Ztl (Zona Truffa Legalizzata)

Non è proprio “da pazzi” sospettare che molte istituzioni pubbliche compiano il reato di usura o strozzinaggio; anzi, giacché ne stiamo parlando, anticipo la notizia che un rilevante gruppo di avvocati ha stilato una denuncia che sarà sporta a tutte le Procure della Repubblica italiana e dunque segnalata alla stampa, proprio sul reato di usura che sembra recidiva abitudine di istituzioni pubbliche che “maneggiano” denaro dei cittadini.

Tornando alla Ztl, essa è uno degli esempi di come non poche amministrazioni siano dedite ad incamerare quattrini, piuttosto che creare servizi sociali e civici degni di questo nome. Una miriade di automobilisti che si trovano a condurre l’automobile in una città non conosciuta come quella di residenza, incappa inevitabilmente nella trappola.

Molti cartelli che danno avviso della Ztl, sembrano ideati e posizionati col fine di non essere visibili, anche se ci sono; inoltre, sono accompagnati da una quantità di “fameliche” telecamere pronte a fare scattare la prepotenza di un pagamento che raggiungerà la citata miriade di malcapitati, come una mannaia “ornata” di minacce e clausole tanto coercitive quanto esose.

Non intendiamo dilungarci sulla capillare descrizione dei perversi meccanismi della Ztl, ma la includiamo nell’interminabile elenco degli espedienti estorsivi di certe amministrazioni pubbliche; espedienti che, tra l’altro, sono dotati di un cinismo che evidenzia la paranoica psicologia di chi li concepisce e progetta.

La Ztl che chiamiamo qui “Zona Truffa Legalizzata”, può essere considerata una sorta di sottomultiplo del maggiore Ptl, acronimo di “Paese Truffe Legalizzate”. Non è infatti raro che i rapporti con le istituzioni siano caratterizzati dal fine di avvilire i cittadini, di opprimere la loro vita e di utilizzarli come “agrumi da spremere”.

Ci hanno detto, per interi decenni, che le istituzioni pubbliche sarebbero state, come una sorta di mamma, una garanzia per i cittadini, ma non ci hanno mai detto che saremmo stati dei figli di “buona donna”. Sarebbe questa la democrazia? No, assolutamente no; è invece probabile che sia l’espressione moderna della tirannia. La dittatura non punta più alla restrizione fisica di chi non si allinea alle “norme” del regime; il potere istituzionale ha infatti capito che il carcerato è un costo e un’unità in meno da poter “spremere”.

Le moderne forme di dittatura, invece, puntano a chiudere il cittadino nella restrizione di una vita che lo angoscia, derubandolo di ogni serenità e puntano pure ad istigarne l’emotività, fino ad ottenere la sua totale incapacità di organizzare forme ponderate ed efficaci di rivalsa politica popolare. L’ingiustizia è ingiustizia e agli occhi di Dio, non può essere reato criticare la prepotenza, l’ingordigia, l’inumanità, la disonestà e la viltà di apparati istituzionali che si trasformano in oppressori del popolo.

Aggiornato il 13 dicembre 2018 alle ore 11:44