La sanità in piazza domani per la sua dignità

Medici, veterinari e dirigenti sanitari si ritroveranno domani per un sit-in a Roma in piazza Montecitorio. Tutti i sindacati confederali e autonomi dei medici e della dirigenza sanitaria fortemente uniti, come poche volte è accaduto in passato, in una manifestazione per la tutela della sanità pubblica e per la dignità del loro lavoro, per chiedere un finanziamento adeguato del Fondo sanitario nazionale, assunzioni e un contratto di lavoro.

Ed è una aggregazione di professionisti che ha scelto di lanciare messaggi secchi e chiari (finalmente) al Governo ed ai cittadini scegliendo modalità comunicative dirette e che raramente abbiamo osservato in queste categorie abituate a garantire la salute quotidiana piuttosto che a lanciare slogan ad alto impatto mediatico.

Eppure questa volta sembra che i medici siano riusciti nel loro intento dopo quasi dieci anni senza contratto, sottoposti a quotidiane accuse di malpractice, nella stragrande maggioranza dei casi esitate senza condanna, stretti tra crescenti incombenze burocratiche che li distolgono dalla attività elettiva di diagnosi e cura, coperture assicurative dai costi in costante aumento e, perché no, alcuni episodi anche recenti di presunto malaffare che sono stati oggetto di indagini e di misure restrittive della libertà; episodi che, seppure isolati, finiscono per mettere in cattiva luce l’intera categoria gettando ombre fosche laddove invece la buona sanità e le virtù del Servizio sanitario nazionale sono sotto gli occhi di tutti.

Ma al di là degli importanti contenuti della protesta è soprattutto questa nuova modalità di comunicazione che sembra lasciare il segno. Abbandonate per una volta alcune stantìe liturgie di “chiamata alle armi”, sembra che i professionisti della sanità pubblica abbiano imparato a trasmettere le loro idee, magari dopo aver frequentato qualche corso di comunicazione e di marketing. Non si spiega altrimenti l’insieme di variegati manifesti che assomigliano più ad uno Short message service, gli sms che ormai fanno parte del nostro vivere quotidiano, piuttosto che ai tristi ed a volte pedanti comunicati che avevano il difetto di comunicare l’incomprensibile e di comunicarlo in maniera noiosa. Ben venga dunque questa nuova modalità di comunicazione asincrona dove il singolo messaggio, analogamente a quanto avviene con i nostri cellulari, può essere letto in qualsiasi momento successivo alla ricezione. E la lettura dei singoli manifesti è sicuramente di stimolo alla riflessione e consente ad ognuno di noi di sviluppare un pensiero, anche piccolo, magari in parte filtrato da esperienze personali o familiari, ma in grado di farci percepire il livello di rischio che corriamo noi cittadini nel caso di crisi del Servizio sanitario nazionale. Ed allora via con la lettura dell’elenco dei cartelli esposti in piazza Montecitorio da quei medici e da quei dirigenti del Ssn cui manifestiamo la nostra solidarietà e che vorremmo, come semplici cittadini e potenziali fruitori di servizi sanitari (tanto per evitare di definirci potenziali malati) avere al nostro fianco quelle volte che ci aggiriamo più o meno smarriti nei complicati labirinti della sanità:

“Le Regioni ed il Governo latitano e la sanità muore”;

“Un turno al giorno toglie il medico di torno... entro 5 anni corsie deserte”;

“10 anni senza contratto: la nostra pazienza è finita. Contratto subito”;

“SSS: a 40 anni dalla nascita dal pubblico al privato: salvate il SSN”;

“Sono un medico ospedaliero: in 10 anni mi hanno tagliato 36mila euro”;

“Assunti subito, precari mai più”;

“La sanità è malata, aiutateci a curarla”;

“Senza i medici restano solo i miracoli”;

“Contratto, contratto, contratto, contratto subito”;

“Assumere, assumere, assumere”;

“Più risorse per la sanità, meno liste di attesa”;

“Più medici assunti, meno giovani emigrati”;

“Più contratti di formazione, meno medici sfruttati”;

“No ad orari di lavoro senza limite”;

“No a condizioni di lavoro pessime, contratto subito”;

“Non ti rivoltare nella tomba, fallo ora”;

“Abbiamo un malato da curare ed è il più difficile… la nostra sanità”;

“Non è un Paese per giovani ma deve diventarlo”;

“Nei prossimi 5 anni mancheranno 45mila medici e dirigenti sanitari: chi curerà i cittadini”

“2018 fuga dagli ospedali”;

“Colpire la sanità è colpire la salute dei cittadini”.

@vanessaseffer

Aggiornato il 16 ottobre 2018 alle ore 12:58