Solidarietà a “la Repubblica” che raccoglie ciò che ha seminato

martedì 9 ottobre 2018


Non può il nostro giornale fare di certo mancare la massima solidarietà a chi come i colleghi del quotidiano “la Repubblica” sono da mesi oggetto di una vera e propria campagna di aggressione squadristica da parte degli esponenti di governo del  partito fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. E questa è una premessa senza se e senza ma. E vale doppia per l’attuale direttore Mario Calabresi, giornalista buono e onesto intellettualmente.

Non si può però essere ipocriti e non dire – contemporaneamente – ai colleghi di cui sopra che quel che oggi capita a “Repubblica” altro non è che una legge del contrappasso. Per decenni il loro giornalismo ha seminato il vento del giustizialismo, anche come scorciatoia per vendere copie, e adesso raccolgono la tempesta di qualcuno “più puro che li epura”. Sempre in agguato come diceva Pietro Nenni. Nella fattispecie i Cinque Stelle e “Il fatto quotidiano” di Marco Travaglio.

La libertà di stampa, ora che è “la Repubblica” nel mirino, tutti sembrano accorgersi che può venire messa in discussione non da un potente come Receyp Tayyep Erdogan o Vladimir Putin, ma basta persino un Giggino Di Maio qualsiasi. Un ex bibitaro dello stadio San Paolo prestato alla politica. C’era quella famosa poesia che spiegava perché le popolazioni europee non furono difese dal nazismo  da nessuno: perché nessuno prima difese gli ebrei, gli omosessuali, gli zingari, gli oppositori politici e via dicendo. E quando toccò alla gente comune non ci stava più nessuno per prenderne le parti.

La stessa cosa sta accadendo con il gruppo editoriale che fu di Scalfari e Caracciolo. Prima hanno distrutto la piccola editoria togliendo i finanziamenti alle cooperative e ai giornali di partito dicendo che erano inutili perché non vendevano copie in edicola. Anche se poi la “ratio” dei finanziamenti era proprio quella di sostenere il pluralismo delle idee e dell’informazione oltre che migliaia di posti di lavoro. E se ne accorge adesso anche l’Inpgi dei risultati delle battaglie demagogiche delle varie Milene Gabanelli. Poi hanno detto che i social e i blogger (anche i pataccari) potevano sostituire i giornalisti e si è fatto l’elogio delle fake news. E nessuno ha detto niente. Ora che tocca al gruppo editoriale più grande d’Italia – che merita la nostra ribadita solidarietà senza se e senza ma – ecco che finalmente le anime belle si svegliano dal sonno della ragione che ha generato, tra gli altri, anche questi mostriciattoli a cinque stelle. Quelli che prima Beppe Grillo definiva “ragazzi meravigliosi” tra gli “Osanna” della grande stampa che li inseguiva nei loro raduni in stile Scientology. Speriamo che adesso ci salvi qualcuno dalla fine della libertà di stampa per fallimento dei quotidiani. Non sarà di certo la Fnsi, né il Partito Democratico, né tutti coloro che adesso piangono sul latte che hanno prima versato copiosamente. Adesso “la patria è in pericolo”, ma fino a ieri, quando erano gli altri a morire, si sentivano solo lazzi di scherno. E questo noi non possiamo né dobbiamo dimenticarcelo.


di Dimitri Buffa