I numeri della spesa oncologica

La patologia oncologica in Italia presenta un impatto economico di rilevanza crescente sul sistema sanitario del nostro Paese. Al contempo, e questo rappresenta una buona notizia per noi cittadini, è in aumento anche la speranza di vita legata alla diagnosi grazie anche alla disponibilità di trattamenti sempre più mirati, maggiormente efficaci e con effetti collaterali moderati. Certamente è complicato iniziare un articolo sul “pianeta cancro”, con tutti i risvolti emozionali intrinseci all’argomento, con parole come “impatto economico”. Tuttavia occorre ricordare che sin dal 1992 in Italia ha preso avvio il processo di aziendalizzazione del Servizio sanitario nazionale a seguito del Decreto legislativo numero 502 del 30 dicembre 1992.

La rivoluzione di allora non apparve come una semplice operazione di facciata con la modificazione della terminologia con le Usl trasformate in Asl, ma a questi nuovi soggetti giuridici, le aziende sanitarie, vennero attribuite autonomia decisionale e patrimoniale con l’obiettivo di rispondere a criteri di efficacia, efficienza, economicità e rispetto dei vincoli di bilancio. Pertanto, in riferimento alla sanità non si può prescindere dalla sostenibilità finanziaria del sistema e dall’equilibrio di bilancio pubblico. I progressi fatti dalla medicina, sia in ambito diagnostico che terapeutico, hanno certamente portato dei risultati straordinari in termini di salute per i malati di cancro, dall’altro però sono cambiati e aumentati i bisogni di salute ed i servizi di assistenza per loro e familiari, e ciò ha determinato una implementazione dei costi globalmente intesi.

Se dunque ognuno di noi è ben consapevole che la disponibilità e l’accessibilità alle migliori cure disponibili rappresentano un diritto per i malati di cancro, al tempo stesso è necessario avere una consapevolezza dei costi economici connessi alla cura essendo altresì aumentata la pressione sugli interventi di contenimento della spesa sanitaria, soprattutto su alcuni farmaci, tra cui gli oncologici. Come già scritto, la sopravvivenza media della popolazione italiana affetta da malattie neoplastiche è aumentata nel corso degli anni. Secondo un rapporto Aiom-Airtum sui tumori in Italia (i numeri del cancro in Italia 2015, il censimento ufficiale dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e dell’Associazione italiana registri tumori (Airtum), quinta edizione, presentato il 24 settembre 2015 a Roma nell’Auditorium di Lungotevere Ripa, nel 2015 le persone viventi dopo una diagnosi di tumore erano 3.037.127, ovvero circa il 5 per cento dell’intera popolazione italiana, con una sopravvivenza media a cinque anni dalla diagnosi di un tumore maligno del 57 per cento fra gli uomini e del 63 per cento fra le donne. I tumori costano circa 19 miliardi di euro ogni anno nel nostro Paese. Le uscite per i farmaci equivalgono a 4,5 miliardi (il 25 per cento del totale) con un incremento annuo di 400 milioni.

Il sistema sanitario italiano finora è riuscito a garantire a tutti i cittadini i farmaci anti-cancro innovativi. Dei costi associati alle patologie tumorali in Italia, pari a 18,9 miliardi di euro nel 2015, il 57 per cento è rappresentato dai costi diretti (per assistenza primaria, ambulatoriale, ospedaliera, pronto soccorso, controlli e farmaci) e il 43 per cento è costituito dalle perdite di produttività legate a mortalità, disabilità e pensionamento anticipato. Queste uscite sono destinate ad aumentare, perché il cancro è soprattutto una malattia della terza età. Nel 2017 sono state stimate nel nostro Paese circa 369mila nuove diagnosi di cancro: più del 50 per cento, cioè oltre 184mila casi, riguarda le persone anziane. Tra le nuove strategie terapeutiche in oncologia vi è l’impiego, per tempi prolungati, di chemioterapici e nuove molecole come le target therapies, ovvero dell’uso di molecole che hanno come bersaglio target molecolari variegati, con l’obiettivo di “cronicizzare” la malattia neoplastica attraverso una protratta inibizione della crescita tumorale. I nuovi farmaci antitumorali, associati ai tradizionali chemioterapici, consentono miglioramenti delle guarigioni e della sopravvivenza in percentuali ma hanno anche un peso importante all’interno della spesa farmaceutica nazionale. Infatti nel 2016 hanno rappresentato la prima categoria terapeutica a maggior spesa pubblica con circa 4,5 miliardi di euro.

Questo valore, anche se significativo, equivale solo al 25 per cento dei costi sanitari relativi ai tumori. Ogni anno in Italia il numero di malati oncologici – 3 milioni nel 2015 – cresce di oltre 90mila unità (+3 per cento), sia per la maggiore incidenza collegata all’invecchiamento della popolazione, ai fattori ambientali e agli stili di vita, sia, fortunatamente, per i progressi nella diagnosi precoce e nelle terapie che migliorano la sopravvivenza e cronicizzano la malattia. In Italia la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è più alta rispetto a quella dei Paesi dell’Europa centrale e settentrionale, anche se abbiamo a disposizione meno fondi. La gestione dei costi rappresenta dunque una priorità. Per garantire la sostenibilità del sistema sanitario, la parola d’ordine è appropriatezza. Anche nel settore oncologico si deve procedere all’eliminazione di spese improprie, per rendere più efficiente l’organizzazione dei servizi e migliorare l’assistenza garantita ai cittadini. Uno dei punti critici è rappresentato dal collegamento e dall’integrazione di tutte le fasi del percorso assistenziale.

Costruire un sistema in grado di offrire cura e assistenza sanitarie, coniugando obiettivi di qualità ed appropriatezza a politiche economiche, è un impegno perseguito da tempo dai diversi attori siano essi responsabili della programmazione sanitaria, clinici, associazioni scientifiche o associazioni di cittadini. Attori molteplici perché non basta partire da una corretta analisi della domanda sanitaria, ma si deve anche tener conto del livello di soddisfazione dei pazienti (customer satisfaction) in termini di qualità percepita delle prestazioni e di espressione delle loro volontà. La partita che si sta giocando a vari livelli è importante. Il medico è stretto tra i bisogni del paziente e le esigenze economiche del rispetto dei conti pubblici: pertanto nella attuale realtà economica del Paese è essenziale ed urgente trovare un equilibrio tra la disponibilità di investimenti pubblici nella sanità e la necessità di mantenere livelli assistenziali qualificati a mantenere e migliorare la condizione di salute della popolazione.

Non est vivere sed valere vita est: la vita non è essere vivi ma stare bene.

@vanessaseffer

Aggiornato il 27 novembre 2018 alle ore 16:04