Intervista a Nadia Zurlo dell’Area Equidi della Lav

mercoledì 5 dicembre 2018


Nadia Zurlo, responsabile nazionale Area Equidi della Lav (Lega anti vivisezione) affronta il problema “botticelle”, dei palii e di come lavora da protagonista nel rispetto degli animali.

La questione “botticelle” è un tema di cui sentiamo parlare da anni, ma che non vede ancora una soluzione positiva, non solo per gli interlocutori, ma soprattutto per i cavalli che vediamo, ancora, circolare nel traffico caotico di una città disordinata come Roma. 

Le vetture a trazione animale chiamate a Roma “botticelle”, per la loro funzione originaria di mezzi di movimentazione delle merci, sono oggi impiegate per l'accompagnamento turistico. Il servizio è disciplinato dalla legge 15 gennaio 1992 numero 21, “legge quadro per il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea”, che include, all’articolo 1 comma 2, i veicoli a trazione animale; nonché dal Testo unico del Regolamento capitolino per la disciplina degli autoservizi pubblici non di linea, approvato con deliberazione del Consiglio comunale numero 214 del 12-13 novembre 1998 (l’ultima deliberazione è la 68 del 2011, attualmente in vigore). Tale regolamento prevede, già dal 1998 che i cavalli a fine carriera non possano essere destinati alla macellazione, disposizione applicata in realtà solo molto più tardi. Inoltre, il regolamento definisce le condizioni del servizio e reca alcune disposizioni a “tutela” dei cavalli, minime e anch’esse spesso e volentieri violate. Tra il 2011 e il 2012, le licenze concesse dal comune di Roma sono 44. Oggi dovrebbero essere 32: in questi anni diversi vetturini hanno chiesto la conversione della licenza ed altri non esercitano più l’attività. In linea generale, quasi tutti i conducenti hanno due cavalli, che alternano durante il servizio, quindi dovrebbero essere una sessantina gli animali ancora usati per il trasporto pubblico. I cavalli, di proprietà dei vetturini, sono alloggiati presso le stalle dell’ex mattatoio di Testaccio.

Tempo fa avete fatto un’indagine sulla gestione materiale e la cura di questi cavalli.

Esatto. Una delle prime azioni fatte nel momento in cui sono diventata responsabile nazionale è stata di natura conoscitiva. Ho svolto una piccola indagine per sapere quante sono le licenze, il numero dei cavalli impiegati, dove sono alloggiati e in quali modalità. Ovvero una raccolta di tutti i dati possibili, necessari per avere un quadro sufficientemente esaustivo, ottenuti con una richiesta di accesso agli atti al Comune di Roma e alla Asl veterinaria. E in quel momento abbiamo scoperto una situazione a dir poco caotica nella gestione del servizio, oltre ad una serie di gravi irregolarità. Manca un elenco ufficiale dei cavalli, che è stato ricostruito con difficoltà. Dodici dei cavalli ancora in servizio sono classificati come Dpa (destinati alla produzione di alimenti) mentre, come già citato, il regolamento comunale ne esclude la macellazione a fine carriera. Di un grande numero di cavalli, dismessi dal servizio, si sono perse definitivamente le tracce, mentre risulta inviato al macello nel 2005 “Pallino” diventato il simbolo della nostra battaglia contro le “botticelle”. Le innumerevoli irregolarità sono state denunciate pubblicamente attraverso una conferenza stampa e di seguito agli enti competenti. Nel novembre 2014 il Comando provinciale di Roma del Cfs, congiuntamente al Nucleo investigativo per i reati in danno agli Animali Nirda e alla Asl, effettua un’ispezione presso le stalle di Testaccio ponendole sotto sequestro. Vengono sequestrati anche due cavalli alloggiati nelle stalle, ma non in uso per il servizio delle “botticelle”.  A seguito di questo bliz si è aperto un procedimento penale ancora in itinere, che vede imputati dei vetturini, un funzionario del Comune e un funzionario della Asl. 

Qual è stato il “post” della vicenda, la situazione ad oggi?

Nonostante l’ex assessora all’Ambiente Estella Marino abbia dichiarato che, nell’arco di pochi mesi sarebbero stati disponibili i ricoveri a Villa Borghese, i cavalli continuano ad alloggiare a Testaccio. A questo proposito, vale la pena di ricordare che sono stati spesi un milione e 390mila euro per l’edificazione della maxi scuderia a Villa Borghese, anch’essa posta sotto sequestro a giugno di quest’anno dal Gip Elisabetta Pierazza, su richiesta del Pm Michele Nardi. Gli indagati sono sette, accusati di abuso edilizio. I poveri cavalli si trovano tuttora a vivere in condizioni inidonee. Le stalle di Testaccio non hanno spazi esterni, di conseguenza i cavalli, dopo una giornata di lavoro nel caotico traffico romano, non possono godere di qualche ora in condizioni più vicine a quelle naturali. Vengono chiusi nelle singole rimesse e lì passano il restante tempo prima di tornare a lavoro. Si tratta di una vita totalmente deprivante, e solo chi conosce bene la natura di questi animali può comprendere appieno la loro sofferenza, soprattutto mentale. I cavalli sono animali sociali e anche questo bisogno primario non è soddisfatto in alcun modo, perché ciascuno di loro passa la vita attaccato alla carrozza o da solo in stalla. La noia, la costrizione all’immobilità per ore e ore, la mancanza di stimoli naturali e la privazione della socialità, rendono l’esistenza di questi animali critica. 

