Furgone-killer nel centro di Toronto, 10 morti

Terrore a Toronto, in Canada, dove un furgone bianco all’ora di pranzo di ieri (era tarda sera in Italia) è piombato sul marciapiede di una delle vie più affollate della città travolgendo i passanti. Il bilancio è pesantissimo: almeno 10 morti e 15 feriti, di cui 4 in condizioni gravi.

La scena che si è presentata agli occhi di polizia e soccorritori è stata impressionante, come testimoniano anche le immagini televisive e quelle postate sui social dai testimoni: tantissime persone a terra, alcune scaraventate a diversi metri di distanza. Molte di loro impiegati in pausa pranzo, visto che la zona è centrale e piena di uffici. Una scia di sangue lunga oltre un chilometro, tanto è durata la corsa del furgone, preso a noleggio, prima che la polizia lo circondasse e bloccasse la sua fuga. Fuga in cui il veicolo ha seminato una vera e propria devastazione, travolgendo tutto quello che aveva davanti: pedoni, cassette postali, pali della luce, panchine, idranti. Alla guida un uomo che gli agenti sono riusciti ad arrestare senza sparare un solo colpo, dopo una breve trattativa in cui lo hanno convinto ad arrendersi. Anche se alcuni testimoni raccontano di aver visto l’autore della strage estrarre una pistola e puntarla verso i poliziotti urlando: “Uccidetemi! Sparatemi alla testa”. Ma questo particolare, come altri, non sono stati ancora confermati.

Altissima la tensione nella metropoli canadese dove in questi giorni sono in corso i lavori di alcuni G7 ministeriali, come quello dei ministri degli Esteri e quello dei ministri dell’Interno, a cui partecipano sia Angelino Alfano sia Marco Minniti. Anche se la sede di questi eventi dista circa 30 chilometri dal luogo dell’incidente. Gli investigatori al momento non azzardano ipotesi, spiegando come tutte le piste vengono seguite, anche se appare chiaro - affermano fonti della polizia - che si tratti di un “atto deliberato”. Nessuno però al momento azzarda l’ipotesi terrorismo. Di certo ci sono i racconti di alcuni testimoni che descrivono il furgone inseguire una ad una le sue vittime una volta salito sul marciapiede. Una versione anche questa in attesa di una conferma ufficiale da parte delle autorità canadesi, che subito dopo l’allarme hanno comunque deciso di fermare la linea della metropolitana che passa nella zona dell’incidente, invitando la popolazione ad evitare l’area. Dai controlli della Farnesina non sembra ci siano italiani coinvolti.

IL KILLER

Il conducente-killer di Toronto, che con un furgone bianco preso a noleggio ha fatto strage di passanti su di un marciapiede, ha un nome e cognome. Dopo essere stato arrestato è stato identificato in Alek Minassian, 25 anni, cittadino canadese di origini armene. Chi è stato travolto dalla folle corsa a 70 chilometri orari sul marciapiede non ha avuto scampo.

Un “attacco deliberato”, spiegano gli investigatori, anche se al momento - ha sottolineato il capo della polizia di Toronto - non ci sono connessioni con l’ipotesi terrorismo, ne’ sono stati individuati rischi per la sicurezza nazionale. Tutte le piste sono ancora battute, ma fonti vicine alle indagini spiegano come quella principale seguita in queste ore dagli investigatori sia legata al gesto di una persona instabile mentalmente, con disturbi psichici di cui l’uomo soffrirebbe.

Ma di Minassian si sa ancora molto poco. Residente a Richmond Hill, una località dell’Ontario a mezzora di macchina da Toronto, sarebbe uno studente universitario iscritto al Seneca College, un ateneo specializzato soprattutto in arti applicate, design e tecnologie, e dove Minassian pare studiasse informatica. La polizia ha smentito alcuni report sui media locali secondo cui Alek sarebbe una persona già nota alle forze dell’ordine, che lo avrebbero preso di mira in passato. Altre fonti invece rivelano una scoperta che sarebbe stata fatta dagli investigatori ma non confermata: l’uomo avrebbe più volte fatto ricerche sul web per avere più informazioni possibili sulla strage del 2014 di Isla Vista, in California, quando un ragazzo di 22 anni investì e uccise 6 persone e ne ferì altre 14 nei pressi del campus di Santa Barbara.

Minassian comunque non sarebbe affiliato ad alcun gruppo terroristico organizzato e - confermano negli ambienti investigativi, non ci sarebbero al momento evidenze di una sua eventuale radicalizzazione. Intanto è diventato già virale il video del poliziotto eroe che ha fermato il conducente-killer dopo la sua corsa omicida. Questi sceso dal furgone ha puntato una pistola contro l’agente urlando di sparargli. Il poliziotto ha però mantenuto la calma, e puntando a sua volta la pistola contro Minassian lo ha convinto a desistere dopo una breve ma concitata trattativa, al termine della quale il killer è stato ammanettato.

Aggiornato il 24 aprile 2018 alle ore 10:07