

Una novità. Ma anche un ritorno all’antico. I fulmini delle scomuniche di imperatori, di re, di feudatari, gli interdetti a città e territori, erano, in fondo, l’equivalente “ancien régime” degli scioperi del clero, per “ordini superiori” ma con lo stesso risultato di lasciare i fedeli privi del pubblico servizio che li assicurava disponibilità e mezzi per guadagnarsi il Paradiso.

Fantasia di un parroco irascibile. O forse la trovata di un prete desideroso di starsene in santa (?) pace in canonica a riposarsi guardando la televisione. E tuttavia la “meccanica” di questa “protesta”, benché rivestita della “novità” dello “sciopero” e dell’iniziativa nientemeno che di un semplice parroco di campagna, ricorda, come dicevo, l’antico e, forse, prelude al ritorno di un neo-temporalismo, in cui la Chiesa, con le sue “armi spirituali” democraticamente acconciate assume il ruolo di leader di un movimento mondiale del populismo, del pauperismo e dei movimenti delle masse degli indigenti provocati ed evidenziati proprio dall’estendersi ai paesi dell’antica arretratezza e della esclusione dal progresso, del globalismo dell’economia, della tecnica, dei costumi e di una conseguente emarginazione di nuovo genere. Un movimento multietnico e anche multireligioso (e di qui il ruolo temporalistico della nuova Chiesa di Bergoglio).

La religione, la fede, i riti religiosi assumono in un contesto simile la funzione di un servizio pubblico, di una ulteriore colorazione del pauperismo e di populismo mondiale. E l’interruzione dei servizi religiosi più facilmente si può comprendere come uno sciopero e, al contempo, come uno strumento di indirizzo e di disciplina del grande movimento. È questa una mia fantasia? Una forzatura? Può darsi. Intanto, però, sarebbe interessante conoscere quali siano state le reazioni delle “Gerarchie”. A cominciare da quelle del Vescovo locale. Non credo che se ne farà, quale che esse siano, eccessiva pubblicità.

Aggiornato il 28 dicembre 2018 alle ore 17:24