È del 25 luglio l’annuncio della sindaca di Roma Virginia Raggi relativo all’approvazione in giunta del nuovo regolamento sulle “botticelle”.

Sì, è stato modificato il regolamento e attualmente è in fase di approvazione.

Le “botticelle” dovrebbero essere tolte dalle strade di Roma per essere confinate nei Parchi.

Si, la grande novità del regolamento è proprio questa. Una disposizione che, dal punto di vista dei cavalli, cambia molto poco. Perché saranno sempre cavalli lavoratori che continueranno ad essere schiavi dell’uomo. È ovvio che una persona come me e un’associazione come la Lav con una forte impronta antispecista non possa essere soddisfatta. Però, ragionando in termini più strategici, è indubbio che una disposizione così non sia ben vista dai vetturini che sono già in fermento e minacciano futuri ricorsi al Tar, perché il loro lavoro è stato sempre per le vie di Roma, mentre nei parchi sarà molto più difficile esercitarlo.

La posizione della Lav e delle tante migliaia di cittadini che hanno firmato il vostro appello è di abolire il servizio.

Per dare maggiore impulso alla nostra lotta, nel dicembre del 2015 abbiamo presentato con Animalisti italiani, Avcpp-Io libero, Enpa e Oipa, una proposta di deliberazione di iniziativa popolare, intitolata “Divieto di esercitare servizi di trasporto a trazione animale e l’attività delle “botticelle” – Tutela dei cavalli e riconversione delle licenze in altre attività di trasporto”, firmata da oltre 10mila cittadini romani. Dopo tre anni di pressioni per la sua discussione nell’Assemblea capitolina e nonostante la promessa elettorale del M5s di abolire le “botticelle”, il 3 maggio di quest’anno la proposta è stata respinta a causa del parere negativo espresso dall’Avvocatura comunale. L’8 maggio è stata presentata la Delibera del M5s per le modifiche dell’attuale regolamento a disciplina degli autoservizi pubblici non di linea. Al momento ha avuto parere positivo dalle commissioni Ambiente e Mobilità.

Vogliamo dire chi sono gli organi preposti al rispetto della normativa: Vigili urbani e Asl. Nell’emergenza noi cittadini come possiamo agire? 

La Polizia municipale in primis, ha il compito di fare rispettare il regolamento. Per quanto riguarda il controllo interno c’è la commissione veterinaria. Ma per strada chi deve rispondere ai cittadini sono i vigili. È ovvio che un agente della polizia municipale possa non avere le competenze per capire se un cavallo sta male, ma se c’è una violazione o anche solo un dubbio sulle condizioni fisiche di un cavallo, può chiamare a supporto il veterinario della Asl. Ma ripeto deve intervenire, ne ha l’obbligo. Io, comunque, consiglio i cittadini di riprendere con il loro cellulare per prima cosa il numero della botticella poiché sono tutte numerate e al numero corrisponde la licenza quindi si può risalire al vetturino) e riprendere l’infrazione. Ad esempio, il cavallo che va al trotto o il cavallo sofferente, oppure una carrozza sovraccarica. Con questo documento si può segnalare l’illecito direttamente alla polizia municipale o anche alle guardie zoofile, più difficili da incontrare in quanto costituiscono un corpo volontario.

C’è un regolamento o altro a cui il cittadino può far riferimento per poter rendersi conto di un’infrazione in atto? 

Il regolamento è facilmente consultabile sul sito del Comune di Roma. Basta inserire “Disciplina degli autoservizi pubblici non di linea della città di Roma” e, nella parte relativa alla trazione animale, troviamo tutte le norme. I cavalli devono andare al passo e non al trotto. Non può esserci la persona a cassetta ovvero accanto al vetturino. Mentre, per i limiti di temperatura d’estate, dobbiamo leggere il tipo d’ordinanza che viene emanata annualmente in comune. Da un po’ di anni sono state emanate delle ordinanze che citano le temperature massime entro cui il cavallo può lavorare. Purtroppo, sottolineo, che non è mai presa in considerazione quella che è la temperatura percepita. Quindi sono sempre delle disposizioni che lasciano i cavalli privi di una vera e puntuale tutela. Caldo, vento, pioggia. Stiamo parlando di animali, esseri senzienti, che devono lavorare come se fossero delle macchine. Bisognerebbe capire realmente come possa incidere un solo grado in più o in meno su di loro e soprattutto capire effettivamente quanto siano davvero felici di fare quel tipo di vita. Aggiungo, che spesso si tratta di cavalli che, per la maggior parte, provengono dall’ippica, sono ex trottatori che vengono riciclati a fine carriera sportiva per questo tipo di attività. Il nuovo regolamento comunque dovrebbe escludere i trotter a favore di razze più robuste, ma questo non sposta di un millimetro la nostra posizione abolizionista. 

Per quanto riguarda i palii, si tratta di tradizioni che permangono purtroppo e che sovente hanno esiti infausti per i poveri animali utilizzati. A che punto siamo? C’è un processo in itinere sulla consapevolezza della pericolosità di queste attività?

La situazione, purtroppo, è critica perché si tratta di un fenomeno molto diffuso su tutto il territorio nazionale. Secondo un censimento del Mipaaf sono circa 400 le manifestazioni cosiddette “storiche e culturali” in tutta Italia. Ma il numero è sempre variabile. Parliamo di corse con equidi che non rientrano nei circuiti ufficiali sportivi. Pertanto, sono disciplinate da un’ordinanza del ministero della Salute in vigore dal 2009, che quale prevede una prassi di tipo autorizzativo (ciò che deve fare ciascun comune per autorizzare correttamente la manifestazione) e poi un allegato con le disposizioni di sicurezza per i fantini, gli equidi e per gli spettatori. Ricordo che questo tipo di eventi, per come vengono realizzati, cioè in luoghi che non sono preposti alla corsa dei cavalli, presentano notevolissimi rischi. L’ordinanza prevede che alla Commissione di Vigilanza sui pubblici spettacoli presieda anche, oltre un veterinario della Asl, anche un tecnico del fondo, una figura abilitata per la valutazione e la certificazione della pista. Per molti anni cavalli e asini sono stati costretti a correre su asfalto e sanpietrini, senza nessun accorgimento tecnico, e ciò aumentava esponenzialmente il pericolo di scivolamenti e di cadute, spesso mortali. Le misure di sicurezza previste dall’ordinanza sono minime e purtroppo anche facilmente aggirabili, oltre a non poter azzerare completamente i rischi per questi animali. I cavalli continuano a morire o per qualche elemento non previsto o sottovalutato, oppure perché vengono ammessi alla corsa animali non idonei, o per le caratteristiche della pista (come a Siena, alla tristemente famosa curva di San Martino). E i cavalli muoiono anche negli ippodromi.  

Mi riaggancio ad un’altra domanda, esiste una equitazione perfettamente in linea con la natura del cavallo?

Che necessità abbiamo di salire su un cavallo? Lì va a decadere ogni considerazione aggiuntiva. Il cavallo, per essere montato, deve “accettare” l’essere umano. Cioè deve essere domato e addestrato. Di conseguenza per me non esiste un’equitazione compatibile con la natura del cavallo. Come reagiremmo noi a parti inverse. Cioè se un’altra specie animale ci allevasse per poi usarci a suo piacimento, anche se nel farlo non usasse violenza fisica? È evidente che noi non rispettiamo gli animali ogni volta che li obblighiamo a fare qualcosa per il nostro interesse. Non c’è nessuna collaborazione come viene detto tra uomo e cavallo. L’animale viene messo nelle condizioni di fare quello che vogliamo noi. Non siamo più nel Far West e non c’è nessuna necessità di montare un cavallo, per me si può avere un bellissimo rapporto di amicizia senza salirgli sulla schiena. Le persone che dicono di amare i cavalli e intanto fanno equitazione, dovrebbero essere onesti intellettualmente e dire che amano l’equitazione, non i cavalli in sé e per sé. Infatti, per la maggior parte non concepiscono il mantenimento dell’animale senza usarlo. Tant’è che quando il cavallo non è più montabile (perché vecchio o infortunato) spesso e volentieri se ne liberano.

Che ne pensa dell’arte che utilizza carcasse di animali o cavalli imbalsamati? 

Non è arte. Il cavallo è già morto. Quindi che non è stato ucciso per l’evento. Ma sottolineo il significato veramente diseducativo che mercifica il corpo dell’animale e brutalizza, enfaticamente, anche la morte. Morte di un essere senziente che va comunque rispettata. 

Una nota positiva?

Come Lav, con soddisfazione, abbiamo i nostri cavalli salvati da situazioni di maltrattamento, o quelli sportivi a “fine carriera” che nessuno vuole più.  Da due anni i tanti animali che si trovavano presso “Serenity Horse” sono stati trasferiti in un’altra struttura in gestione naturale, dove vivono liberi e felici. Liberi da condizionamenti di qualunque tipo.


di Simonetta Alfaro